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Il mio nome era Dora Suarez: Factory
La notte in cui un colpo di pistola alla testa mette fine alla vita di Felix Roatta, uno dei soci di uno squallido locale londinese, il Parallel Club, il corpo della giovane Dora Suarez viene ritrovato orribilmente seviziato. Un delitto misterioso quanto efferato, il tipo di indagine che ogni poliziotto vorrebbe evitare e che solo il sergente della sezione Delitti irrisolti sembra in grado di gestire. La morte di Dora Suarez diventa però per lui un’ossessione quando l’autopsia rivela dettagli a dir poco sconcertanti. L’assassino si è accanito sul corpo di Dora, mangiandone dei pezzi e facendone scempio, ma non solo: Dora stava morendo di AIDS. Perché volere la fine di qualcuno che sta già per morire? E perché uccidere con tanta efferatezza? La risposta potrebbe forse trovarsi in una foto di Dora, fornita da un ex socio del Parallel Club. Se quella foto è veramente ciò che il sergente crede che sia, le indagini potrebbero far luce su una storia di vile e disumano sfruttamento, perché tra la morte di Dora e quella di Felix potrebbe esserci più di una semplice coincidenza cronologica.
E morì a occhi aperti: Factory
Il corpo senza vita di Charles Staniland, un alcolizzato di mezza età, viene ritrovato sul ciglio di una strada alla periferia di Londra con evidenti segni di violenza. In una città dilaniata dalle tensioni sociali, Scotland Yard ha indagini più importanti da portare avanti: come è noto nell’ambiente, i casi di poco conto, quelli con cui gli altri dipartimenti non vogliono sporcarsi le mani, sono affidati alla sezione Delitti irrisolti, poliziotti cinici e disillusi guidati dal loro sergente, un uomo indurito dalla strada. La vita di Staniland è racchiusa all’interno di una scatola piena di cassette registrate con la sua voce. Quei nastri sono tutto ciò che il sergente e i suoi uomini hanno per ricomporre i tasselli di un’esistenza travagliata e ripercorrere a ritroso la strada che ha portato a un delitto tanto efferato. Alle prese con un puzzle di pezzi mancanti e tessere spezzate, il sergente sa che la verità portata a galla da quella voce è solo una faccia della medaglia, il racconto parziale e omissivo di qualcosa di più sfaccettato e pericoloso di quanto lui e i suoi uomini possano immaginare. Sullo sfondo di una Londra nera e fumosa, un lucido e allo stesso tempo compassionevole ritratto del lato più perverso del crimine.
Il dittatore inglese
Sono gli anni Sessanta. L’Inghilterra è diventata una dittatura, governata da un politico astuto e spietato di nome Jobling. Tutti i non bianchi sono stati deportati, The English Times è l’unico giornale e la gente comune vive nel terrore del coprifuoco notturno e della polizia segreta. Richard Watt ha usato tutto il suo talento giornalistico per smascherare Jobling prima che salisse al potere. Ora, in esilio in una fattoria nel caldo asfissiante della campagna italiana, Watt coltiva i suoi vigneti. Il suo remoto idillio rurale viene sconvolto dall’arrivo di un emissario del governo da Londra, ed è costretto a tornare a casa in un’Inghilterra che è diventata fatiscente e squallida, per affrontare accuse inventate di irregolarità fiscali. Riuscirà a dimostrare che le accuse sono false, a mantenere intatto lo spirito combattivo che lo ha reso uno dei più acerrimi nemici del regime e a convincere anche altri a opporsi alla dittatura? Oppure gli converrà piegarsi?
Aprile è il più crudele dei mesi: Factory
Londra. In un magazzino sulle rive del Tamigi viene rinvenuto il cadavere di un uomo orrendamente mutilato. I dettagli della scena del crimine fanno pensare a un’esecuzione, il lavoro di un killer prezzolato che però, chissà per quale ragione, ha deciso di lasciare dietro di sé un’orribile traccia. L’indagine è affidata alla squadra della sezione Delitti irrisolti e al sergente che la guida, un uomo duro e disilluso ma che conosce il senso più profondo del proprio mestiere. In una Londra grigia, sconvolta dalla recrudescenza del crimine, il sergente e i suoi uomini si ritrovano invischiati in una partita sottile e pericolosa, in cui il killer gioca con chi gli dà la caccia come il gatto con il topo, protetto dalla propria inafferrabilità e dagli ambienti corrotti all’interno delle alte cariche della polizia e del governo. Un lavoro sporco, rischioso, perché scoprire l’autore del delitto questa volta significa scoperchiare un vaso di Pandora di crimini e impunità. Un nuovo caso per il sergente e gli uomini della sezione Delitti irrisolti. Un crimine che è solo la punta di un iceberg che affonda nei rapporti di potere e smuove le acque torbide della società.
Il museo dell’inferno: Factory
Quali abissi deve aver attraversato l’anima di un uomo capace di fare a pezzi i corpi delle sue vittime per poi ricomporli con dedizione maniacale, estatica, come un artista che plasmi la materia per l’allestimento di una galleria degli orrori? È la domanda che il sergente della sezione Delitti irrisolti dovrà porsi se vorrà venire a capo di un’indagine in cui si ritrova quasi per caso, ma che con i suoi lacci logori rischia di intrappolarlo. Donne che scompaiono, sospetti che il più delle volte sembrano infondati, strani e indecifrabili comportamenti, identità improbabili, destinate a rivelarsi false: sono questi gli elementi in mano al sergente. A lui e ai suoi uomini spetta addentrarsi nel mondo che ha nutrito il serial killer, tra le nebbie di un’apparente normalità che invece cela tra le sue pieghe l’orrore, e dove la violenza trova il suo compimento più aberrante. Un percorso angosciante attraverso i corridoi bui di un museo in cui mai saremmo voluti entrare, e dove le uniche luci sono quelle che illuminano la violenza più cieca.
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