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L’ispettore Morse e le morti di Jericho
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Il mondo silenzioso di Nicholas Quinn
Non è stato facile per Nicholas Quinn riuscire a ottenere la nomina accademica di membro del Comitato Esami Esteri di Oxford. Il giovane professore era afflitto da una sordità progressiva e questo, a parere di alcuni, avrebbe ostacolato una piena funzionalità. Ma alla fine, tra gelosie e risentimenti, l’aveva spuntata sui candidati concorrenti e aveva intrapreso il compito armato del sussiego e della flemma comune a tutti nell’ambiente del santuario universitario. Un giorno Nicholas viene ritrovato cadavere nel suo appartamento da scapolo. Accanto una bottiglia dello sherry preferito. La causa della morte appare semplice: avvelenamento da cianuro. Ma l’indagine dell’ispettore Morse della Thames Valley Police e del suo aiuto Lewis è tutt’altro che semplice. L’ambiente accademico è oscuro, arcano, reticente; è chiuso in un guscio claustrofobico in cui le domande investigative sembrano prevedibili ma tutto è così vischioso che è impossibile muoversi. Si mescolano motivi di carriera, passioni sessuali, intrighi economici, coinvolgimenti di finanziatori esteri, personaggi dalla vita privata impenetrabile. E poi, del tutto all’improvviso, un secondo inspiegabile omicidio. Un ginepraio per l’ispettore Morse, sempre brusco e bisbetico con il paziente sergente; e sempre affezionato agli intermezzi nei pub dove esporre allo scettico collaboratore la trama dei suoi percorsi mentali. Il mondo silenzioso di Nicholas Quinn è il terzo romanzo della serie dell’ispettore Morse.
Al momento della scomparsa la ragazza indossava
Nulla può impedire all’ispettore Morse di seguire le proprie intuizioni, anche se queste appaiono campate in aria. Per cui, quando gli viene assegnata l’inchiesta sulla scomparsa di Valerie Taylor, la sua mente irrequieta non riesce ad evitare di ripensare alla morte dell’investigatore che se ne occupava, l’ispettore capo Ainley. Il caso di Valerie, studentessa non ancora diciottenne scomparsa nel tragitto casa-scuola, era stato riaperto dopo due anni e tre mesi. Era infatti arrivata una lettera, a quanto pare di suo pugno, che smentiva l’ipotesi della morte: “sto bene e sono a Londra” scriveva ai genitori. La breve missiva era giunta esattamente il giorno prima che Ainley morisse in un incidente automobilistico. Non è molto ma Morse è abbastanza fantasioso da concepire “l’idea più strampalata del mondo” e comincia a rifare i passi presunti del collega morto, cercando di intuire le stesse intuizioni. Lo guida l’ipotesi che la lettera non sia ciò che sembra, che contenga un messaggio nel messaggio. E, in un ambiente di studenti ex studenti e professori, ciascuno con le sue tendenze, e di una ragazzina tutt’altro che sprovveduta, in un altalenarsi di sospetti e false credenze, una coincidenza nelle sue abili mani diventa un indizio e l’indizio si trasforma in una traccia che “piano piano, un centimetro dopo l’altro, lo stava avvicinando alla verità”.
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