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Girogirotondo. Codex latitudinis
L’uguaglianza, la fine delle guerre, la solidarietà, il rispetto per l’ambiente non sono soltanto i temi di cui ogni giorno, e con sempre più forza, si impara ora a discutere, ma anche ciò in cui Edoardo Bennato crede con forza e i valori che da sempre, con le sue canzoni, porta avanti. La sua discografia, infatti, può essere letta come un’antologia di spirito civico e un manuale di teoria e pratica della rivoluzione: attraverso il filtro giocoso e ironico delle sue storie, i suoi singoli più famosi – da “Salviamo il salvabile” a “Viva la guerra”, da “Arrivano i buoni” a “L’uomo occidentale” – tornano oggi al centro dell’attenzione e dimostrano uno sguardo incredibilmente profetico e moderno. Ora alla voce del cantautore si unisce e si affianca quella dell’uomo Bennato, capace di spaziare tra i generi artistici e di fondere insieme, in questo libro, un messaggio di speranza e di cambiamento. Clima, libertà, razzismo, povertà: possibile che esista una correlazione fra ingiustizia sociale e luogo di nascita? Possibile che quello che siamo sia nient’altro che il prodotto del luogo da cui proveniamo? Chi sono i buoni, quindi, e chi i cattivi? Ponendosi, con la sua solita calviniana leggerezza, queste domande solo apparentemente ingenue, Edoardo Bennato ci conduce lungo un viaggio all’interno del cuore delle contraddizioni di un Occidente oggi più che mai costretto a ripensare se stesso.
Edoardo Bennato. Venderò la mia rabbia
Di Edoardo Bennato oggi si parla davvero (troppo) poco. Eppure, negli anni Settanta è stato forse il più amato tra i cantautori e ha creato almeno una trentina di brani che possono essere considerati dei classici della nostra discografia. Canzoni come “Salviamo il salvabile”, “Un giorno credi” e “Meno male che adesso non c’è Nerone” hanno rappresentato la colonna sonora di una generazione immersa in una confusa realtà quotidiana fatta di austerity, di scontri di piazza e di terrorismo che via via diventava sempre più imprevedibile e feroce. Una carriera tutta in salita, quella di Bennato, che ha dovuto lottare con le unghie e con i denti per conquistarsi il proprio posto al sole. Il cammino, dai primi concertini con i fratelli nella Napoli degli anni Cinquanta passando per il trionfo di San Siro nel luglio 1980 di fronte a 80mila persone in delirio, fino a giungere al recente inno per i 150 anni dell’Unità d’Italia, non è certo stato una passeggiata. Se Edoardo ce l’ha fatta, è stato grazie alla sua (sana) rabbia, e alla ferma convinzione nel proprio talento. “Venderò la mia rabbia” è stato scritto avvalendosi degli archivi a disposizione (dischi, liri, riviste, quotidiani, Teche Rai) e intervistando i più stretti collaboraton del cantautore/rocker di Bagnoli, fratelli (Eugenio e Giorgio) compresi.
Edoardo Bennato. Successi (spartiti x chitarra)
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