In questo articolo vi presentiamo una selezione dei migliori libri di Francis Scott Fitzgerald.
Per sfruttare al meglio questa risorsa e renderla ogni giorno più dettagliata, ti invitiamo a leggere e utilizzare il Gruppo Telegram del Progetto Migliori Libri.
Nella lista seguente invece trovi quelli che ad oggi sono i migliori libri di Francis Scott Fitzgerald in termini di vendite e gradimento dei lettori.
Migliori libri di Francis Scott Fitzgerald
Tenera è la notte

Il libro, come un grande affresco, abbonda di episodi e personaggi, ma ha al centro la vicenda di corruzione morale dei coniugi Diver. Lui, Dick, psichiatra, incontra nel corso della sua attività clinica una giovane donna, Nicole Warren, sofferente di manie di persecuzione per aver avuto rapporti incestuosi con il padre. Nonostante il parere contrario di molti suoi colleghi, decide di sposarla, ripromettendosi di «restaurarle l’universo» Passano alcuni anni; lui, godendo della ricchezza della moglie, progressivamente perde interesse per la propria attività professionale. Si ritrovano sulla Costa Azzurra assieme a una strana coorte di personaggi, alcuni dei quali innamorati della donna. C’è una giovane interessata invece a Dick, Rosemary. Sarà la “storia” che fa precipitare il precario equilibrio della coppia. Un libro bellissimo in cui i grandi temi di Fitzgerald – la felicità, lo spreco, il fascino, il danaro – trovano il loro scenario più adatto, in un contesto linguistico fastoso e spettrale.
Opinioni:
«Dick percepiva l’infelicità di Nicole e avrebbe voluto bere la pioggia che le sfiorava le guance.» – LaFeltrinelli
Di qua dal paradiso

«Di qua dal paradiso» è l’esordio letterario di Francis Scott Fitzgerald e il romanzo che rivelò al mondo il suo talento narrativo. Opera in gran parte autobiografica, ha conosciuto un enorme successo sin dalla sua prima uscita, nel 1920, e da allora è entrata nel canone della letteratura del Novecento. Nel personaggio di Amory Blaine, affascinante e irrequieto studente di Princeton, vediamo riflesse le aspirazioni di un’intera generazione, quella dei giovani americani negli anni del primo conflitto mondiale: una generazione combattuta fra l’idealismo e l’edonismo, fra i sogni di trasformazione sociale e la ricerca del successo personale, e infine rassegnatasi a un doloroso passaggio all’età adulta. Prefazione di Sara Antonelli, Postfazione di Veronica Raimo.
Belli e dannati. Ediz. integrale

Gloria Gilbert, bellezza del Kansas, fa strage di cuori a New York; Anthony Patch, raffinato erede di un miliardario bigotto, contempla la vita dalla sazietà dei suoi venticinque anni. I due si innamorano e si scambiano il primo bacio in un taxi che attraversa Central Park. Sono belli e innocenti, ma il loro non sarà un destino facile, turbato dall’alcool e dall’avidità. Fitzgerald evoca in queste pagine luci e ombre della New York del secondo decennio del Novecento, la conversazione brillante dei ragazzi ambiziosi che sanno già tutto, la caduta dal sogno in una realtà prosaica. Belli e dannati è un romanzo dolceamaro, ferocemente critico nei confronti dei nuovi ricchi della società americana, ma fresco e poetico, indulgente con i suoi eroi. « Se tu mi odiassi, se fossi coperto di piaghe come un lebbroso, se tu scappassi con un’altra donna, o mi picchiassi, o mi facessi patire la fame (come suona assurdo tutto ciò) io lo stesso avrei voglia di te, bisogno di te, lo stesso ti amerei.» Introduzione di Massimo Bacigalupo.
Il grande Gatsby

«Il grande Gatsby» ovvero l’età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell’estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy… Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un’esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.
Opinioni:
«Non si può ripetere il passato? Certo che si può!» – LaFeltrinelli
Racconti dell’età del jazz

Passati alla storia come “l’età del jazz”, gli anni Venti furono, secondo Fernanda Pivano, «il decennio di tutte le proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate» Immagine e frutto di quegli anni sono i racconti di questa raccolta: le voci, i gesti, gli emblemi esteriori ed effimeri di quel mondo di “belli e dannati” appaiono qui come riflessi in uno specchio deformante. I protagonisti dei “Racconti dell’età del jazz” diventano quindi simbolo di un’epoca storica che vide nello scrittore e in sua moglie Zelda la personificazione di un tipo ideale, ma anche della condizione umana universale, oscillanti tra opposti sentimenti e opposte situazioni, sempre costretti dagli imprevisti della vita all’improvvisazione, come in un ritmo jazz.
Opinioni:
Esigevano tutto, e donavano tutto. – LaFeltrinelli
Gli ultimi fuochi

“Gli Ultimi Fuochi” è il lascito di un romanzo incompiuto che Francis Scott Fitzgerald non terminò a causa di un attacco cardiaco, ma che possiede tutte le caratteristiche del capolavoro letterario. L’autore vi lavorò quando la sua stella era ormai in declino, cercando senza successo, di far carriera nel mondo hollywoodiano come sceneggiatore. La sua esperienza trova eco nell’opera che solleva il sipario sul retroscena del mondo della produzione cinematografica: Fitzgerald coglie la cupidigia degli azionisti e dei direttori amministrativi, il servilismo dei dipendenti, l’esibizionismo delle star e la facilità con cui si entra e si esce dalla scena, per essere abbandonati lontani dai riflettori. Si contano innumerevoli appunti e commenti dell’autore, intenzionato dunque a scrivere un romanzo curato nei minimi dettagli e quanto più fedele al mondo reale. Nulla, invece, è stato ritrovato sull’epilogo e l’incompiuto lascia sempre spazio all’immaginazione del lettore e a tutte le possibili alternative.
Ultimo libro di Francis Scott Fitzgerald
Tenera è la notte

Il libro, come un grande affresco, abbonda di episodi e personaggi, ma ha al centro la vicenda di corruzione morale dei coniugi Diver. Lui, Dick, psichiatra, incontra nel corso della sua attività clinica una giovane donna, Nicole Warren, sofferente di manie di persecuzione per aver avuto rapporti incestuosi con il padre. Nonostante il parere contrario di molti suoi colleghi, decide di sposarla, ripromettendosi di «restaurarle l’universo» Passano alcuni anni; lui, godendo della ricchezza della moglie, progressivamente perde interesse per la propria attività professionale. Si ritrovano sulla Costa Azzurra assieme a una strana coorte di personaggi, alcuni dei quali innamorati della donna. C’è una giovane interessata invece a Dick, Rosemary. Sarà la “storia” che fa precipitare il precario equilibrio della coppia. Un libro bellissimo in cui i grandi temi di Fitzgerald – la felicità, lo spreco, il fascino, il danaro – trovano il loro scenario più adatto, in un contesto linguistico fastoso e spettrale.
Opinioni:
«Dick percepiva l’infelicità di Nicole e avrebbe voluto bere la pioggia che le sfiorava le guance.» – LaFeltrinelli
Di qua dal paradiso

«Di qua dal paradiso» è l’esordio letterario di Francis Scott Fitzgerald e il romanzo che rivelò al mondo il suo talento narrativo. Opera in gran parte autobiografica, ha conosciuto un enorme successo sin dalla sua prima uscita, nel 1920, e da allora è entrata nel canone della letteratura del Novecento. Nel personaggio di Amory Blaine, affascinante e irrequieto studente di Princeton, vediamo riflesse le aspirazioni di un’intera generazione, quella dei giovani americani negli anni del primo conflitto mondiale: una generazione combattuta fra l’idealismo e l’edonismo, fra i sogni di trasformazione sociale e la ricerca del successo personale, e infine rassegnatasi a un doloroso passaggio all’età adulta. Prefazione di Sara Antonelli, Postfazione di Veronica Raimo.
Belli e dannati. Ediz. integrale

Gloria Gilbert, bellezza del Kansas, fa strage di cuori a New York; Anthony Patch, raffinato erede di un miliardario bigotto, contempla la vita dalla sazietà dei suoi venticinque anni. I due si innamorano e si scambiano il primo bacio in un taxi che attraversa Central Park. Sono belli e innocenti, ma il loro non sarà un destino facile, turbato dall’alcool e dall’avidità. Fitzgerald evoca in queste pagine luci e ombre della New York del secondo decennio del Novecento, la conversazione brillante dei ragazzi ambiziosi che sanno già tutto, la caduta dal sogno in una realtà prosaica. Belli e dannati è un romanzo dolceamaro, ferocemente critico nei confronti dei nuovi ricchi della società americana, ma fresco e poetico, indulgente con i suoi eroi. « Se tu mi odiassi, se fossi coperto di piaghe come un lebbroso, se tu scappassi con un’altra donna, o mi picchiassi, o mi facessi patire la fame (come suona assurdo tutto ciò) io lo stesso avrei voglia di te, bisogno di te, lo stesso ti amerei.» Introduzione di Massimo Bacigalupo.
Il grande Gatsby

«Il grande Gatsby» ovvero l’età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell’estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy… Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un’esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.
Opinioni:
«Non si può ripetere il passato? Certo che si può!» – LaFeltrinelli
Racconti dell’età del jazz

Passati alla storia come “l’età del jazz”, gli anni Venti furono, secondo Fernanda Pivano, «il decennio di tutte le proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate» Immagine e frutto di quegli anni sono i racconti di questa raccolta: le voci, i gesti, gli emblemi esteriori ed effimeri di quel mondo di “belli e dannati” appaiono qui come riflessi in uno specchio deformante. I protagonisti dei “Racconti dell’età del jazz” diventano quindi simbolo di un’epoca storica che vide nello scrittore e in sua moglie Zelda la personificazione di un tipo ideale, ma anche della condizione umana universale, oscillanti tra opposti sentimenti e opposte situazioni, sempre costretti dagli imprevisti della vita all’improvvisazione, come in un ritmo jazz.
Opinioni:
Esigevano tutto, e donavano tutto. – LaFeltrinelli
Gli ultimi fuochi

“Gli Ultimi Fuochi” è il lascito di un romanzo incompiuto che Francis Scott Fitzgerald non terminò a causa di un attacco cardiaco, ma che possiede tutte le caratteristiche del capolavoro letterario. L’autore vi lavorò quando la sua stella era ormai in declino, cercando senza successo, di far carriera nel mondo hollywoodiano come sceneggiatore. La sua esperienza trova eco nell’opera che solleva il sipario sul retroscena del mondo della produzione cinematografica: Fitzgerald coglie la cupidigia degli azionisti e dei direttori amministrativi, il servilismo dei dipendenti, l’esibizionismo delle star e la facilità con cui si entra e si esce dalla scena, per essere abbandonati lontani dai riflettori. Si contano innumerevoli appunti e commenti dell’autore, intenzionato dunque a scrivere un romanzo curato nei minimi dettagli e quanto più fedele al mondo reale. Nulla, invece, è stato ritrovato sull’epilogo e l’incompiuto lascia sempre spazio all’immaginazione del lettore e a tutte le possibili alternative.
Recensioni libri di Francis Scott Fitzgerald
E per te quali sono i migliori libri di Francis Scott Fitzgerald?
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.