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Henri Cartier-Bresson Images A La Sauvette
Henri Cartier-Bresson: Photographer
Reproduced in exquisite black and white, the images in this book range from Henri Cartier-Bresson’s earliest work in France, Spain, and Mexico through his postwar travels in Asia, the US, and Russia, and even include landscapes from the 1970s, when he retired his camera to pursue drawing. While his instinct for capturing what he called the decisive moments was unparalleled, as a photojournalist Cartier-Bresson was uniquely concerned with the human impact of historic events. In his photographs of the liberation of France from the Nazis, the death of Gandhi, and the creation of the People’s Republic of China in 1949, Cartier-Bresson focused on the reactions of the crowds rather than the subjects of the events. And while his portraits of Sartre, Giacometti, Faulkner, Capote, and other artists are iconic, he gave equal attention to those forgotten by history: a dead resistance fighter lying on the bank of the Rhine, children playing alongside the Berlin Wall, and a eunuch in Peking’s Imperial Court. Divided into six thematic sections, the book presents the photographs in spare double-page spreads. In a handwritten note included at the end of the book, Cartier-Bresson writes, “In order to give meaning to the world, one must feel involved in what one singles out through the viewfinder.” His work shows how he has been able to capture the decisive moment with such extreme humility and profound humanity.
Henri Cartier-Bresson. Lo sguardo del secolo
“Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira testa, occhio e cuore. È un modo di vivere”, questa la sintesi di Henri Cartier-Bresson, cofondatore nel 1947 della celebre agenzia Magnum, figura mitica della fotografia del Novecento. Nel 1931, dopo aver studiato pittura, aver frequentato i surrealisti e intrapreso il primo viaggio in Africa, prende la decisione di dedicarsi alla fotografia. Da Città del Messico a New York, dall’India di Gandhi alla Cuba di Fidel Castro, dalla Cina ormai comunista all’Unione Sovietica degli anni Cinquanta, non cesserà di percorrere il mondo con la fedele Leica inchiodata all’occhio. Clément Chéroux ci invita a seguire il tiro fotografico di questo instancabile viaggiatore che, rifuggendo dal sensazionalismo e difendendo l’integrità delle proprie fotografie, darà prestigio alla fotografia di reportage e renderà l'”immaginario secondo natura” un’etica. E un’estetica.
Henri Cartier-Bresson. Storia di uno sguardo
“Henri Cartier-Bresson. Storia di uno sguardo” è la biografia di Henri Cartier-Bresson (1908-2004) firmata da Pierre Assouline. Nell’introduzione al volume, il biografo racconta del suo primo incontro con Cartier-Bresson e di quelli successivi, della ritrosia del fotografo ad accettare che si scrivesse la sua biografia fino alla decisione dell’autore di disobbedirgli, imitando il maestro, il giorno in cui prende “coscienza che la vita di Henri Cartier-Bresson era una scuola disobbedienza”. Questa accurata biografia, è il risultato di una lunga conversazione privata tra Assouline e Cartier-Bresson, durata cinque anni (a casa dell’uno o dell’altro, al telefono, per cartoline o via fax). L’incontro di due menti raccontato con la stessa forza e la stessa verità che caratterizza le immagini del grande fotografo.
L’immaginario dal vero
“Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. Per me fotografare è un modo di capire che non differisce dalle altre forme di espressione visuale. È un grido, una liberazione. Non si tratta di affermare la propria originalità; è un modo di vivere”.
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