Questa è la pagina dedicata a Aldo Grasso.
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Prima lezione sulla televisione
Uno dei luoghi comuni più radicati e diffusi, fra intellettuali e non, vuole che la televisione sia una ‘cattiva maestra’, ricettacolo dei peggiori modelli di comportamento e condensato di tutto ciò che di brutto ed esteticamente riprovevole circola nella nostra cultura. La tv trasuda ‘spazzatura’, non c’è dubbio, ed è piena di discorsi stupidi e insensati ma, a furia di parlarne male, non ci siamo quasi accorti dell’esistenza di forme di racconto intelligente che, lungi dal raffigurare la deriva morale della nostra società, si rivelano utili strumenti di comprensione. L’avvento della televisione è stato un sommovimento tellurico di lunga durata che a poco a poco ha coinvolto l’intera nazione; qualche picco di forte intensità e molte onde sismiche che hanno spinto la televisione a diventare da fenomeno parziale a fenomeno dominante della società contemporanea. La tv italiana non ha i tratti del ‘Grande Fratello’, almeno quello descritto da George Orwell, non è stata, e non è, solo apportatrice di abbrutimento, tristezza, squallore, diffidenza, odio. Anzi, a dar ascolto alle tesi di alcuni, gli storici del futuro non troveranno paradossale un’affermazione che oggi potrebbe stupire ancora qualcuno: l’avvento della televisione è stato pari alla Divina Commedia e alla spedizione dei Mille. Se Dante ha dato all’Italia post-latina una lingua unitaria; se la spedizione dei Mille ha realizzato politicamente quell’unità, la televisione ha unificato linguisticamente la penisola.
MORO-LEAKS: La più completa raccolta di fatti e informazioni documentali su Aldo Moro sul ‘caso Moro’ attualmente in circolazione. Eugenio Miccoli intervista Gero Grassi
La nuova fabbrica dei sogni (La cultura)
Storie e culture della televisione italiana
Cosa è successo quando è apparsa la televisione in Italia? L’hanno capita prima i cattolici o i comunisti? Ha ancora senso l’idea di servizio pubblico? Che rapporti ha intrecciato con il cinema e la letteratura? Come è diventata il medium egemone inglobando altre forme espressive? Le nuove tecnologie ne sanciranno la fine o ne trasformeranno la natura e le sorti? Aldo Grasso, il nostro maggior esperto in materia, ha radunato i più importanti studiosi di media, italiani e stranieri, per disegnare uno scenario inedito sul più diffuso e popolare strumento di comunicazione. L’intento è quello di inaugurare un nuovo metodo di osservazione nei confronti di un universo finora ingabbiato in letture ideologiche o settoriali. La storia della televisione italiana viene invece qui affrontata nei modi saettanti e curiosi della Kulturkritik, con una coralità di voci che si rispondono, intessendosi l’una all’altra, incaricandosi di riflettere con competenza e autorevolezza sui molteplici aspetti della questione. Alla televisione italiana mancava un libro così, un libro che, con precisione filologica e visionarietà teorica, ne raccontasse le storie, i risvolti, le potenzialità.
Padiglione Italia
Vizi e costumi, trasformismi e maschere della politica, ambiguità e paradossi della cronaca quotidiana. Aldo Grasso è un maestro nell’infilzare con la sua penna ironica e appuntita la contraddittorietà dell’esistere, le luci e le ombre di tutto ciò che ci passa sotto gli occhi, curiosando nelle pieghe dei personaggi, senza risparmiare nessuno: da Grillo a Toninelli, da Asor Rosa a Salvini, da Toti ad Arcuri, da Gratteri a Montanari, da Speranza a Meloni. Mai con facile indignazione e pedante supponenza e sempre con curiosità e disincanto: da vero moralista, insomma, che si occupa della natura intima dell’uomo; da polemista autentico, teso anzitutto a smascherare l’ipocrisia dominante. In queste pagine, con il ritmo e l’ispirazione delle grandi favole morali di Esopo, si susseguono gustosi ritratti di illustri campioni e irresistibili incapaci ma anche quadri di varia e dissestata umanità che insieme compongono un più ampio inventario, spietato e verissimo, dei disturbi culturali e politici che colpiscono la vita italiana contemporanea.
Opinioni:
«Ogni giorno, il bel paese ci offre uno sgangherato spettacolo teatrale di cui non si sa se ridere o se piangere.» – LaFeltrinelli
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