Questa è la pagina dedicata a Anne Applebaum.
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Il tramonto della democrazia. Il fallimento della politica e il fascino dell’autoritarismo
Dalla polarizzazione politica e dei social media alla diffusione di teorie complottiste e di un senso di nostalgia per un passato migliore, Applebaum individua gli strumenti e le tattiche usate per raggiungere e affascinare quanti preferiscono un’unica voce al pluralismo democratico, in cammino verso il suo tramonto.
Nessuna vittoria politica è mai definitiva e nessuna élite – populista, liberale, aristocratica – domina per sempre. La storia di ogni grande civiltà include periodi culturalmente illuminati e altri di cupo dispotismo. Anche la nostra storia, un giorno, apparirà così Nell’ultimo decennio il mondo è divenuto protagonista di mutamenti politici, economici e sociali sempre più rapidi, che stanno portando alla creazione di nuove realtà politiche volte a cambiare, o addirittura stravolgere, le regole della democrazia occidentale. Una nuova generazione di élite fautrici di idee illiberali e autoritarie sta ottenendo un crescente consenso tra le masse e, dunque, una maggiore influenza. Oltreoceano, la presidenza di Trump, con il suo «America First», ha infiammato gli animi dei suprematisti bianchi. Guardando all’Europa, Polonia e Ungheria sono oggi governate da due partiti apertamente autoritari. Nel Regno Unito, Boris Johnson si è fatto portavoce di una nostalgia «restauratrice» mirata a rovesciare le odierne istituzioni britanniche e a inculcare un sentimento anti-UE che ha condotto alla Brexit. L’aumento esponenziale della popolarità del partito nazionalista Vox in Spagna ha messo in allerta i più anziani, che avvertono nella sua retorica degli echi franchisti, un richiamo nazionalista da cui neanche l’Italia è immune. Partendo dalla propria esperienza personale – il lento ma inesorabile spostamento su posizioni decisamente reazionarie di amici che avevano a lungo condiviso i suoi stessi ideali di progresso e libertà -, Anne Applebaum ripercorre le tappe dell’ascesa di queste nuove élite del mondo occidentale, artefici di un’inquietante svolta politica, e riflette sugli aspetti che determinano la loro presa emotiva. Dalla polarizzazione politica e dei social media – ormai divenuti il luogo in cui la verità deve quotidianamente fare i conti con narrazioni false e tendenziose – alla diffusione di teorie complottiste e di un senso di nostalgia per un passato migliore, Applebaum individua gli strumenti e le tattiche usate per raggiungere e affascinare quanti preferiscono un’unica voce al pluralismo democratico, in cammino verso il suo tramonto. Ma, forte delle sue convinzioni, l’autrice ribadisce una verità innegabile: «Nessuna vittoria politica è mai definitiva e nessuna élite – populista, liberale, aristocratica – domina per sempre. La storia di ogni grande civiltà include periodi culturalmente illuminati e altri di cupo dispotismo. Anche la nostra storia, un giorno, apparirà così»La grande carestia. La guerra di Stalin all’Ucraina
Nel 1929 la politica di collettivizzazione agricola forzata promossa da Stalin costrinse milioni di contadini sovietici a consegnare allo Stato bestiame, attrezzi e ogni scorta alimentare fino all’ultimo chicco di grano. È l’inizio di una catastrofica carestia, la più letale nella storia d’Europa, che causò, tra il 1931 e il 1933, oltre 5 milioni di vittime, in gran parte in Ucraina, il «granaio d’Europa» Di questa criminale operazione Anne Applebaum incolpa l’arbitro assoluto di ogni decisione, Stalin. E spiega l’accanimento contro il popolo ucraino e la rancorosa rivalsa nei confronti di coloro che, durante la guerra civile degli anni 1918-1920, avevano avanzato pretese d’indipendenza. Di questa tragedia, occultata per decenni in Unione Sovietica e sepolta altrove sotto una cortina di silenzio, l’autrice offre una ricostruzione vivida e impressionante, rigorosamente basata su documenti governativi desecretati e testimonianze dei sopravvissuti. Una crudele verità storica in cui sono visibili sottotraccia le radici del conflitto armato che oppone oggi l’Ucraina e la Russia; e dietro cui trapelano, nell’atteggiamento dei «nuovi zar» del Cremlino di allora e di adesso, gli inquietanti sintomi di una comune volontà genocidaria.
La cortina di ferro. La disfatta dell’Europa dell’Est 1944-1956
Alla fine della seconda guerra mondiale l’Unione Sovietica si trovò a controllare gran parte dell’Europa orientale: il tallone sovietico subentrò a quello nazifascista, e in un arco di tempo straordinariamente breve l’Est europeo venne isolato dietro una «cortina di ferro» tutt’altro che metaforica. Anne Applebaum ricostruisce in dettaglio ogni fase dell’implacabile processo di stalinizzazione che travolse Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Germania orientale, Romania, Bulgaria, Albania e Iugoslavia, e che si realizzò anche grazie alla polizia segreta, abile e spietata nell’individuare e soffocare ogni forma di opposizione o di potenziale dissenso. A tale scopo, rivelando impressionanti affinità con il Terzo Reich, gli occupanti ripristinarono i campi di sterminio di Sachsenhausen, Buchenwald e Auschwitz. Attingendo a materiale d’archivio divenuto recentemente accessibile, a numerose fonti in lingua polacca, cecoslovacca, ungherese e alle testimonianze raccolte intervistando molti protagonisti di quegli anni bui, l’autrice analizza le ragioni che guidarono le scelte dei singoli fra le poche opzioni in gioco: collaborare con il regime imposto, subirlo passivamente o opporre una strenua resistenza, con conseguenze spesso drammatiche. Un passo avanti decisivo nella comprensione del totalitarismo nel XX secolo e di come è riuscito a plasmare la vita quotidiana e il destino di milioni di europei.
Opinioni:
Attingendo a materiale d’archivio divenuto recentemente accessibile, a numerose fonti in lingua polacca, cecoslovacca, ungherese e alle testimonianze raccolte intervistando molti protagonisti di quegli anni bui, Anne Applebaum analizza le ragioni che guidarono le scelte dei singoli fra le poche opzioni in gioco: collaborare con il regime imposto, subirlo passivamente o opporre una strenua resistenza, con conseguenze spesso drammatiche. – LaFeltrinelli
Red Famine: Stalin’s War on Ukraine
Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici
L'”arcipelago Gulag”, l’ampia e fitta rete di campi di concentramento sovietici, è affiorato alla coscienza del mondo solo nel 1973, con la pubblicazione del romanzo autobiografico di Aleksandr Solzenicyn. Da allora, e in particolare dopo il crollo dell’Unione Sovietica, documenti a lungo tenuti nascosti hanno gettato nuova luce sul ruolo svolto dal gulag: oltra a essere lo strumento repressivo di ogni forma di opposizione politica e sociale, esso fu l’arma segreta di Stalin, che fece del lavoro coatto la base dell’industrializzazione del paese. In questo libro Anne Applebaum ricostruisce il sistema sovietico dei campi, dalla sua nascita subito dopo la Rivoluzione d’ottobre al suo smantellamento negli anni ottanta.
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