Questa è la pagina dedicata a Antonio Dikele Distefano.
In questa pagina troverai 7 prodotti, tra cui “Invisible”.
Qua è rimasto autunno
È tutta colpa di Paco. Mi sento come quelle stelle che finiscono nell’orbita di un corpo celeste immensamente più grande, attratte dalla sua gravità. Questa è stata la mia storia, definita dalle scelte e dagli errori di mio fratello. E come ogni stella, la sua morte ha originato il buco nero in cui sono precipitato anche io. Ho cambiato Paese, sono diventata un’altra persona, eppure Paco è ancora qui. Non mi lascia neppure ora che è morto, neppure adesso che sono consapevole che quel che mi dava non era amore. A tenermi stretta a lui era la disperazione di chi crede di non valere nulla e si accontenta di elemosinare attenzioni. Paco il fenomeno, il fratello-padre, il fidanzato sempre un passo troppo in là. Paco e il talento che ha spazzato via muri ammuffiti e frigoriferi vuoti. La luce attorno a cui tutti fin dall’infanzia hanno danzato, quella attorno a cui le ali di tutti si sono bruciate. Paco e la disperazione che si mangia la vita. Una notte di pioggia quel Paco è morto. Questa storia inizia la mattina del suo funerale. Il giorno in cui Ife, la ex fidanzata, e Tito, il fratello minore, devono fare i conti con la sua assenza. Proprio loro che da anni fuggivano quella presenza troppo ingombrante e distruttiva ora sono costretti a riavvicinarsi. Perché Paco è uscito di scena lasciando indietro un’eredità scomoda: Aisha, una bambina. Nel suo viso innocente ci sono gli occhi di Paco e le labbra di Ife, c’è tutta la storia di quei tre ragazzi, tutto il male e il bene che sono stati capaci di farsi. Ma quella bambina è anche l’occasione di riappacificarsi con il passato ed essere finalmente liberi di vivere il futuro. Lei è un pezzo di ciascuno di loro, l’opportunità di essere di nuovo una parte di un tutto che si chiama famiglia.
Non ho mai avuto la mia età
Vincitore del Premio Mare di Libri 2019 – Candidato al Premio Strega 2019 – Premio Fiesole Narrativa Under 40 XXVII Questa è la storia di un ragazzo che non ha mai avuto la sua età. Non ha neanche un nome, e per comodità lo chiameremo Zero. In realtà non ha mai avuto nulla. “Voglio essere felice! urlai al cielo, alla luna, a Dio. Volevamo tante cose dalla vita. Volevamo tutto quello che ci era stato negato.” Perché la sua è una vita tutta in sottrazione, che ha sempre tolto e ha dato poco. Zero non ha cittadinanza, non ha madre, non ha soldi, e non si concede neanche il lusso di pensare al futuro. Zero ha dovuto capire in fretta che certe cose non si possono chiedere ai genitori, che ciò che è giusto non è patrimonio di tutti. Perché la vita non ha nessun obbligo di darti quello che credi di meritare e non lo ha nemmeno chi ti ha messo al mondo. Gli anni di Zero, dai sette ai diciotto, i capitoli che scandiscono il romanzo, sono duri, sono anni che hanno il sapore della povertà e della periferia. Ma sono anche anni passati ad attraversare strade in bici, con il cellulare attaccato a una cassa per permettere agli altri di sentire la musica. In piedi sui pedali, a ridere in mezzo alla via. Pomeriggi a giocare a pallone, a sperimentare il sesso e a bruciarsi per amore. Sono anni passati in quartiere consapevoli però che l’unico modo per salvarsi e garantirsi un futuro è andare via perché se nuoti nel fango, alla fine ti sporchi. Ma quello che c’è fuori fa paura. Ci sono gli sguardi indiscreti sui bus, le persone che tengono più stretta la borsa quando ci si avvicina, le ragazze che aumentano il passo e cambiano strada quando ti incontrano. C’è un Paese che non ti riconosce, gente che non si ricorda che essere italiani non è un merito ma un diritto. Fuori c’è la frase che ti ripeteva sempre la mamma e che ti rimbomba in testa “i bianchi nei neri ci vedono sempre qualcosa di cattivo”. Ma di Zero ce n’è uno, nessuno e centomila e con Non ho mai avuto la mia età Distefano ci regala uno spaccato dell’esistenza di tutti quegli Zeri che con la vita si sono sempre presi a pugni in faccia, consapevole che ce la devi fare sempre anche quando non ce la fai più.
Chi sta male non lo dice
Invisible
Bozze. Prima e seconda parte
Ho scritto che vorrei un amore di cui non devo preoccuparmi. Ho scritto che sono stanco. Se le mie parole ti piaceranno e sentirai che condividendole con altri possano essere d’aiuto fallo. Condividi quello che ho scritto con più persone possibili. Io ho iniziato a scrivere per questo. Perché volevo che le persone capissero quello che non riuscivo a descrivere a parole. Io che non ho mai saputo raccontare un’emozione mentre la sentivo. Quindi è tutto nelle tue mani.
Opinioni:
Non ho scritto un romanzo. Ho scritto una cosa che vorrei che leggessi. Ho scritto che mi sento piccolo rispetto al mondo quando provo a capire come mi sento. – LaFeltrinelli
Vorrei un amore di cui non devo preoccuparmi – Anonimo
Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?
C’è una storia d’amore importante, durata un anno e osteggiata da tutti, il primo grande amore e la sua fine. Perché Antonio è nero e per i genitori di lei il ragazzo sbagliato. E poi c’è la famiglia di Antonio, gli amici, la scuola e altri attimi del cuore. Ci sono incontri, amori, momenti che fanno crescere, istanti indimenticabili. “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?” è la vita di un ragazzo raccontata di getto, inseguendo le emozioni, passando da un’immagine all’altra. Pagine cariche di sentimento, frasi che colpiscono il cuore e destinate a essere scritte e riscritte. Un racconto fatto di momenti singoli, come singole canzoni, che insieme fanno la playlist di una vita.
Prima o poi ci abbracceremo
Da una parte ci sono Enrico e Irene, sempre un passo indietro l’uno rispetto all’altra; dall’altra Gianluca e Alda, i genitori di Enrico, ostinati ad amarsi fino al punto di farsi male. Con le sue frasi brevi, musicali e cariche di immagini, Distefano ci racconta i percorsi paralleli di due storie affettive disfunzionali. E nel farlo cerca di capire la vera natura del sentimento che più ci tiene vivi. L’amore.
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