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La consolazione della filosofia. Testo latino a fronte
La consolazione della filosofia. Testo latino a fronte. Con e-book
Tra i grandi classici del pensiero, “La consolazione della filosofia” di Boezio è uno dei libri più influenti: conosciuto e amato da lettori illustri di ogni epoca, da Dante a Casanova, da Machiavelli a Chaucer. Soprattutto, è una delle opere in cui filosofia e vita si intrecciano nel modo più compiuto. Scritto in carcere dal filosofo e funzionario romano Boezio nei mesi subito precedenti la sua condanna a morte (525-526 d.C), questo bellissimo e toccante “canto di prigionia”, come lo definisce Carlo Ossola, alterna versi e prosa riflessiva in una meditazione sempre attuale – sul fine della vita e sul destino, sui rovesci della fortuna e sui punti di forza dell’uomo – che può essere di grande consolazione per ogni animo tormentato da interrogativi sulla propria sorte. Protagonista del libro è la filosofia stessa, che appare a Boezio sotto l’aspetto di una donna. Affascinante e solenne, porta vesti lacerate a causa delle liti tra opposte correnti di pensiero. Vesti sulle quali si intravedono, tuttavia, ancora i ricami raffiguranti le due lettere (theta e pi greco) che sono simbolo delle due branche fondamentali del sapere utile all’uomo: filosofia teoretica e filosofia pratica. “Ora è giunto il momento di curare, non di piangere” spiega la “musa” della filosofia a un affranto Boezio nei capitoli iniziali del libro.
Pensieri sulla musica. Testo latino a fronte
Boezio compose il trattato in latino tra il 500 e il 507 circa, riprendendo fonti classiche greche come gli ormai perduti testi di Nicomaco e gli Armonici di Tolomeo. Consta di 5 libri e fonde in un’unica teoria il diverso pensiero musicale dei pitagorici, dei platonici e degli armonici. Fu un testo fondamentale per gli sviluppi successivi delle teorie musicali, oltre che mezzo di trasmissione di dottrine, che altrimenti per noi sarebbero oggi inconoscibili.
Sull’eternità del mondo-Sui sogni-Sul sommo bene
Il libro, a cura di Luca Bianchi, riunisce tre opere del filosofo danese Boezio di Dacia. La prima, “Sull’eternità del mondo”, composta tra il 1270 e il 1277, diventò il bersaglio del decreto censorio che il vescovo Etienne Tempier promulgò nel 1277, con il quale proibiva di usare alcune opere di argomento filosofico e scientifico e di insegnare oltre duecento tesi ritenute pericolose per la fede cristiana. Sebbene Boezio non fosse stato espressamente dichiarato eretico, la censura di alcune sue tesi contribuì a gettare un alone di mistero su tutto l’insieme delle sue opere e venne considerato quantomeno sconveniente possederle e leggerle: in questo modo, l’autore scomparve dalla scena filosofica per oltre sei secoli. I suoi trattati di morale, di filosofia naturale, di grammatica speculativa vennero riscoperti solo a partire dai primi decenni del XX secolo. Oltre al già citato “Sull’eternità del mondo”, il libro riunisce il testo “Sui sogni”, nel quale Boezio tenta di rispondere all’interrogativo se sia possibile conoscere gli eventi futuri attraverso i sogni; e l’elegante opuscolo “Sul sommo bene”, in cui l’autore esprime tutto il suo entusiasmo per la filosofia, considerata come il fine ultimo dell’esistenza dell’uomo.
Commenti a Boezio. Testo latino a fronte
Il volume comprende i due “Commenti” di Tommaso d’Aquino agli opuscoli teologici attribuiti a Boezio. Il “Commento” a “De Trinitate” si articola nell’esposizione letterale del testo, che tratta della conoscibilità di Dio, del rapporto fede-ragione e di quello tra filosofia e rivelazione; del principio di individuazione e dell’origine della pluralità; della divisione e infine del modo di procedere delle scienze speculative. Il “Commento” al “De ebdomadibus” consiste nella sola esposizione letterale: il grande tema in questione è quello della partecipazione, affrontato a partire dal problema del rapporto tra l’essere e il bene. Significativa è l’analisi che Tommaso offre della celebre distinzione boeziana, qui delineata, tra l'”esse” e l'”id quod est”, cioè tra l’essere e l’ente.
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