Questa è la pagina dedicata a Danila Comastri Montanari.
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La campana dell’arciprete
Olympia (Publio Aurelio Stazio Vol. 12)
Ars moriendi. Indagine a Pompei
Pompei, 4.7 d.C. Una città vivace e caotica, ancora ignara del destino di morte e gloria che l’attende. Il Vesuvio nasconde la propria furia e per le strade è un ribollire di commerci e incontri, non tutti approvati dai pochi superstiti rappresentanti del severo mos maiorum. Protagonista di questa spumeggiante vita mondana è l’avvenente cortigiana Fortunata. Ma la sua bellezza non vale a salvarla dalla crudeltà di uno spietato assassino che uccide le prostitute di Pompei. A nulla sono servite le amicizie altolocate della donna, che tempo prima era stata la favorita di Claudio. Profondamente turbato da questa morte, l’imperatore invia a indagare il senatore Publio Aurelio Stazio perché faccia luce sull’accaduto. E sarà proprio Aurelio a scoprire che Fortunata è solo l’ultima, in ordine di tempo, delle vittime di un efferato “Jack lo Squartatore” ante litteram. Ma non sarà facile svelarne l’identità e consegnarlo nelle mani dell’implacabile giustizia romana.
Nemesis
Anno 25 dopo Cristo: in una sperduta regione del Caucaso, ai confini dell’Impero Romano, la Legio III Gallica si rende colpevole del massacro di un centinaio di civili. Ventidue anni dopo, l’unica superstite dell’eccidio, che ha assunto il nome di Nemesis (cioè “Vendetta”), compare nell’Urbe decisa a regolare i conti con gli antichi stragisti. Per rintracciarli ha bisogno di un alleato e, ravvisandolo in Publio Aurelio Stazio, ne prende in ostaggio l’amica Pomponia per indurlo a collaborare. Drammaticamente diviso tra la fedeltà alle legioni e l’ansia per la sorte dell’amica, Aurelio inizia la sua indagine nella III Gallica. Tutto a un tratto, però, i legionari cominciano a morire di morte violenta e su ognuno di loro viene trovata una piccola tigre di legno. Nemesis nega di essere l’assassina e Aurelio le crede: prende così avvio una seconda, pericolosissima inchiesta, alla quale si affianca quella parallela del segretario Castore, che mal sopporta di essere tagliato fuori dal gioco. E intanto l’assassino torna a colpire…
Morituri te salutant
Roma, 45 d.C. Come sempre, i gladiatori scendono nell’arena rivolgendo il loro saluto all’imperatore: “Ave, Caesar, morituri te salutant!”. “Coloro che stanno per morire ti salutano!” Qualcuno sembra aver deciso di prendere fin troppo sul serio quell’antica formula: sotto lo sguardo stupefatto del senatore Publio Aurelio Stazio, dell’imperatore Claudio e di migliaia di romani, infatti, l’asso dell’arena, l’imbattibile, colossale Chelidone, si accascia al suolo inspiegabilmente. Non c’è nulla da fare, è morto. Preoccupato, Claudio convoca al Palatino l’amico Publio Aurelio e, in via riservatissima, gli affida l’indagine sulla morte improvvisa quanto inspiegabile del gladiatore. Il senatore non immagina certo in quale rete di intrighi resterà presto invischiato. Perché, partendo dal cadavere di Chelidone, la sua indagine finirà per coinvolgere le più alte autorità dell’impero, scoprendo un disegno criminale che estende le sue trame ben oltre i confini dell’arena.
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