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Empedocle. Testimonianze e frammenti: Testo greco a fronte
Liberato da recenti interpretazioni che lo riducevano ad antesignano della scienza occidentale, Empedocle, recupera la sua indole originaria di poeta, sciamano e “physikòs”, ovvero interprete della “physis”, che è al tempo stesso origine e squadramento di tutte le cose. Misticismo, sapienza ed empirismo si intrecciano nella figura del sapiente di Agrigento, del V secolo a. C., che si offre come modello di una possibile unione tra pensiero scientifico e folgorazione intuitiva, tra mondo degli dei e mondo degli uomini.
Empedocle
Come testimoniano i due studi qui riuniti, per Giorgio Colli la ricerca filologica sui testi del pensiero greco è fin dall’inizio – in sintonia con la lezione di Nietzsche – inseparabile dalla riflessione teoretica. E centrale, nel suo percorso speculativo, si rivela subito Empedocle, sul quale Colli si concentra già nella tesi di laurea, e di frequente negli scritti successivi. All’interno di una cornice costituita dal complesso rapporto fra sostanza e divenire, fra unità e molteplicità – nodo metafisico essenziale per comprendere la grecità e il pensiero stesso -, Colli mostra come per Empedocle non vi siano due realtà, una trascendente rispetto all’altra, ma noumeno e fenomeno avvinti, e come la radice metafisica, l’interiorità di ogni realtà individuale, sia costituita dal suo impulso vitale a congiungersi con il tutto e a ritrovarsi in esso. Empedocle è dunque un mistico che vive e considera come inseparabili la dimensione mortale e quella immortale, aspetti polari di una medesima natura la cui trascendenza è irriducibile a una spiegazione razionale.
La morte di Empedocle. Testo tedesco a fronte
La figura del grande pensatore antico ispira a Hölderlin il progetto di una tragedia in versi, cui lavora, senza portarla a compimento, dal 1797 al 1800. La riflessione sul gesto estremo di Empedocle – che la tradizione vuole sia morto suicida nel cratere dell’Etna – trasforma di continuo la stesura dell’opera, pervenutaci in tre versioni diverse, qui raccolte insieme con alcuni documenti relativi alla sua complessa gestazione. Nel segno del mito della grecità, che tanta parte ha avuto nella cultura tedesca da Winckelmann a Nietzsche, l’Empedocle nasce da una immensa, elegiaca nostalgia per l’Ellade, regno della bellezza e dell’armonia, e da un sentimento panteistico della Natura, vivente incarnazione del divino. Il filosofo agrigentino assume agli occhi di Hölderlin la statura di un eroico vate che, dopo aver invano provato a realizzare nella società la perfetta unione di spirito e natura, ricerca questa conciliazione attraverso il martirio, unica via per quel ritorno all’indistinto Tutto cui l’uomo sempre anela e che solo la poesia può presagire. Prefazione di Beda Allemann. Introduzione di Giuseppe Bevilacqua.
Empedocle d’Agrigento. Testo greco a fronte
Il volume presenta una nuova traduzione con testo a fronte dei frammenti empedoclei superstiti, compresi quelli ritrovati a Strasburgo nel 1990, e una loro lettura critico-analitica articolata in tre capitoli. Empedocle è considerato un simbolo, ossia una figura nella cui unità differenziata sono compresi opposti polari, non riducibile alle categorie interpretative basate sulla contrapposizione e sulla dicotomia. L’esito di questo libro – che è sia uno studio concluso su Empedocle sia la tappa di un percorso teorico-speculativo – è il tentativo di misurarsi con una logica altra, che si esprime in maniera esemplare nel pensiero empedocleo e nel suo dipanarsi circolarmente su livelli molteplici e attraverso plurimi registri linguistici.
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