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Sempre daccapo: Globalizzazione, socialismo, cristianesimo
Colpita al cuore. Perché l’Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro
Se oggi venisse chiamato un costituzionalista, da una qualsiasi parte del mondo, a soggiornare nel nostro Paese e gli fosse chiesto di riformulare l’articolo 1 della Costituzione in modo che corrisponda alla realtà presente, cosa scriverebbe? Volendo aderire alla dura verità dei fatti non potrebbe che sancire che l’Italia è una Repubblica “fondata sul mercato”. La costituzione materiale che ha preso corpo nell’ultimo quarto di secolo ha eroso le basi della Carta e, infine, ne ha prodotto il rovesciamento. Ma chi sono gli assassini della Costituzione e dell’articolo 1, che ne è l’architrave? E come è potuto accadere che abbiano avuto mano libera? L’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti tenta di rispondere a tutti questi interrogativi e ripercorre la storia d’Italia – e del lavoro – partendo dai “trenta anni gloriosi” iniziati con la promulgazione della Carta del ’48 per arrivare al Jobs Act del governo Renzi.
Rosso di sera
Il ciclo vitale delle socialdemocrazie europee si è esaurito, assieme al compromesso fra capitale e lavoro seguito alla Seconda guerra mondiale. Una fine causata dall’avvento di un capitalismo sempre più globale e finanziarizzato, dal crollo del comunismo, dal trionfo del liberismo e dalle trasformazioni sociali che hanno rotto l’unità delle classi subalterne. Le socialdemocrazie si sono adattate alla nuova realtà trasformandosi in un inedito animale politico: un partito di centro che pesca voti ovunque e si candida a gestire il nuovo ordine liberista. Con la socialdemocrazia tramontano anche le istituzioni della democrazia rappresentativa e l’idea stessa di sinistra, screditata da decenni di compromessi e sconfitte. Nel vuoto politico che viene così a crearsi, crescono movimenti populisti che sostituiscono l’opposizione alto/basso alla lotta di classe. È pensabile che queste nuove esperienze possano rianimare una lotta anticapitalista che dopo la sconfitta del movimento operaio appare, se possibile, ancora più necessaria?
La democrazia autoritaria
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