Questa è la pagina dedicata a Flavio Santi.
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La primavera tarda ad arrivare: La prima indagine dell’ispettore Furlan
L’estate non perdona
Mappe del genere umano
“Non credo di esagerare affermando che queste Mappe sono un’opera di altissima ispirazione, un risultato poetico che non assomiglia a nessun altro. Col passare del tempo e il variare degli esperimenti, la voce di Flavio Santi è diventata inconfondibile. Non è certo l’unico poeta italiano stimolato da una dolente e sarcastica musa civile; ciò che lo rende unico, semmai, è il tipo di legami che nei suoi versi si instaura fra la storia collettiva e la vicenda personale. Da una parte, colui che ci parla, che si finga un clone di Giacomo Leopardi o balzi in sella alla prima persona senza ulteriori mediazioni, è un incorreggibile homme de lettres. E dunque, un uomo infelice. In quanto tale, conosce alla perfezione l’arte di praticare il mondo come una citazione, o un repertorio di exempla (non solo Leopardi, ma Cavalcanti, Kafka, Brecht…). D’altra parte, il suo scavo non fa che sbatterci in faccia la perdita di un qualunque valore salvifico, taumaturgico, della parola poetica. Come migliori spiriti della sua generazione, Santi ha saputo di essere arrivato troppo tardi nel momento stesso in cui muoveva il primo passo. È questo l’unico umanesimo che la sua onestà intellettuale gli ha consentito di praticare. […] L’Io e quell’Altro che è il Mondo non hanno più il tempo di giudicarsi a vicenda, di patteggiare una gerarchia di valori, una qualunque exit strategy.” (Dalla Prefazione di Emanuele Trevi)
L’altro cielo di Lombardia. Per una storia alternativa del Rinascimento e del Barocco lombardo
Definire, se non rivoluzionaria, per lo meno destabilizzante una ricerca di base come quella condotta, nel solco di studiosi come Carlo Dionisotti e Giovanni Parenti, da Flavio Santi su centinaia di autori del Quattro-Seicento lombardo oggi quasi sconosciuti (quali Lancino Curti, Giason del Maino, Publio Francesco Spinola) potrebbe sembrare bizzarro. Pure, ciò è quanto risulta allorché si considerino i due risultati principali cui essa perviene su un piano più ampio: innanzitutto come oltre due secoli di cultura lombarda siano precipitati nel nulla agli occhi dei posteri, facendo apparire quello che fu un paesaggio fertilissimo come una landa desolata e rendendo incomprensibili i risultati di quella medesima cultura nel secolo XVIII; e in secondo luogo, come ciò che quegli autori intendevano per umanesimo poco avesse in comune con quanto vale per noi, alimentandosi di Carneadi oggi ignoti non al solo don Abbondio e a malapena nominando coloro che consideriamo i pilastri della classicità. Una prova in più che la storiografia non è la riscoperta di alcunché d’univoco esistente da sempre in qualche dove o qualche quando, ma una costruzione nel presente, e un’ulteriore conferma del celebre giudizio crociano secondo cui “ogni vera storia è storia contemporanea”. La memoria storica insomma, anche la più raffinata e dotta, non è, come spesso si crede, un deposito anodino d’informazioni, ma una funzione mentale che ha, di suo, il compito di farci star meglio.
Il santo traditore. Vita e opere di Flavio Giuseppe
Questo saggio, che ripercorre alla luce degli studi più recenti la vita e le opera dello storico Flavio Giuseppe, mette a fuoco un tema che ha a lungo appassionato gli studiosi: fu un traditore della sua patria o un eroe? Diversi fattori hanno influenzato la risposta a questa domanda, non ultimo l’uso che in chiave anti-giudaica fecero della sua opera i primi cristiani. Una lettura equilibrata dei suoi scritti consente di giungere a una soluzione per certi versi paradossale: la sua condotta non sempre trasparente nelle prime fasi della guerra giudaico-romana rende fondata l’accusa di tradimento verso i suoi connazionali, mentre, al contrario, il suo odio contro i ribelli una volta passato nel campo romano cela un amore profondo e incompreso per il suo popolo.
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