Questa è la pagina dedicata a Francesco Targhetta.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “La colpa al capitalismo”.
La colpa al capitalismo
A dieci anni dall’acclamato romanzo in versi Perciò veniamo bene nelle fotografie, che rivelò Francesco Targhetta tra le principali voci della generazione precaria degli anni dieci, La colpa al capitalismo apre un nuovo capitolo dedicato all’indagine in versi dell’esistenza. Abitata da personaggi isolati e vulnerabili, sospesi tra strategie d’esistenza e tentativi d’amore, disseminati lungo paesaggi labili dai profili industriali, la raccolta racconta la solitudine, il conformismo e il senso di competizione sotto la morsa del tardo capitalismo, vessato ulteriormente dalla pandemia. Le poesie di La colpa al capitalismo dissezionano con lingua asciutta e precisa un sentimento sempre in bilico fra malinconica resa alla presunta modernità e resistenza e confermano Francesco Targhetta come una delle voci più originali e nitide della poesia italiana.
Opinioni:
Le poesie di La colpa al capitalismo dissezionano con lingua asciutta e precisa un sentimento sempre in bilico fra malinconica resa alla presunta modernità e resistenza e confermano Francesco Targhetta come una delle voci più originali e nitide della poesia italiana. – LaFeltrinelli
Le vite potenziali
“La vita, per un paradosso, gli si era di nuovo moltiplicata davanti. E aveva voglia di lasciarla così, immensa.” Al centro di questo romanzo ci sono tre vite, tre visioni del mondo, tre modi diversi e complementari di sopravvivere alla contemporaneità. Il loro spazio è la Albecom, azienda informatica che sorge alla periferia di Marghera; l’ha fondata, ancora giovanissimo, Alberto, “trentaquattro anni, apprezzata abilità nell’assemblare mobili Ikea, una passione per la buona tavola e il culto della chiarezza”. Tra i programmatori che lavorano per lui c’è Luciano, con cui Alberto condivide l’amore per internet fin dai tempi del liceo. Ma, a differenza dell’amico, Luciano si trova a suo agio dietro le quinte: schivo e paralizzato dalla propria scarsa avvenenza, si rifugia nel lavoro e nel rifocillamento dei gatti randagi di Marghera, tormentato solo, di tanto in tanto, dal desiderio di avere qualcuno da rendere felice. A completare il triangolo c’è Giorgio, il pre-sales dell’azienda, procacciatore di nuovi clienti: “percorso da un brivido di elettricità sempre”, tiene nel cruscotto della macchina L’arte della guerra di Sun Tzu, che consulta come un oracolo. E così, mentre Luciano allaccia con Matilde, barista della tavola calda di fronte alla Albecom, un’amicizia presto caricata di nuove speranze e Giorgio riceve una proposta sottobanco da un vecchio collega, le giornate dei tre amici si intrecciano in un groviglio di segreti e tradimenti che si dipana tra la provincia veneta e le città di mezza Europa e che li costringerà, infine, a compiere scelte sofferte e decisive. Francesco Targhetta, già protagonista di un piccolo caso letterario con il romanzo in versi Perciò veniamo bene nelle fotografie, si cimenta ora nell’impresa ambiziosissima di ritrarre il nostro presente in continuo divenire, attraverso lo sguardo di un gruppo di trentacinquenni che – con un piede intrappolato nel mondo del web e uno ben piantato nei sobborghi in cemento di quello reale – cercano timidamente di costruirsi un futuro. Per mezzo di una prosa esatta e al tempo stesso intima, crepuscolare, questo romanzo si interroga su cosa stiano diventando le nostre vite, deviate e attratte ogni giorno da mille potenzialità, e su cosa potremmo diventare noi, chiamati insieme al dovere di essere felici e a quello di accelerare sempre di più la velocità del mondo.
Opinioni:
Finalista al Premio Campiello 2018 – LaFeltrinelli
Attraverso lo sguardo di un gruppo di trentacinquenni che cercano timidamente di costruirsi un futuro, Francesco Targhetta si cimenta nell’impresa – ambiziosa – di ritrarre il nostro presente in continuo divenire. – LaFeltrinelli
Francesco Targhetta ha lo sguardo del poeta e il passo del narratore, il che è un dono che hanno in pochi. Le vite potenziali mette insieme l’occhio chirurgico sull’oggi di Houllebecq e la struggente malinconia di Gozzano per le cose che non sono state e che forse non saranno mai. Una specie di miracolo riuscito. – Andrea Bajani
Perciò veniamo bene nelle fotografie. Nuova ediz.
«L’esordio più sorprendente degli ultimi anni. Uno dei pochissimi romanzi all’altezza dei tempi» – Andrea Cortellessa, TuttoLibri
«Un canto dolente e rabbioso» – Giorgio Falco, La Repubblica «Uno degli scrittori più incisivi nel raccontare il nostro presente» – Cristina Taglietti, La Lettura “Non si muove nessuno, qua, perciò veniamo bene nelle fotografie”: sono i versi implacabili che sintetizzano la condizione di una generazione, quella del protagonista di questo romanzo e dei suoi amici, talmente precari da risultare fermi, paralizzati. L’io narrante è un dottorando in storia che, con l’amico Teo, operatore di call center, si trasferisce dalla provincia veneta nella Padova universitaria: centoventi euro al mese per mezza stanza, uso cucina e bagno in un appartamento condiviso con altri quattro coinquilini in un quartiere popolare, dove gli studenti e i giovani lavoratori si mescolano alle famiglie di nigeriani, moldavi e magrebini. Tra una sbronza con alcolici di sottomarca, un pomeriggio in sala prove con la sua band punk-rock e la scrittura di una tesi sulla guerra del Piave, il protagonista combatte con un barone universitario che sembra preferirgli una collega carina, mentre l’amica Mara si barcamena tra provini e corsi di recitazione dove i maestri ci provano con le allieve, Teo intraprende una carriera da tagliatore di teste in una multinazionale, Los dopo la laurea in matematica decide di espatriare in Belgio e Arturo continua a offrire a tutti il bicchiere della staffa al bar dell’albergo in cui lavora di notte. A scandire i giorni di questi trentenni affetti da rabbie colossali, gioie inquinate e nostalgie cattive è un’eterna attesa, la ricerca di una via di fuga che li conduca fuori dalla loro sala d’aspetto, da quel “nulla tenace che neanche hanno voglia di ammobiliare”.Opinioni:
A sette anni dalla sua prima edizione, Mondadori ripubblica in una versione aggiornata e con il commento di uno tra i suoi primi lettori, Andrea Cortellessa, il libro di esordio dell’autore de “Le vite potenziali”. – LaFeltrinelli
I fiaschi: Prefazione di Raoul Bruni
I fiaschi
Fiasco è sinonimo d’insuccesso, di fallimento, ma può essere anche l’unico amico che ti resta nei momenti di resa incondizionata a un mondo che sembra non prevedere alcuna forma di rinascita e di riscatto. In questa raccolta di poesie, una voce disincantata, che lascia dietro di sé un retrogusto amarognolo e inesorabilmente maudit, cerca di ritrarre dall’interno una massa di giovani vacillanti, alle prese con un tortuoso percorso a ostacoli verso un senso (e un lavoro) e la riformattazione della propria esistenza. In una panoramica che parte dal sé e dalla provincia, e che coinvolge amici e città distanti, i versi si muovono tra rabbia e disillusione, vitalità e amarezza, immergendosi nel quotidiano con un’attitudine narrativa e inabissandosi spesso in angosce, redente da un piglio ironico e dal sostegno dei vizi contemporanei.
Se volessi saperne di più, dai un’occhiata al nostro canale Youtube!
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.