Questa è la pagina dedicata a Giorgio Boatti.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Un paese ben coltivato: Viaggio nell’Italia che torna alla terra e, forse, a se stessa”.
Abbassa il cielo e scendi
Il paese di Bruno è speciale: in quel mucchietto di case sprofondate tra campi e fossi, i bambini cercano di camminare sulle acque e le vecchie signore muoiono e dopo tre giorni risorgono – e non importa se solo per morire di nuovo. Bruno, però, dal suo piccolo borgo se ne va presto: mira alla santità, lui, e decide di studiare in seminario. Purtroppo, la follia ha un tocco veloce, e voci che muovendosi non fanno rumore: e così nessuno se ne accorge quando a centinaia bussano ed entrano nella testa di Bruno. Per lui e per tutti quelli come lui la malattia mentale dura per sempre – nel suo caso, mezzo secolo. Mezzo secolo di vecchi manicomi e psichiatrie riformate dai venti basagliani; centri di igiene mentale e abissali solitudini domestiche; tregue e improvvisi precipizi. Ma anche mezzo secolo d’Italia, perché Bruno è figlio del suo tempo, e il suo tempo è quello densissimo del Secolo Breve: e così insieme alla storia di Bruno corre anche la Storia di questo nostro Paese, dal tramonto del mondo contadino al boom delle città operaie, dal terrorismo agli anni da bere, e poi l’età delle famiglie che si disfano e il “ritorno al privato”, Internet, il lavoro precario. A raccontarci l’una e l’altra è chi, fratello di Bruno, nonostante il legame che li unisce, a lungo cerca di stargli lontano, col cuore e con la testa. Tutta la narrazione è però pervasa da una brezza che non cala mai, e conduce chi scrive e chi legge verso orizzonti di ricomposizione dopo lo sgomento che smarrisce e perde. Finché, caduto ogni confine tra vite normali e vite che sembrano non esserlo, tutto si accetta, tutto si comprende. Perché fratelli non si nasce, si diventa.
Opinioni:
«Per parlare della follia ci vuole un poeta. Per raccontare il tempo perduto ci vuole uno storico. Giorgio Boatti è tutte e due le cose e lo dimostra in questo straordinario romanzo dove tutto è vero» – Cristina De Stefano – LaFeltrinelli
Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini
L’8 ottobre 1931 Mussolini impone ai professori universitari il giuramento di fedeltà al fascismo. Su un migliaio di ordinari soltanto dodici si rifiutano di piegarsi al duce, perdendo la cattedra e, subendo, nell’Italia massicciamente sottomessa al regime, un raggelante isolamento. Dodici uomini, differenti per origine, carattere, modi di pensare, attitudini sociali; in quell’autunno del 1931 impartiscono la piú magistrale delle lezioni insegnando che dire no è una scelta dovuta prima di tutto a se stessi. Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra – questi i nomi di coloro che compiono un gesto essenziale in nome di quegli «ideali di libertà, dignità e coerenza interiore» nei quali erano cresciuti. Preferirei di no è un libro che, con rigore e affetto, ripercorre il tragitto di questi isolati viaggiatori che scelsero la terra del no e attraverso l’intreccio delle loro vite riscopre mondi di umanità e semplicità che sanno ancora oggi parlare con forza e efficacia.
Opinioni:
La storia dei dodici professori universitari (dodici su 1250) che dissero di no a Mussolini: una vicenda che mostra in filigrana il percorso dell’intellighenzia italiana e restituisce l’atmosfera culturale di quell’epoca. – LaFeltrinelli
Piazza Fontana: 12 dicembre 1969: il giorno dell’innocenza perduta
Con una nuova introduzione dell’autore (Einaudi tascabili. Saggi)
La terra trema. Messina 28 dicembre 1908. I trenta secondi che cambiarono l’Italia, non gli italiani
Il più disastroso terremoto mai avvenuto in Europa fu quello che il 28 dicembre 1908 rase al suolo Messina e Reggio Calabria, provocando quasi centocinquantamila morti. Nella città devastata dalle scosse, dalle successive ondate di maremoto, dagli incendi, accorrono alcuni tra i più famosi giornalisti e intellettuali italiani: il loro reportage fissa la memoria indelebile di uno dei capitoli più tragici nella storia del nostro Paese. In queste pagine Giorgio Boatti narra la catastrofe di Messina in un’ampia e serrata ricostruzione basata, oltre che sulle cronache e i racconti dei sopravvissuti, su documenti inediti che ne illuminano i più drammatici e sconvolgenti risvolti.
Un paese ben coltivato: Viaggio nell’Italia che torna alla terra e, forse, a se stessa
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