Questa è la pagina dedicata a Giovanni Giudici.
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La vita in versi
…E tu slegalo subito. Sulla contenzione in psichiatria
“Il 22 giugno 2006 Giuseppe Casu muore nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Cagliari, legato al letto, braccia e gambe, per sette giorni di seguito. Quella morte non silenziata, non negata, non giustificata, ma indagata e assunta come limite invalicabile dell’agire psichiatrico diventa il punto di avvio di un tumultuoso quanto difficile cambiamento. Alla fine disvela e conferma la presenza di un conflitto innegabile. Diviene chiaro che a Cagliari era in atto uno scontro tra psichiatrie, tra differenti visioni, non solo nel dipartimento di salute mentale, ma anche nella città, nella regione e nella stessa società degli psichiatri italiani… Un tema così rovente e così rimosso. La morte di una giovane donna, legata al letto e bruciata, avvenuta nel Servizio di Diagnosi e Cura dell’Ospedale di Bergamo è stato l’iceberg di oceani di indifferenza e di non curanza. La psichiatria oggi non interessa più nessuno.” (dall’introduzione di Eugenio Borgna)
Le carte di Giovanni Giudici
Tutte le poesie
Il percorso poetico di Giovanni Giudici è quello di un grande maestro che ha saputo coniugare una sensibilissima e concreta attenzione al reale e all’esperienza con una impareggiabile freschezza inventiva nello stile e nella forma. Nella sua opera, dunque, si manifesta una personalità poetica tra le più originali e innovative del secondo Novecento, come sottolinea l’introduzione di Maurizio Cucchi a questo volume, che raccoglie i dodici libri di poesia di Giudici, da “La vita in versi” (1965) a “Eresia della sera” (1999), oltre alla successiva raccolta “Da una soglia infinita” e a un gruppo di poesie sparse. Scaturisce dalle pagine la forza vitalissima della sua scrittura, stretta tra il legame con la tradizione, anche la più alta, e la capacità di rinnovarla, tra toni prosastici ed eleganza tragica: un’ambiguità, una sottile ricchezza di visioni e di chiavi di lettura che è un segno distintivo della poesia di Giudici. Un autore anche molto brillante e comunicativo, ricco di humour, autoironico, aperto alla creazione di movimenti narrativi e veri e propri personaggi, in un contesto in cui emergono il grigiore della quotidianità impiegatizia, il rigore di un’educazione cattolica mai elusa o il desiderio di una più equa realtà sociale. Giudici ha saputo muoversi con scioltezza geniale tra i momenti di maggiore opacità del vivere e la luce più vibrante della parola, in una sorta di acrobatico equilibrio, costantemente impegnato in una appassionata e tenace ricerca della sostanza di un’esistenza «che dal profondo sempre più tracima e ci comunica insieme meraviglia ed emozione»
Giovanni Falcone. L’uomo, il giudice, il testimone
Questo libro si va ad aggiungere a una bibliografia sterminata che ha come protagonisti Falcone e Borsellino. Perché continuare a scrivere sullo stesso argomento? Perché è giusto ribadire una verità, cioè non dimenticare mai che Falcone e Borsellino, oggi, sono considerati come eroi. Ma quando erano in vita erano considerati tali? Erano tutti d’accordo con loro? E poi c’è un altro aspetto: com’era Falcone in privato? Per questo sono qui raccolte le voci delle persone che hanno conosciuto Falcone o che hanno lavorato con lui. I testi di Giuseppe Ayala, Attilio Bolzoni, Gian Carlo Caselli, Giuseppe Di Lello, Fabrizio Feo, Pietro Grasso, Leonardo Guarnotta, Francesco La Licata, Marcelle Padovani, Angiolo Pellegrini e Vincenzo Vasile riguardano episodi anche privati, minuti all’apparenza, ma significativi di stati d’animo e di umori, sconosciuti o poco noti; assieme ovviamente a una riflessione su Falcone e i suoi anni da magistrato. L’uomo, il giudice, il testimone come finora non era stato raccontato.
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