Questa è la pagina dedicata a Graham Greene.
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Una pistola in vendita
Maestria letteraria, fluidità e grande suspense, in un romanzo che corre rapido verso il punto di massima tensione, mentre il mondo precipita verso il disastro bellico.
La pistola in vendita è Raven, un assassino a pagamento, un sicario solitario che viene assoldato per eliminare un importante uomo politico straniero. Soffiano venti di guerra (il libro è del 1936) e la vittima designata è un socialista pacifista. Raven assolve il suo incarico con freddezza e completo disinteresse non solo verso il nobile personaggio che uccide per danaro insieme all’innocente segretaria, ma anche verso le conseguenze tremende del suo atto, cioè la guerra. Da questo punto comincia il capolavoro letterario di Graham Greene: il compito, diceva lo scrittore, di rendere simpatiche al lettore persone che non hanno alcun diritto alla simpatia. Contro Raven comincia una caccia feroce, della polizia e anche dei mandanti che lo vogliono morto per eliminare ogni possibile collegamento con l’omicidio. E mentre scappa, la «pistola» cerca i suoi mandanti per vendicarsi. In questa corsa a perdifiato, il lettore scopre Raven, le sue origini, le sue motivazioni, i suoi dolori, le sue disperate speranze. E assiste alla impressionante tragedia di una redenzione che nessuno nel libro avrà visto. «Greenelandia» hanno denominato i critici il cupo e animatissimo universo che l’autore ha messo su con la sua opera. Una pistola in vendita è tra i romanzi che più rendono manifesto questo lavoro costruttivo: per esempio nel contrasto tra il dramma che trascina nell’inferno un personaggio esecrabile – se lo si guarda con incomprensione – e la sciocca futilità che starnazza intorno a degli individui normali. È il modo che ha l’autore di andare al cuore del paradosso che è dentro ogni persona umana. Così i ritratti trascinati dal destino di Graham Greene, riflessi con molti altri mezzi, dal teatro al cinema, che hanno contribuito a renderli indimenticabili, sono proverbiali, magnifici e potenti.Il console onorario
«Il console onorario, con cui Sellerio rilancia i capolavori di Graham Greene, era il romanzo che l’autore preferiva. Un’occasione per rituffarsi nell’universo ambiguo e tormentato del grande scrittore inglese» – Alberto Riva, Il Venerdì
«Greeve scava nell’interiorità dei suoi personaggi, nei loro tormenti, nelle loro ossessioni mentre, a colpi di dialoghi, fa crescere la storia, che parte con lentezza tropicale, fino agli ultimi, sorprendenti capitoli» – Sette «Il ruolo di uno scrittore è quello di suscitare nel lettore simpatia verso quegli esseri che ufficialmente non hanno diritto alla simpatia» – Graham Greene Per un errore, Charley Fortnum, console onorario britannico in una lontana località dell’Argentina, è stato rapito dai ribelli paraguayani invece dell’ambasciatore americano. A questo punto i guerriglieri non possono più tirarsi indietro. E Fortnum è così poco rilevante che nemmeno i governi e gli apparati hanno voglia di fare un passo per salvarlo. Nessuno è interessato a prenderlo per quello che è: una persona. Tranne l’individuo dal cui punto di vista, non sempre imparziale, è ricostruita tutta la storia: il giovane medico, mezzo inglese mezzo paraguayano, Eduardo Plarr. Attorno si agita una piccola comunità di persone che hanno conosciuto il console onorario e tutti, anche gli autoctoni, sembrano relitti di un naufragio abbandonati per caso in una terra «troppo vasta per gli esseri umani» Un movimento narrativo che intreccia tanti temi, dialoghi, situazioni, personaggi, in modo tale da aver attratto il cinema, ma la vicenda serve anche all’autore per analizzare, con straziante profondità, l’ambiguità umana, come sia illusoria la possibilità di distinguere con sicurezza e di prendere posizione. Greene, diceva Mario Soldati, «ha un dono per scoprire la bellezza, una bellezza davvero esistente e non immaginaria, di ciò che tutti, per convenzione, credono e chiamano brutto, storto, sgradevole»Opinioni:
Con Il console onorario la casa editrice Sellerio inizia la pubblicazione dei più memorabili romanzi di Graham Greene, maestro che si è espresso nei generi narrativi più diversi – dal thriller, alla storia d’amore, allo spionaggio -, mostrando sempre «che un romanzo serio può essere un romanzo travolgente, che un romanzo di avventura può essere anche un romanzo di idee» (Ian McEwan). – LaFeltrinelli
Il fattore umano
Maurice Castle è da oltre trent’anni un funzionario dei servizi segreti inglesi, la quintessenza dell’abitudine, puntuale, pignolo, preciso. Trascorre una vita apparentemente normale, condivide l’ufficio con un eccentrico collega, Arthur Davis. Ma un giorno Castle torna a casa e si accorgerà da un dettaglio irrilevante che qualcuno ha frugato nel suo appartamento e sta indagando su di lui.
Opinioni:
Uno dei grandi classici di Graham Greene, forse il più celebrato tra le sue storie di spie e tradimenti. – LaFeltrinelli
Il potere e la gloria
In un Messico insanguinato dalla rivoluzione, che perseguita, fucila o costringe al matrimonio i ministri di Dio, l’ultimo prete rimasto è braccato in una spietata caccia all’uomo. Su di lui pende una taglia, e un Saint-Just idealista e implacabile segue le sue tracce. Non ha nome, lo chiamano «il prete spugna»: è indegno, debole, impuro. Il peso delle sue colpe è l’unico bagaglio che si porta appresso. Nello spasmodico inseguimento della propria sopravvivenza, vorrebbe allontanarsi per sempre da quell’angolo di mondo dimenticato da Dio e che di Dio sembra volersi dimenticare. Ma una forza più grande della sua debolezza lo costringe a ritornare e ad affrontare il calvario. Ispirato ai due mesi trascorsi in Messico dall’autore, Il potere e la gloria rappresenta il capolavoro di Graham Greene e una delle espressioni più alte del suo personalissimo cattolicesimo. Condannata dal Sant’Uffizio ma difesa da papa Paolo VI, la dolorosa, più che umana parabola del prete peccatore illumina quello che è il motivo più autentico e costante dello scrittore inglese: l’interesse «per il bordo vertiginoso delle cose», l’esiguo crinale tra il bene e il male.
Il treno per Istanbul
Una ballerina, un medico, un uomo d’affari, una giornalista, un ladro; da uno scompartimento all’altro si intravedono i segreti che ciascuno di loro nasconde in un giallo ad altissima tensione. Ognuno è salito sul treno per un motivo diverso, la giovane Coral è diretta a Costantinopoli per un nuovo lavoro, ma ha un malore e il medico le prescrive assoluto riposo, solo che la donna non ha neanche una cuccetta, così è il ricco Carleton Myatt a cederle il suo posto. Correndo attraverso l’Europa il treno giunge a Colonia, dove salgono due nuovi viaggiatori, poi il convoglio si ferma in Jugoslavia, una sosta per qualcuno dalle conseguenze fatali. Il treno per Istanbul appartiene a quelli che Greene chiamava «divertimenti» Pubblicato nel 1932, fu il primo vero successo per lo scrittore britannico, quello che gli dette fama e notorietà; ma il romanzo è molto di più di un giallo raffinatissimo: è una fotografia dell’Europa tra le due guerre con le sue contraddizioni e drammi e dove aleggia il presentimento di quello che sarebbe accaduto di lì a poco. È anche un romanzo moderno per i tanti temi trattati, la razza, la povertà, la frustrazione sessuale, il fallimento politico. A dominare su tutto l’Orient Express (così doveva intitolarsi il romanzo), un treno che è diventato mito grazie a scrittori come Agatha Christie e Ian Fleming e che ha avuto nel cinema la sua consacrazione definitiva. Il romanzo viene pubblicato in una nuova traduzione.
Opinioni:
Un viaggio sull’Orient Express da Ostenda a Istanbul dove si intrecciano vite e destini di un gruppo di passeggeri, esistenze tragiche che corrono sui binari attraverso l’Europa tra le due guerre mondiali. – LaFeltrinelli
Greene distingueva nella sua opera tra romanzi e divertimenti, ed era bravo in entrambi, ma nei “divertimenti”, magnifici romanzi d’amore a sfondo politico, fu uno scrittore unico, il più grande narratore delle vicende politiche del Novecento – Goffredo Fofi, Internazionale
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