Questa è la pagina dedicata a Leo Turrini.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Il pirata e il cowboy. Pantani e Armstrong, le storie maledette”.
Schumacher. La leggenda di un uomo normale
Cosa conta di più nella Formula Uno, l’uomo o la macchina? Il progresso tecnologico sembrava aver dato la risposta definitiva: la differenza la fa il mezzo meccanico. Poi, è arrivato Michael Schumacher. Sette volte campione del mondo, ha battuto tutti i record: gran premi vinti, pole position conquistate, giri veloci segnati. Nessuno, nel mondo dell’automobilismo, ha vinto tanto quanto lui. Neppure Juan Manuel Fangio, Ayrton Senna o Alberto Ascari. Di lui si è scritto tanto, dal folgorante esordio con la Benetton fino all’incidente del dicembre 2013. Eppure, l’uomo Schumi rimane un mistero: pochissimi possono dire di conoscerlo veramente. Nell’era della comunicazione globale, l’idolo di milioni di appassionati ha scelto di nascondere la sua personalità e la sua storia. Questo libro, aggiornato con un capitolo inedito agli eventi più recenti, cerca di svelare i segreti di una carriera irresistibile, dai fallimenti scolastici alle fughe per correre in kart, passando per quell’autentica ossessione rappresentata da Ayrton Senna, prima modello e poi irriducibile avversario. Fino a capire come e perché Schumi, un “uomo normale” non sia diventato solo il più grande pilota della sua generazione, ma una vera leggenda del nostro tempo.
Ayrton Senna. Il pilota immortale
Questa non è una biografia di Ayrton Senna. Questa è la storia di un’amicizia tra un giornalista e un pilota. Tra Ayrton e Leo. Da quella maledetta domenica di Imola del 1994, Senna si è insediato nella memoria collettiva come uno dei grandi miti sportivi contemporanei. Non solo perché se n’è andato a soli trentaquattro anni, in piena attività – ai piloti può capitare, fa parte del gioco. Ma perché era un pilota che si ostinava a invocare, nel giudizio delle qualità professionali, la considerazione per l’elemento umano. Ecco perché ci manca tanto, a quasi trent’anni di distanza. Manca a tutti. Agli appassionati di sport, ai tifosi di una Formula 1 che, dopo la sua scomparsa, non è mai più stata la stessa; al nostro presente, che avrebbe bisogno di veri, limpidi eroi.
Enzo Ferrari. Un eroe italiano
Un protagonista assoluto di quella stagione irripetibile che ha segnato il passaggio dell’Italia da paese contadino a potenza industriale. Sulla leggenda del «cavallino rampante» c’è molto da raccontare e ancora tanto da scoprire. I trionfi e le sconfitte, i drammi, la politica e soprattutto gli amori: Leo Turrini ricostruisce l’avventura pubblica e privata di un uomo che ha segnato un’epoca, svelandone i sogni e i tormenti: le speranze della giovinezza, la tragedia di un figlio perso troppo presto, il segreto di un erede amatissimo, il difficile rapporto con la fede, le polemiche con il Vaticano, fino all’ultimo amore. Ma anche gli incontri con le star dello spettacolo, i rapporti con i leggendari campioni, da Nuvolari a Niki Lauda, e le relazioni privilegiate con personaggi che hanno fatto la storia d’Italia, da Mussolini a Togliatti, da Pertini a Gianni Agnelli.
Opinioni:
Uscito nel 2002 e riproposto ora in un’edizione riveduta e ampiamente arricchita, il saggio di Leo Turrini ripercorre la vita di Enzo Ferrari, l’uomo che con le sue automobili ha creato un vero e proprio mito. – LaFeltrinelli
Un’avventura affascinante che meritava di essere raccontata. – La Tribuna di Treviso
Il mio nome è Ayrton: La corsa continua
Il pirata e il cowboy. Pantani e Armstrong, le storie maledette
C’erano una volta un Pirata e un Cowboy. Troppo breve fu il loro duello sulle strade del Tour de France e dell’Olimpiade, nell’estate del 2000. Troppo breve e zeppo di bugie: avessimo conosciuto allora l’intera verità sul conto di Lance Armstrong, il Cowboy, forse il giudizio popolare su Marco Pantani, il Pirata, sarebbe stato molto diverso. Il racconto di una rivalità che avrebbe potuto cambiare la storia del ciclismo moderno, nel cuore di una sfida da tragedia greca tra un Ettore e un Achille della bicicletta, merita di essere riscritto oggi. È tardi per porre riparo a una manipolazione della realtà che innescò uno spaventoso cortocircuito mediatico: ma certo è venuto il momento di riconoscere che il Pirata e il Cowboy erano due facce della stessa medaglia, la medaglia di un ciclismo nel quale pretendere di distinguere buoni e cattivi fu soltanto un penoso esercizio di ipocrisia. Abbandonarli all’oblio, fingendo di dimenticarli, farebbe torto non soltanto alle loro biografie. Ma a noi stessi.
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