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La letteratura olandese.
Uccelli da preda: Il ciclo dei Courteney (La Gaja scienza Vol. 523)
L’olandese
Dopo sette anni di navigazione senza meta su sconfinati «deserti d’acqua», un nuovo naufragio riporta l’Olandese a terra. Perseguitato dalla condanna di un eterno errare per aver sfidato le Potenze, per aver voluto essere «più che uomo» nella sua ribellione al fato, torna fra gli uomini a cercare il riscatto nell’amore di una donna fedele. Ma ben lontano dalla wagneriana esaltazione romantica della passione redentrice è quest’Olandese in cui Strindberg, irrequieto mitizzatore di se stesso, proietta la propria ansia di riscatto. Amaro e disilluso, per sei volte fuggito spergiuro dalle sofferenze dei tradimenti subiti, non è più pronto a «rinnovare questa buffonata dal finale tanto penoso» Sa che solo un abbaglio può restituirgli «le illusioni e con esse il gusto della vita» Eppure basta l’apparizione di Lilith per riaccendere in lui la speranza, il desiderio, la «somma follia» dell’amore. In lei, «immagine del Grande Cosmo», riflesso «del Creatore nella sua creazione», può trovare l’angelo della salvezza. E invece ripetitiva, senza scampo, eros ricompie la sua opera, non la sublimazione delle contraddizioni umane nell’amore, ma il reciproco annientamento, l’irriducibile lotta fra uomo e donna, presi nel laccio dell’amore-odio, prigionieri dell’inganno di cercare nell’istante che fugge, in quell’«adesso» che «non è che irrealtà», la compiutezza della felicità. Ancora una volta abbandonato, l’Olandese riparte, «desioso del mare»; ma è nel ricordo che lo strazio vissuto acquista significato, nella nuova consapevolezza che è nel dolore stesso la via dell’espiazione.
Formaggio olandese
Vi sono personaggi con cui simpatizziamo al primo incontro, hanno in sé qualcosa che ce li rende immediatamente familiari: fanno già parte di noi. Uno di questi è Frans Laarmans, protagonista di quasi tutti i romanzi di Willem Elsschot e suo ironico doppio, che viene ad aggiungersi al numero degli “impiegati letterari” che, dal gogoliano Akakij Akakievic, allo sveviano Zeno Cosini, per arrivare fino a Fantozzi, entrano come figure simboliche nell’immaginario comune. In Formaggio olandese Laarmans trova l’occasione del riscatto dal “trentennale vassallaggio impiegatizio” nell’offerta di diventare “rappresentante ufficiale per il Belgio e il Granducato del Lussemburgo” di una ditta olandese che esporta formaggi. Ma la sua inettitudine a imitare i riti di una società che gli è in realtà indifferente, il suo continuo mascherarsi per far finta di essere come gli altri, il suo velleitarismo perennemente perdente davanti alla razionalità, non lo rendono sicuramente adatto alle scalate sociali. In un crescendo di chapliniana comicità, Laarmans non fa che disperdersi in superflui dettagli quotidiani, mentre tonnellate di formaggio invenduto si accumulano in cantina, invadendo i suoi pensieri ed ergendosi come un odiato muro puzzolente fra lui e la vita. Ma è proprio nel suo fallimento che ci riconosciamo, nel suo recitare con enfasi le parti che di volta in volta si impone, convinto che il vero io resti comunque altrove, che ritroviamo la nostra incapacità di prendere il gioco veramente sul serio, di vivere senza guardarci ironicamente vivere.
Il libro di tutte le cose
Thomas ha un padre severo e violento, che crede in un Dio altrettanto rigido. Thomas ha un segreto: vede cose che nessun altro vede. Thomas ha un sogno: ‘diventare felice’. E come gli dice una vicina di casa un po’ strega, un buon inizio è smettere di avere paura. Età di lettura: da 10 anni.
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