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Storia del musical: Teatro e cinema da Offenbach alla musica pop
Una delle forme di spettacolo più originali e affascinanti dell’età contemporanea, il musical, ha ottenuto la sua consacrazione mondiale con l’avvento del cinema sonoro, ma non tutti sanno che è essenzialmente un genere teatrale. Gli albori di questo ”spettacolo totale” reso celebre da Broadway risalgono alla civiltà newyorkese di fine Ottocento e al melting pot interetnico dal quale ha preso forma, ma anche ai legami con il vecchio continente: l’opera buffa francese di Jacques Offenbach, l’operetta viennese di Johann Strauss e Franz Lehar, il music hall e la commedia musicale del West End londinese. In questo saggio documentato e aggiornatissimo è tracciato il percorso storico più che secolare – da The Black Crook a Jesus Christ Superstar, da Florenz Ziegfeld a West Side Story, dal valzer alla musica pop – di un genere che come nessun altro ha saputo fondere alla perfezione la parola cantata e recitata, la musica e la danza. E che autori come Cole Porter, i fratelli Gershwin e Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II – e interpreti straordinari come Ginger Rogers e Fred Astaire – hanno fatto amare al pubblico di tutto il mondo.
Opinioni:
«Dalle origini all’età dell’oro fino ai suoi sviluppi contemporanei, il musical è l’esempio più brillante di opera d’arte metropolitana e internazionale, interclassista e intermediale, romantica e talora surreale» – LaFeltrinelli
Mina: Una voce universale
Intorno al jazz. Dall’etnologia alla popular music
C’era una volta il jazz, ma adesso non c’è più. C’è molto di più: le vicende creative e i relativi studi hanno delineato, da alcuni decenni, un’area musicale sconfinata, della quale il jazz è soltanto la cosiddetta punta dell’iceberg. Dunque, non più il jazz, ma intorno al jazz. Sintesi di tradizioni orali e colte di tre continenti connessi dall’Oceano Atlantico (l’Europa, l’Africa e l’America), le molteplici espressioni sonore riferibili alla definizione di “civiltà musicale afro-americana” hanno messo in relazione, nell’arco di cinque secoli, individui e collettività, ambiti religiosi e profani, strumenti e concetti. Questo saggio illustra in modo preciso e appassionante le diverse anime del jazz. La definizione di questo genere (esito di fonti solo apparentemente antitetiche, dal folklore britannico al Romanticismo, dai poliritmi africani al rock), coinvolge anche le componenti semio-antropologiche di tutta la musica afro-americana (quali l’inedita ritualità del Carnevale, la “drammaturgia” della tratta schiavistica, la centralità dell’espressione vocale). Il testo, che spazia da Scott Joplin a Keith Jarrett, dai blues agli spirituals, dai songs alla fusion, dal samba al raggae, dalla mbira africana alle tastiere elettriche, offre inoltre riflessioni su temi quali la neovocalità di Frank Sinatra, le origini dell’editoria e della critica jazzistica, il repertorio europeo del jazz, il caso straordinario della polistrumentista e danzatrice Valaida Snow.
Miles Davis. Dal bebop all’hip-hop
Miles Davis (1926-1991) è uno dei massimi protagonisti del jazz moderno e contemporaneo, e in senso generale di tutto il Novecento sonoro. Non c’è novità stilistica che non l’abbia visto fra i principali protagonisti, se non fra gli ideatori. Davis è stato un maestro della tromba, che suonava con lirismo incomparabile, e un improvvisatore di genio assoluto; un uomo dal talento sconfinato ma anche dal carattere difficile, ambizioso ed esigentissimo; un collezionista di donne bellissime e intense, ma anche una persona profondamente legata alle sue radici afroamericane. È stato un punto di riferimento della vita jazzistica, e più in genere musicale e sociale, dal dopoguerra all’epoca della collaborazione con Gil Evans e John Coltrane, dagli anni del jazz-rock alla sua finale assunzione in una sorta di pantheon mediatico. Questo libro è lo strumento ideale per carpirne i segreti, apprezzando tutte le sfumature del suo talento e della sua straripante umanità.
Dal ragtime a Wagner: Treemonisha Opera in tre atti di Scott Joplin
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