Questa è la pagina dedicata a Luigi Malerba.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Salto mortale”.
Itaca per sempre
Tornato a Itaca sotto mentite spoglie, Ulisse si rivela a Eumeo e a Telemaco, organizza la vendetta, la esegue. Ma come è possibile che Penelope non riconosca mai, neppure nel bagliore di un sospetto, lo sposo? A questa domanda risponde la Penelope di Luigi Malerba, che, pur avendo riconosciuto subito l’eroe, tace. E nel silenzio si macera, chiedendosi: perché Ulisse si svela a tutti e non a me? non ha più fiducia in me? non l’ha mai avuta? Il risentimento di Penelope, in Omero appena abbozzato nell’interrogatorio sul mistero del letto coniugale, innesca così un dramma intimo che attira nel suo vortice anche Ulisse, il quale giungerà a dubitare di se stesso, della propria celebrata astuzia, della propria incrollabile personalità.
Il serpente
«Un mitomane finge di avere un’amante con la quale finge di avere rapporti stretti, dalla quale viene abbandonato e forse tradito e la quale infine uccide per punirla di averlo fatto soffrire. Questa potrebbe essere la trama. Ma la trama del Serpente non sono i fatti che vengono raccontati. Il plot non è altro che la struttura del romanzo stesso, che coincide con una funzione del protagonista, la funzione del pensare, cioè il meccanismo del cervello umano. Il serpente è una proposta di libertà, è una sfida alla razionalità, è una beffa giocata al romanzo naturalista, di cui accetta le regole del gioco per poi colpirlo, distruggerlo, abolirlo dal di dentro.» Angelo Guglielmi
Il pataffio
Il “pataffio” di Malerba è un buffo romanzo che si muove in un medioevo pieno di fame e carestia. I nomi dei personaggi sono già un eloquente programma, il marconte Cagalanza, la marcontessa Bernarda, grassa e scontenta, la corte tutta disgraziata e approssimativa, con i soldati arrugginiti e affamati, i contadini più affamati ancora, raramente qualcuno trova un pollastro o un somaro cotto, più spesso lo sogna. Alla fame non c’ è mai fine, e questa è la trama fondamentale che accomuna contadini e sgangherati signori. Si parla un bellissimo maccheronico semi romanesco, semi latino, o semi qualcosa d’altro. Parente prossimo della “Armata Brancaleone” di Mario Monicelli.
Salto mortale
Camminando in un prato, un Giuseppe detto Giuseppe si imbatte nel cadavere di un uomo. Potrebbe essere l’avvio del più classico libro giallo la cui logica, fatta di indizi via via più stringenti, sembra presiedere la trama di questo romanzo, intessuto in realtà di temi inediti e sorretto da un’invenzione letteraria fitta di paradossi e ironia. A poco a poco infatti il lettore si rende conto che ogni dato apparentemente acquisito viene smentito, ogni scoperta si rivela fallace, ogni supposizione viene contraddetta. Fino a che la realtà non apparirà nella sua essenza di vortice di coincidenze e possibilità che, come in un salto mortale, torna sempre al punto di partenza.
Le galline pensierose
Un libro dove le galline pensano, parlano, progettano e si danno da fare, sempre ad imitazione e in concorrenza con gli esseri umani, moltiplicandone la comica stupidità e il sempre fallimentare anelito filosofico. Sono 146 brevissime storielle, più 9 inedite composte da Malerba nel 2008 da aggiungere alla precedente edizione Mondadori 1994 (la prima è Einaudi 1980). Italo Calvino ha scritto che queste storielle sulle galline stanno tra il leggero umorismo del nonsense e la vertigine metafisica degli apologhi zen.
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