Questa è la pagina dedicata a Marco Pannella.
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Una libertà felice. La mia vita
«… E ora registro me stesso. Una penna, un foglietto, anche un microfono. Non è che mi senta pronto per stendere le memorie di un rompicoglioni. Voglio soltanto sistemare la mia gioia e, quando c’è, anche il mio sconforto. Per questo annoto, per questo registro. Perché la conquista della democrazia passa anche in un abbraccio, in una discussione sul liberalismo e un’altra sulle rivoluzioni, passa per ogni uomo e per ogni idea capace di migliorare il mondo. Passa per ognuna delle cazzate che ci vengono in mente e che abbiamo la voglia e la forza di comunicare e condividere. L’importante è osare e usarsi, l’importante è accettare ogni sfida che può guadagnare un grammo in più di libertà.» Un libro, Marco Pannella, non aveva mai voluto scriverlo. Come spiega Matteo Angioli, che ha raccolto e curato questa autobiografia: «… poi un giorno ha smesso di sentirsi immortale, ha avvertito che la battaglia, la sua battaglia, poteva concludersi presto. D’un tratto, però, si è trovato anche al cospetto del passato e deve aver cominciato a osservarlo, come forse non aveva mai fatto prima. Eccolo, dunque, il suo libro. Ecco il senso delle pagine che abbiamo costruito con lui, parola più aggettivo meno, sensazione dopo sensazione, giornata dopo giornata. Non è stato facile, ma è stato meraviglioso» Questo libro straordinario è una sorta di resoconto intimo di una passione totalizzante per la libertà e i diritti, di battaglie, digiuni, infinite discussioni, «come se la vita fosse una lunga riunione politica» Ma è anche il diario dell’amore e del dolore dei suoi ultimi mesi di vita, una lezione involontaria di saggezza e nobiltà d’animo di un uomo che non ha paura dei sentimenti e del loro scandalo radicale.
Opinioni:
Questo libro straordinario è una sorta di resoconto intimo di una passione totalizzante per la libertà e i diritti, di battaglie, digiuni, infinite discussioni, «come se la vita fosse una lunga riunione politica» – LaFeltrinelli
Le nostre storie sono i nostri orti (ma anche i nostri ghetti)
Marco Pannella è parte della storia della politica italiana del dopoguerra. Ma, pur avendo molto parlato e comunicato, prima di questo libro non si era mai raccontato. Per lui hanno parlato le sue battaglie, i suoi discorsi parlamentari a Roma e a Bruxelles, le sue resistenze, i suoi scioperi della fame e della sete. Alla guida di un “piccolo partito “, è spesso stato espressione di maggioranze degli italiani, interprete dei loro desideri, delle loro necessità, dei loro bisogni. Per questo non considera il suo un “partito minoritario”. Stefano Rolando lo interroga, qui, a tutto campo: dalla formazione della classe dirigente nella Goliardia alla nascita del Partito Radicale, alle battaglie vinte per aborto, divorzio, obiezione di coscienza, all’attualità della politica. E gli chiede conto del suo retroterra politico e culturale. Su padri, figli e compagni di viaggio: da Mario Pannunzio ad Arrigo Benedetti, da Leonardo Sciascia a Elio Vittorini, da Pier Paolo Pasolini a Emma Bonino. Un libro agile e approfondito, punto di riferimento per chi voglia capire una personalità che ha marcato per sessant’anni la politica italiana.
Marco Pannella: Biografia di un irregolare
Visitare i carcerati
Il testo congiunge due approcci alla misericordia distinti ma complementari: quello religioso-cristiano di Roberto Donadoni e quello laico-politico di Marco Pannella, di cui si riportano gli interventi più significativi pronunciati negli anni di maggiore drammaticità degli istituti di pena e delle condizioni dei carcerati. Ad unificare le due prospettive sta il comune riconoscimento di una giustizia riconciliatrice che sia finalizzata alla riabilitazione del delinquente e al suo reinserimento nella comunità.
Marco Pannella. La rosa nel pugno. Interviste e interventi, 1959-2015
Marco Pannella, 1973
Opinioni:
Una raccolta di alcuni degli articoli e delle interviste pubblicate e concesse dal leader radicale fino allo scorso anno. – LaFeltrinelli
Io amo gli obiettori, i fuori-legge del matrimonio, i capelloni sottoproletari amfetaminizzati, i cecoslovacchi della primavera, i nonviolenti, i libertari, i veri credenti, le femministe, gli omosessuali, i borghesi come me, la gente con il suo intelligente qualunquismo e la sua triste disperazione. Amo speranze antiche, come la donna e l’uomo; ideali politici vecchi quanto il secolo dei lumi, la rivoluzione borghese, i canti anarchici e il pensiero della Destra storica. Sono contro ogni bomba, ogni esercito, ogni fucile, ogni ragione di rafforzamento, anche solo contingente, dello Stato di qualsiasi tipo; contro ogni sacrificio, morte o assassinio, soprattutto se “rivoluzionario”. Credo alla parola che si ascolta e che si dice, ai racconti che ci si fa in cucina, a letto, per le strade, al lavoro, quando si vuol essere onesti e esser davvero capiti, più che ai saggi o alle invettive, ai testi più o meno sacri e alle ideologie. Credo sopra ogni altra cosa al dialogo, e non solo a quello “spirituale”: alle carezze, agli amplessi, alla conoscenza, come a fatti non necessariamente d’evasione o individualistici – e tanto più “privati” mi appaiono, tanto più pubblici e politici, quali sono, m’ingegno che siano riconosciuti… Non credo al potere, e ripudio perfino la fantasia se minaccia d’occuparlo… Non credo al fucile: ci sono troppe splendide cose che potremmo/potremo fare anche con il “nemico”, per pensare a eliminarlo… – Anonimo
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