Questa è la pagina dedicata a Mario Soldati.
In questa pagina troverai 8 prodotti, tra cui “La sposa americana”.
Vino al vino
Figura eccezionale nella storia culturale del novecento, Soldati racconta i suoi tre viaggi compiuti attraverso l’Italia alla ricerca dei vini genuini, alcuni famosi, altri noti, altri ancora no. Ma non si tratta di una semplice guida enologica: è un libro che parla di paesaggi, di uomini, di case, ville e castelli incontrati e amorevolmente scrutati in un itinerario alla ricerca di una civiltà autentica, legata alla terra e al clima, che ha nel vino uno dei suoi prodotti più sinceri, frutto dell’equilibrio tra natura e cultura. Dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia e alla Sardegna, l’autore si addentra nella provincia italiana alla ricerca del ”vino prelibato, che schiva ogni pubblicità”, che ”vuole essere scoperto e conosciuto in solitudine, o nella religiosa compagnia di pochi amici”. Pur non essendo un enologo professionista, come tiene più volte a ricordare, Soldati considera ciascun vino dotato di una sua unicità, si impegna a comprenderlo e ne apparecchia un ritratto per i lettori, quasi si trattasse di una persona.
Salmace
Nel 1929 si ebbero in Italia due esordi narrativi clamorosi e pubblicati entrambi in modeste tirature: quello di Moravia con Gli indifferenti e quello di Soldati con Salmace. Ben diversa la loro sorte: il primo subito celebre e ormai classico, il secondo soltanto oggi riscoperto. Ma qualcosa i due libri avevano in comune: erano una prima esplorazione narrativa, del tutto nuova per lItalia, della vasta terra dei sentimenti loschi. Una sera di carnevale un ragazzo diverso dagli altri si ferma davanti a una giostra piena di donne in festa. Il ragazzo viene visitato da unidea: «essere una di quelle, abbandonare i miei vestiti di uomo come si lasciano, dietro le quinte, i costumi di una recita a cui si abbia partecipato, e uscirsene nuovi nel mondo» Con tutta naturalezza, la metamorfosi si compie e il mito di Ermafrodito si rinnova. Un giorno il ragazzo si tocca con gioia e stupore due seni, così come un altro giovanotto di nome Gregor Samsa, quindici anni prima, si era svegliato accorgendosi con raccapriccio di essere diventato un insetto. Questa metamorfosi, capace di leggere nella sindrome tenebrosa e innocente di un transessuale, è il nucleo centrale e simbolico intorno al quale ruotano i racconti riuniti sotto il titolo mitologico di Salmace: un sestetto di storie gotiche di aura magica e tetra, ambientate nel cuore topografico del Novecento più spettrale, in una Torino nebbiosa e vetusta, ottocentesca ma già metafisica, trattata come una realtà di provincia infestata da un demonio sempre presente e sempre invisibile. A questa nuova edizione di Salmace (la prima dopo il 1929) è stato aggiunto, per desiderio di Soldati, un racconto degli stessi anni e di clima affine, Il concerto.
Il sergente nella neve
“Oggi questo celebre resoconto di un semplice sottoufficiale alpino che si trova a combattere nel settore centrale del fronte russo, proprio quando l’esercito dell’Unione Sovietica sferra il suo potente attacco demolitore, acquista rilievo speciale. Man mano che i fatti narrati si allontanano nel tempo, il diario del sergente diventa più intenso e assume i caratteri dell’esperienza perenne. La testimonianza scritta, rispetto agli eventi storico-geografici da cui è scaturita, intrattiene lo stesso rapporto che potremmo supporre fra la moneta e il suo conio.” (Dalla postfazione di Eraldo Affinati)
Le lettere da Capri
“L’uomo, pensò, ha un bisogno d’infelicità pari almeno al suo bisogno di felicità” Con questo romanzo sull’ossessione che nasce dal conflitto tra sesso e sentimento, Mario Soldati si aggiudicò il Premio Strega nel 1954. Costruito su un gioco di tre narratori e più piani temporali, “Le lettere da Capri”, forse il libro più problematico e sfaccettato dell’autore, racconta un’intricata storia di amore e gelosie, ambiguità e finzioni: quella di Harry, colto americano studioso d’arte che vive in Italia, lacerato dall’opposizione tra la moglie Jane e la prostituta romana Dorothea, oggetto di un’attrazione feroce e morbosa. Vera e propria confessione, il romanzo è il resoconto spietato di un quadrato amoroso: un gioco di specchi e di inganni reciproci dal quale emerge prepotente come un grido il rifiuto del perbenismo, la voglia di evasione dai sensi di colpa e dalle costrizioni e il ritratto di una società in bilico tra convenzioni e rivolta.
Opinioni:
Vincitore del Premio Strega 1954 – LaFeltrinelli
Le due città
Torino e Roma: due città, due fasi della vita di Emilio Viotti, ragazzo di buona famiglia torinese combattuto tra il conformismo borghese e la curiosità per l’ambiente artistico e operaio. Piero, l’amico proletario, e Veve, figlia di un tranviere, lo salvano dalla solitudine e da studi che non lo appassionano, ma Emilio li abbandona entrambi andando a Roma per laurearsi. Lì il matrimonio senza amore con Elena gli apre le porte della carriera cinematografica e gli fa ritrovare Piero, divenuto apprezzato direttore della fotografia. Verso la fine della guerra Piero si ammala di una malattia incurabile ed Emilio lo perde una seconda volta. Condotta tradizionalmente in terza persona, questa storia descrive nel dettaglio fondali, oggetti, tramonti, profumi che sembrano provenire da memorie proustiane. Se Torino e i dintorni piemontesi sono fin dall’inizio la memoria dell’innocenza, l’illusione di una felicità perduta, Roma è la perdita di questa innocenza, il disfacimento che si sconta giorno dopo giorno vivendo.
Opinioni:
Condotta tradizionalmente in terza persona, questa storia descrive nel dettaglio fondali, oggetti, tramonti, profumi che sembrano provenire da memorie proustiane. – LaFeltrinelli
L’assoluta leggerezza della scrittura di Soldati significa fraternità. Il suo rapporto col lettore non è autoritario, ma mitemente fraterno – Pier Paolo Pasolini
La sposa americana
Da leccarsi i baffi. Memorabili viaggi in Italia alla scoperta del cibo e del vino genuino
“Da leccarsi i baffi” è un’antologia di scritti di Mario Soldati; una raccolta di racconti, appunti, dialoghi su vino, cibo, olio (e acqua), in un viaggio dentro l’Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, con una puntata in un ristorante italiano di Chicago. Un viaggio che dura decenni, ricco di aneddoti e di colore, costellato da una miriade di ritratti di vignaioli e di osti, attraverso paesaggi agresti che sembrano usciti da una tela del Quattrocento. Soldati ama l’umanità civile, semplice, operosa, che dalla terra tira fuori prodotti genuini. Ama l’osteria col campo di bocce, il produttore di vino schietto, l’olivicultore che fa l’olio con le proprie olive. Grande, affabile conversatore, Soldati mette il suo io al centro di brevi racconti e note, di flash diaristici e memorialistici, e facendo perno su quello ruota intorno lo sguardo curioso, accogliendo stuoli di personaggi famosi e ignoti: contadini, principi, operai, industriali, artisti. Attraverso la descrizione anche minuta di cibi e vini che quell’Italia variegata produce e consuma, i racconti di Soldati si rivelano uno straordinario reportage su un paese colto nel momento di trapasso verso la modernizzazione selvaggia del consumismo. Soldati, dietro il fumo del suo immancabile sigaro tenuto stretto tra i denti, da sotto i baffi sornioni, preferisce rischiararci con le testimonianze vive di un’Italia del gusto, materiale e intellettuale, che, anche se odora di passato, avrebbe tutta la forza di indicare un’alternativa per il futuro.
Ah! Il mundial!
Ai Mondiali del 1982 Mario Soldati andò quasi per caso. Fu una idea di Alberto Cavallari, allora direttore del Corriere della Sera. “Mi aveva detto che dovevo – cosa per me nuovissima – scrivere un articolo al giorno per tutta la durata del mio servizio”. Soldati si ritrovò così a 75 anni nella veste inedita di corrispondente sportivo. Fu un mese indimenticabile, per lui e per i lettori del quotidiano. Partì quasi in sordina, non sembrava un tipo da emozionarsi. Il primo incontro è con Bearzot, gli parve onesto, serio, un severo funzionario di stile mitteleuropeo, un personaggio di Joseph Roth, scrisse. Ma Soldati fa presto a scoprirsi tifoso. Sin dalla prima partita, “non avrei mai creduto di soffrire così per la nostra nazionale”, dice dopo lo 0 a 0 di Italia-Polonia. Il giorno prima è andato a trovare i giocatori polacchi nel loro ritiro, li ha visti tesi, preoccupati, si è commosso al punto quasi da augurarsi una loro vittoria. Ma una volta in campo tutto cambia, ogni ondeggiamento svanisce: Soldati segue con ardore le guizzanti manovre degli azzurri, smania perché un soffio di fortuna aiuti il pallone a entrare in porta, urla di rabbia. Da commentatore distaccato diventa un esperto, si indispettisce per il comportamento di Paolo Rossi che vuole tener palla, è pronto a dare lui la formazione.
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