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Hanno tutti ragione? Post-verità, fake news, big data e democrazia
“È diffusa la convinzione che la democrazia supponga una certa sfiducia nei confronti della verità – della possibilità, per l’uomo, di pervenire a una qualche verità condivisa intorno a ciò che è importante per lui. La democrazia, si dice, è necessariamente relativistica: solo una concezione relativistica della verità giustifica il fatto che tutte le opinioni stiano sul medesimo piano. Poi c’è la Rete, che ha moltiplicato se non le opinioni certo la loro diffusione e circolazione, erodendo anche gli istituti della rappresentanza: se infatti tutte le opinioni si equivalgono, e se tutti ormai possono esprimersi su tutto in tempo reale, a che valgono i Parlamenti? Perché occorre ancora la mediazione dei rappresentanti della volontà popolare, se la volontà popolare può manifestarsi direttamente? Queste domande sono al cuore del libro che, nell’ordine: contesta in primo luogo l’idea che la democrazia debba disinteressarsi della verità; contesta in secondo luogo l’idea che il carattere rappresentativo delle democrazie moderne sia inessenziale e, perciò, superato; contesta infine l’idea che nello spazio della Rete siano venute meno tutte le mediazioni. Lungo questa linea polemica, la filosofia si propone come un esercizio di critica del presente, pur riconoscendosi in un detto di Robert Musil, che non si può mettere il broncio ai propri tempi senza riportarne danno”.
Problemi magnifici. Gli scacchi, la vita e l’animo umano
C’è chi considera gli scacchi un gioco difficile, e la filosofia un’attività pesante. Eppure il «nobilissimo» gioco, al pari della filosofia, non è «difficile, ma profondo: come un alto mare aperto» Dunque anche chi rimane sulla costa, timoroso ma affascinato dal tentare il mare, può seguire le rotte che i giocatori vi tracciano. A tutti quelli che sono rimasti sulla riva il filosofo e appassionato scacchista Massimo Adinolfi racconta le avventure e le rivalità dei campioni, le piccole e grandi manie, le curiosità e i record. In altre parole, «i magnifici problemi che gli scacchisti provano a risolvere sulla scacchiera, ma più ancora quelli che, come tutti, devono risolvere nella vita» Riuscendo nel non facile compito di far convivere in uno stesso libro Wittgenstein e Capablanca, Platone e Kasparov, Kant e Karpov, Quine e Carlsen, Adinolfi li rende a pari titolo protagonisti di un avvincente e istruttivo racconto filosofico. Perché gli scacchi, meglio se attraverso le lucide lenti della filosofia, ci permettono di capire qualcosa in più del mondo. Così il lettore troverà in queste pagine le bizze di Fischer e il caratteraccio di Korchnoi, la fragilità di Morphy e l’aggressività di Alekhine, le loro geniali mosse sulla scacchiera e quelle assai più aleatorie che, come tutti, hanno dovuto compiere nella vita. Ma anche alcune cruciali questioni filosofiche – che cos’è la libertà, quale politica è possibile in democrazia, quale rapporto intratteniamo con la morte, cosa significa giocare e chi siamo noi italiani – trattate senza timore reverenziale o sfoggio di erudizione, ma prese «maledettamente sul serio», nonostante il tono sempre sospeso tra lo scherzoso e il divertito. Partendo dalle battaglie più memorabili e dai profili psicologici dei contendenti, Adinolfi dimostra come il mondo degli scacchi possa essere una chiave d’accesso privilegiata ai segreti della vita sociale e dell’animo umano. Il risultato è un libro di filosofia, godibile anche per chi non conosce le regole del gioco, ricco di spunti e parallelismi sorprendenti, che intrattiene e fa riflettere con la stessa pensosa leggerezza con cui uno scacchista muove i suoi pezzi.
Opinioni:
Partendo dalle battaglie più memorabili e dai profili psicologici dei contendenti, Adinolfi dimostra come il mondo degli scacchi possa essere una chiave d’accesso privilegiata ai segreti della vita sociale e dell’animo umano. Il risultato è un libro di filosofia, godibile anche per chi non conosce le regole del gioco, ricco di spunti e parallelismi sorprendenti, che intrattiene e fa riflettere con la stessa pensosa leggerezza con cui uno scacchista muove i suoi pezzi. – LaFeltrinelli
Qui, accanto. Movimenti del pensiero. Nuova ediz.
“Con simili strategie, infatti, si pensa ancora che ci sia qualcosa da fare, che il pensiero debba aprirsi strenuamente un cammino, che vi sia magari qualcosa contro cui esso urta e che perciò dia a pensare. Si dà forza al pensiero rendendo ardua la sua meta, perché – si dice – «come potrebbe accadere che la salvezza fosse trascurata quasi da tutti se fosse a portata di mano e la si potesse trovare senza grande fatica»? Se ciò non può accadere, tuttavia, è forse perché questo è veramente il più difficile da dire e pensare: che la salvezza stia qui, semplicemente accanto: a portata di mano.”
Ermeneutica della comunicazione
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