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Mimmo Calopresti. La parola cinema esiste
Il cinema di Mimmo Calopresti
Io e l’Avvocato. Storia dei nostri padri
1961, Polistena, Calabria. Per un giovane sarto non c’è lavoro. Così Emilio decide di lasciare la sua terra per trasferirsi a Torino, dove è assunto come operaio alla FIAT. Due anni più tardi verrà raggiunto dalla famiglia, la moglie e i figli, tra cui il piccolo Mico che ha sei anni e sogna la città del Nord, la terra del freddo e dell’abbondanza. Intanto per Gianni, l’erede della famiglia più ricca e influente d’Italia, orfano del padre morto in un incidente e di Virginia Bourbon del Monte, nobildonna bellissima e anticonvenzionale, è arrivato il momento di abbandonare una vita fatta di divertimenti e piaceri per assumere il controllo della FIAT. Unite dall’azienda che ha fatto l’Italia le vite di Emilio e Gianni sono destinate a incontrarsi in un intreccio di destini. E al centro di questo incrocio stanno i loro figli. Perché gli anni passano, Emilio resta l’operaio e Gianni resta il padrone. Ma intanto i figli crescono. Mico attraversa la contestazione studentesca, si iscrive all’università e diviene prima professore e poi regista di successo. Edoardo, figlio di Gianni, sfortunato e fragile, imbocca un cammino di fallimenti e disillusioni che lo condurrà a un tragico epilogo. Mico, su richiesta di don Luigi Ciotti, proverà a essergli amico, a salvarlo, ma non ci riuscirà. Il riscatto per chi aveva cominciato con niente e la fine drammatica di chi aveva tutto. Tra suggestioni autobiografiche, eventi storici e invenzione romanzesca, un affresco di cinquant’anni della nostra storia.
Guida per difendersi dal razzismo. Dalla A alla Z
Abituata a una forte omogeneità etnica e religiosa, l’Italia è rimasta spiazzata dalla massiccia ondata di immigrazione. Malgrado i nostri antenati abbiano provato sulla loro pelle la ferocia dei pregiudizi, il virus del razzismo è entrato in circolo: emerge dagli episodi violenti, dagli slogan politici, dai piccoli tic quotidiani. Se è vero che il razzismo è ignoranza, questa guida aiuta a combatterlo. Dalla A di Antisemitismo alla Z di Zingari, passando per Balotelli e Scontro di civiltà, un manuale di autodifesa contro i nostri istinti peggiori.
Hopper si fermò ad Archi
«Nanni Barbaro è un cristone, la prima volta che lo incontro zoppica, si appoggia su un bastone per camminare e avvicinandosi mi dice che gli è caduta una bara sul piede mentre preparava l’interramento. Lo dice con un sorriso ironico spiegandomi che quel tipo d’incidente fa parte degli inconvenienti del suo mestiere, perché lui fa il custode al cimitero di Archi. Mi fa ridere pensarlo mentre scrive i suoi racconti, tra un morto e l’altro. Mi mette di buon umore l’idea che, mentre scrive, il panorama davanti a sé sono le tombe di quel piccolo cimitero di paese.» (Dalla Prefazione di Mimmo Calopresti) «E due. Chi si è lasciato tentare dal divertimento del primo “Sulle sponde dello Stretto mi sono seduto e ho riso” sa come stringere a due mani questo delizioso secondo libretto, seguire la propria bramosia di lettore dentro le sue pagine incalzanti e farsi trasportare dalla medesima libido narrativa. L’effetto, come in ogni impresa letteraria che si rispetti, piccola o grande che sia, è di farti entrare in un mondo… …un mondo raccontato con la leggerezza, solo apparente intendiamoci, del linguaggio comico, oppure intessuto dai fili della rievocazione che seleziona secondo le sue misteriose attitudini e che, sovente, si accompagna alla tenerezza con cui si guarda alle cose che non ci sono più.» (Dalla Postfazione di Giuseppe Mate).
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