Questa è la pagina dedicata a Pier Antonio Quarantotti Gambini.
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L’onda dell’incrociatore
Talvolta, mentre sua madre tardava a rientrare, restava desto, a lungo. Pensava allora all’America. Trieste, 1937. Gli incrociatori italiani entrano nel porto per celebrare la vittoriosa campagna in Africa Orientale. Ad accoglierli, entusiasti, tre ragazzini: Ario e i due fratelli Lidia e Berto. Sono figli dei custodi dei circoli di canottaggio, vivono nel mondo dei canottieri e delle rimesse delle barche, tra atleti muscolosi, il mare, le navi. Ario non ha padre e sua madre, abituata a mandare avanti da sola la baracca, è una donna energica, dura e sbrigativa. Per i tre giovani, in quella luminosa estate, la scoperta dell’amore e della gelosia va di pari passo con la rivelazione della durezza della vita, dell’ottusità della violenza politica e sessuale e della crudeltà degli adulti.
Opinioni:
Uno straordinario romanzo di formazione di sottile, ma ineludibile, sensualità. – LaFeltrinelli
Opere scelte
“Nel panorama letterario del Novecento Quarantotti Cambini è lo scrittore che merita più di ogni altro la definizione di figura anomala. Bibliotecario, eppure uomo d’azione e grande viaggiatore. Nome di spicco della tradizione triestina, eppure forte di un vitalismo e una fisicità inconciliabili con il modello dell’inetto sveviano. Istriano irredentista, nemico di Tito, eppure mai fascista. Anzi, fiancheggiatore del Comitato di liberazione nazionale. Eppure, subito dopo, attivista di una radio che fungerà anche da agenzia di informazione per l’intelligence americana. Amato dagli editori impegnati, eppure pericolosamente sentimentale, e proprio nella stagione del neorealismo. Romanziere nel senso più classico, eppure autore di saggi narrativi e reportage che nulla hanno da invidiare ai migliori esempi di non fiction anglosassone. Un ‘italiano sbagliato’, insomma, come usava definirsi, che non si attirerà le simpatie né dei conservatori né tantomeno dei nuovi progressisti. A differenza di altri grandi irregolari, la fama di Pier Antonio Quarantotti Gambini si è però esaurita pochi anni dopo la sua morte. Ed è questa, quindi, un’occasione quanto mai propizia per dimostrare coi fatti – i fatti sedimentati della letteratura – quanto afferma lui stesso in una lettera a Umberto Saba: ‘Il tempo fa crescere tutto ciò che non distrugge’.” (dall’introduzione di Mauro Covacich)
Primavera a Trieste
Sono gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale e la città di Trieste si trova a vivere un dramma inedito, precursore delle tensioni della Guerra fredda. Per quaranta giorni – dal primo maggio al 12 giugno – le truppe titine occupano la città, portando nuovi spargimenti di sangue e nuove morti. «Tragico, asciutto diario di un’intera collettività», come l’ha definito Claudio Magris, “Primavera a Trieste” racconta «una stravolta realtà in cui lo scrittore e con lui i suoi concittadini e il suo mondo sono e si sentono minacciati, indifese pedine di un gioco di proporzione mondiale in cui torti antichi vengono ripagati con alti interessi, la rivendicazione nazionale e sociale si mescola e si confonde con una contrapposizione internazionale di potenze che si contendono il mondo e – in questo gioco guardingo, feroce e ipocrita – passano disinvoltamente sui corpi e sulle sofferenze dei piccoli mondi, come in questo caso Trieste.» Introduzione di Elvio Guagnini. Prefazione di Claudio Magris.
Il cavallo Tripoli
È la tarda estate del 1918, tra gli ultimi contraccolpi di Caporetto e i primi segnali della riscossa italiana. Nell’entroterra istriano, a Semedella, l’esercito austriaco ha occupato la villa degli Amidei, dove il giovane Paolo con sua madre attende di iniziare il ginnasio mentre gli uomini di casa, italiani irredentisti, sono dispersi in clandestinità. In quest’atmosfera sospesa, nell’Eden profanato dell’antica dimora, il ragazzo vive la propria inconsapevole scoperta della vita, dei rapporti tra i sessi, delle gerarchie del potere. Simbolo di tutte le sue aspirazioni è Tripoli, il più bello tra i cavalli di cui l’esercito imperiale va disfacendosi, che rappresenterà per Paolo la libertà, la lotta col mondo, e con essa l’addio all’età dell’incoscienza.
Amor militare
Un ragazzino di nove anni vive con i nonni nell’Istria del primissimo dopoguerra. In quella situazione di stallo – non più guerra ma non ancora pace – un reggimento italiano si insedia nella rimessa della villa di famiglia. Partecipando alla vita dei soldati il bambino inizia il suo graduale approdo oltre la “linea d’ombra” dell’infanzia. E percepisce anche la difficile convivenza tra italiani e slavi assistendo a episodi che al suo sguardo risultano incomprensibili. Con il consueto stile cristallino ma anche con grande aderenza emotiva al punto di vista del protagonista, Quarantotti Gambini intreccia in Amor militare (1955) microstoria e macrostoria in un intenso romanzo di formazione.
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