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La ragazza del secolo scorso
«Questo non è un libro di storia. È quel che mi rimanda la memoria quando colgo lo sguardo dubbioso di chi mi è attorno: perché sei stata comunista? perché dici di esserlo? che intendi? senza un partito, senza cariche, accanto a un giornale che non è piú tuo? è una illusione cui ti aggrappi, per ostinazione, per ossificazione? […] Comincio dall’interrogare me. Senza consultare né libri né documenti ma non senza dubbi. Dopo oltre mezzo secolo attraversato correndo, inciampando, ricominciando a correre con qualche livido in piú, la memoria è reumatica. Non l’ho coltivata, ne conosco l’indulgenza e le trappole. Anche quelle di darle una forma. Ma memoria e forma sono anch’esse un fatto tra i fatti. Né meno né piú» (Rossana Rossanda)
Opinioni:
Il racconto di una vita: la politica come educazione sentimentale. – LaFeltrinelli
Un viaggio inutile
Nel 1962 Rossana Rossanda viene inviata dal Partito comunista italiano nella Spagna franchista – dove si avvertivano i primi segni di sgretolamento del regime – con l’incarico di riannodare i fili dell’opposizione, non più ricomposti dopo la guerra civile. Ma la peregrinazione, peraltro clandestina, si rivela priva di senso. Le risposte degli esponenti delle organizzazioni illegali sono ambigue, diffidenti, immature. È il centro-destra a porsi concretamente come forza di ricambio, proponendo un’esperienza storica nuova, cioè la liquidazione del fascismo dall’interno della stessa classe che l’ha creato. L’esperienza frustrante di tale inutile viaggio, che questo libro racconta con ironia e sapienza narrativa, diventa per Rossanda un punto di snodo, che ritornerà più volte negli anni: “è la storia di quando, per la prima volta, a me membro del comitato centrale del Partito comunista, i conti non tornarono”.
Rossana Rossanda. Il diciassettesimo tasto
Questo libro vuol essere un primo contributo allo studio di una delle maggiori figure della cultura italiana del Novecento: Rossana Rossanda. A lungo protagonista e testimone della vita politica italiana come militante, è stata anche parlamentare, giornalista e scrittrice, dirigente e responsabile della politica culturale del PCI negli anni Cinquanta e Sessanta, poi tra le fondatrici del quotidiano «il manifesto», senza mai smettere di contribuire al dibattito sul movimento operaio e sul femminismo con riflessioni puntuali e appassionate. Il testo si concentra sul periodo della sua formazione alla scuola di Antonio Banfi nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Milano, con lo scopo precipuo di mettere a fuoco i nuclei profondi di interesse attorno ai quali si è andata costituendo la complessa personalità di Rossanda. Per mostrare come la scelta etico-politica che ha dominato la sua vita si sia costruita sulla base dell’apprendistato milanese, con una riflessione mai veramente interrotta sulla storia dell’arte, sull’estetica e sulla letteratura, e sul loro intimo legame con la società.
L’anno degli studenti
“A pochi mesi dall’esplosione del movimento del 1968 negli atenei italiani, Rossana Rossanda tenta in questo libro, originariamente pubblicato nel giugno del ’68 dalla casa editrice De Donato, una prima ricognizione di quella nuova figura sociale, lo studente, che irrompe tumultuosamente sulla scena politica, mutandone i connotati e mettendo in luce ritardi e crisi di egemonia del movimento operaio. All’avvincente ricostruzione giornalistica si affianca l’individuazione delle nuove domande e dei nuovi problemi posti dall’anno degli studenti. Manifestolibri ha deciso di riproporlo: «Per i tantissimi che all’epoca non erano nati e del sessantotto sanno poco o niente; per quelli che invece c’erano ma non ricordano più bene»” (dalla prefazione di Luciana Castellina)
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