Questa è la pagina dedicata a Stefano Massini.
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Qualcosa sui Lehman
Lehman Trilogy
«Centosessant’anni di storia del capitalismo vengono squadernati in un continuo saltare fra terzietà saggistiche, flussi romanzeschi, narrazioni di incubi e vaneggiamenti, il tutto punteggiato da isole realistiche in cui l’improvviso andamento da sceneggiatura filmica è inframmezzato di continuo dal commento in contrappunto di un ignoto narratore onnisciente […] È questo congegno, ambizioso e riuscito, di continua osmosi fra dentro e fuori, a farmi avvicinare Lehman Trilogy ai fluviali atti di Strano interludio di Eugene O’Neill, ed è notevole che questa ardita soluzione drammaturgica mantenga la sua vigorosa efficacia nel corso di un trittico quasi wagneriano, dove l’Oro del Reno di un’Alabama negriera giungerà, inevitabile, al Crepuscolo dei divini indici di Wall Street.» (dalla prefazione di Luca Ronconi) «Henry Lehman si guardò attorno: la nave da cui era sceso – il Burgundy – sembrava un gigante addormentato. Ma un’altra nave faceva manovra nel porto pronta a scaricare sul molo number four altri 149 come lui: magari ebrei magari tedeschi magari con le scarpe migliori addosso e una sola valigia al fianco anche loro sorpresi di tremare un po’ per l’emozione un po’ per la terraferma un po’ perché l’America – l’America vera – vista da vicino come un gigantesco carillon fa un certo effetto. Prese un bel respiro afferrò la valigia e con passo spedito – nonostante non sapesse ancora dove andare – entrò anche lui dentro il carillon chiamato America»
7 minuti. Consiglio di fabbrica
Una vecchia e gloriosa azienda tessile viene comprata da una multinazionale. Sembra che non si preparino licenziamenti, operaie e impiegate possono tirare un sospiro di sollievo. Però… Però c’è una piccola clausola nell’accordo che la nuova proprietà vuole far firmare al Consiglio di fabbrica. Chiuse in una stanza a discutere, undici donne dovranno decidere se accettare la riduzione di sette minuti della pausa pranzo. Sette minuti sembrano pochi e la delegata del Consiglio di fabbrica all’inizio è la sola ad avere dei dubbi. Ma a poco a poco il dibattito si accende e ognuna delle donne dovrà ripercorrere pubblicamente la propria vita prima di arrivare al voto. L’originale percorso di Stefano Massini nei territori del teatro politico e sociale lo riporta, in questo caso, sui binari di uno schema classico basato su un fitto dialogo a molte voci in una scena fissa. Il modello potrebbe essere quello di “La parola ai giurati”, un famoso film scritto da Reginald Rose e diretto da Sidney Lumet. Come in quel film i componenti della giuria rappresentavano uno spaccato della variegata società americana degli anni Cinquanta, così in “7 minuti” emerge la complessità della società europea di oggi (la pièce è ambientata in Francia, dove è avvenuto il fatto di cronaca da cui Massini prende spunto): le undici protagoniste sono diverse per età, provenienza, esperienze di vita, paure e ossessioni; alcune più conformiste altre più ribelli.
Dizionario inesistente
Attacismo , caransèbico , quèstico , zeissiano … sono solo alcune delle parole che costellano questo dizionario. Ma non affrettatevi a cercarne altrove il significato: non lo troverete, per il semplice fatto che non esistono. Viceversa, esistono eccome gli stati d’animo che queste nuove parole definiscono: un sorprendente catalogo di umanissime sfumature delle nostre emozioni. Ed è proprio per dar voce a questa variopinta tavolozza che Stefano Massini si è inventato un Dizionario inesistente , che dalla A alla Z ci accompagna in un meraviglioso viaggio letterario, in un rincorrersi di racconti straordinari. Da una carrellata di personaggi reali Massini crea un ventaglio di nuovissimi sostantivi, verbi, aggettivi, talmente efficaci da farti venir subito voglia di usarli nel parlare quotidiano. Ed ecco dunque sfilare l’inventore della penna a sfera László Biró (da cui birismo ), i tenaci guerriglieri cileni Mapuche (che porteranno al verbo mapuchare ), ma anche mostri sacri come Leonardo e Galileo, Leopardi e Kafka, passando per nobili del Seicento e miniere sudafricane, instancabili bugiardi e scienziati camerieri.
Opinioni:
Dopo lo straordinario successo di Qualcosa sui Lehman e dopo aver riscritto Sigmund Freud con irriverente libertà creativa, Stefano Massini ci incanta di nuovo con i suoi magistrali affreschi narrativi. – LaFeltrinelli
Sono tutti vocaboli da inserire nell’area della “deonomastica” e che l’autore conia per legare insieme a un originale raccolta di racconti, vicini per ispirazione, ai monologhi, ben giocati in un docere e delectare a uso del contemporaneo – La Lettura
Cosa c’è di male se da ogni racconto nasce una parola? Chi vuole mi segua in questa raccolta di parole inesistenti: le ho scelte pensando a tutte quelle occasioni in cui “magari ci fosse una parola per dirlo” – Anonimo
Eichmann. Dove inizia la notte. Un dialogo fra Hannah Arendt e Adolf Eichmann. Atto unico
Nel 1960 viene arrestato in Argentina Adolf Eichmann, il gerarca nazista responsabile di aver pianificato, strutturato e dunque reso possibile lo sterminio di milioni di ebrei. Dai verbali degli interrogatori a Gerusalemme, dagli atti del processo, dalla storiografia tedesca ed ebraica oltre che dai saggi di Hannah Arendt, Stefano Massini trae questo dialogo di feroce, inaudita potenza. Il testo è un atto unico, un’intervista della stessa Arendt a colui che più di tutti incarna la traduzione della violenza in calcolo, in disegno, in schema effettivo. In un lucidissimo riavvolgere il nastro, Eichmann ricostruisce tutti i passaggi della sua travolgente carriera, dagli albori nella piccola borghesia travolta dalla crisi fino all’ebbrezza del potere, con Hitler e Himmler raccontati come mai prima, fra psicosi e dolori addominali, in un tripudio di scuderie, teatri e salotti. Da una promozione all’altra, in un crescendo di poltrone, prestigio e denaro, si compone lentamente il quadro della Soluzione Finale, qui descritta nel suo aspetto più elementare di immane macchina organizzativa: come si sperimentò il gas? Quando fu deciso (e comunicato) l’inizio dello sterminio? Come si gestiva in concreto l’orrore di Auschwitz? Ed ecco prendere forma, passo dopo passo, una prospettiva spiazzante: Eichmann non è affatto un mostro, bensì un uomo spaventosamente normale, privo di alcun talento se non quello di trarsi d’impaccio, capace di stupire più per la bassezza che per il genio. Incalzato dalle domande della filosofa tedesca, egli si rivela il ritratto squallidissimo dell’arrivismo, della finzione, del più bieco interesse personale, ma niente di più. È mai possibile che l’uomo più temuto da milioni di deportati, il cui solo nome incuteva terrore, fosse un essere così vicino all’uomo medio? Contraddittorio, superficiale, perfino goffo, Eichmann assomiglia a noi più di quanto si possa immaginare. Ma è proprio qui, in fondo, che prende forma il male: nella più comune e insospettabile piccolezza umana.
Opinioni:
Contraddittorio, superficiale, perfino goffo, Eichmann assomiglia a noi più di quanto si possa immaginare. Ma è proprio qui, in fondo, che prende forma il male: nella più comune e insospettabile piccolezza umana. – LaFeltrinelli
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