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Tutto il bene che mi voglio. Breve corso di amor proprio
In questo manuale Terenzio Traisci, attraverso le storie di cinque personaggi, prende in esame gli ostacoli che ci impediscono di volerci bene, le credenze limitanti e le paure che spesso ci fanno dimenticare dell’amor proprio o ce lo fanno scambiare per egoismo. Ci spiega come mettere in atto alcuni piccoli cambiamenti che indirizzeranno i nostri pensieri e comportamenti in modo utile e produttivo per essere ancora più efficaci e felici al lavoro e nella vita privata.
Molto spesso ci sentiamo frustrati, afflitti o arrabbiati perché non riceviamo quello che ci aspettiamo dai rapporti lavorativi e sentimentali. Purtroppo, però, ciò che otteniamo dall’esterno non dipende interamente da noi. Perché dunque non cominciamo a dedicarci ogni giorno delle piccole attenzioni e a prenderci cura di noi? In questo manuale Terenzio Traisci, psicologo e ideatore dell'”ingegneria del buon umore”, attraverso le storie di cinque personaggi molto diversi fra loro, prende in esame gli ostacoli che ci impediscono di volerci bene, le credenze limitanti e le paure che spesso ci fanno dimenticare dell’amor proprio o ce lo fanno scambiare per egoismo. Attraverso l’analisi dei meccanismi di funzionamento del cervello e delle abitudini, Terenzio ci spiega come mettere in atto alcuni piccoli cambiamenti che, a partire dalle 4 A (ambiente, allenamento, alimentazione, atteggiamento), indirizzeranno i nostri pensieri e comportamenti in modo utile e produttivo per essere ancora più efficaci e felici al lavoro e nella vita privata. Infine, il libro propone un programma in 10 step, con esercizi pratici e guidati, che ci aiuterà a riconquistare noi stessi, insegnandoci ogni giorno a coltivare il nostro amor proprio per dare al mondo la migliore versione di noi.Adelphoe-Heautontimorumenos. Testo latino a fronte
Rappresentate per la prima volta nel 163 e nel 160 a.C., Heautontimorumenos (“Il punitore di se stesso”) e Adelphoe (“I fratelli”) traggono il loro soggetto da opere di Menandro, il grande commediografo greco, e negli intrecci sembrano non discostarsi dal canone: giovani innamorati, genitori che li contrastano, bambini perduti di cui si ritrovano le origini, e immancabile lieto fine. Ma tutta nuova è, in questi come negli altri testi di Terenzio, l’attenzione per la psicologia dei personaggi, che riescono ad affrancarsi dal cliché buffonesco tradizionalmente imposto dal genere comico. Una profonda humanitas coinvolge giovani e vecchi, austere matrone e procaci cortigiane, e Terenzio la indaga con lingua elegante e raffinata.
Opinioni:
«Sono un mostro. Nulla di ciò che è umano mi è estraneo.» – LaFeltrinelli
Eunuco
I fratelli. Per le Scuole superiori (Classici greci e latini)
Adelphoe, i fratelli. E di fratelli, in questa che è l’ultima delle commedie di Terenzio, rappresentata verso il 160 a.C., ce ne sono ben quattro, divisi in coppie simmetriche: la generazione anziana e quella giovane. Dei giovani, Ctesifone è stato allevato in campagna, con metodi all’antica, dal padre Demea, mentre Eschino è cresciuto in città sotto la guida indulgente e comprensiva dello zio Micione. Tema portante della commedia è proprio il confronto tra i due differenti modelli di educazione e di vita. E se gli intrighi amorosi dei giovani mostreranno che la severità non dà frutti migliori della dolcezza, il matrimonio finale del tranquillo Micione sembra adombrare l’assoluta relatività di ogni sistema di valori. L’introduzione di Dario Del Corno arricchisce la lettura del testo illustrando gli aspetti strutturali e stilistici del teatro terenziano.
Il punitore di se stesso. Testo latino a fronte
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