Questa è la pagina dedicata a William Faulkner.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Mentre morivo”.
L’urlo e il furore
Il 1929, passato alla storia come l’anno del crollo di Wall Street che segnò l’inizio della Grande Depressione, è un anno fondamentale anche per la letteratura americana. Escono infatti “Addio alle armi” di Hemingway e “L’urlo e il furore” di Faulkner, una coincidenza che avvicina i libri, diversissimi tra loro, di due amici. Faulkner dà voce barocca a tutte le ossessioni e i fanatismi di quel Sud di cui pativa l’interminabile decadenza, incominciata con la sconfitta nella guerra civile. La mitica contea di Oxford diventa il teatro di un insanabile conflitto tra bianchi e neri, bene e male, passato e presente. Il romanzo è un complesso poema sinfonico in 4 tempi, che scandiscono le sventure di una famiglia del profondo Sud.
Luce d’agosto
“Nella mia terra la luce ha una sua qualità particolarissima; fulgida, nitida, come se venisse non dall’oggi ma dall’età classica”. Così William Faulkner spiegò il titolo del suo settimo romanzo, uscito nel 1932 e subito acclamato come uno dei suoi capolavori. Ed è tra i riverberi crudeli di quella luce implacabile che si consumano le vicende di una folta schiera di personaggi: una ragazza incinta, armata solo di “una riserva di paziente e tenace lealtà”, che si avventura dall’Alabama al Mississippi alla ricerca del padre di suo figlio; un uomo solitario dallo strano nome, Joe Christmas, “con un’inclinazione arrogante e malevola sul viso immobile”, che l’isteria razziale del Sud getta nell’abisso tormentoso del dubbio circa il proprio sangue; un reverendo presbiteriano ripudiato dalla sua Chiesa per l’antico scandalo della moglie adultera e suicida; e, circondati da neri invisibili, gli sceriffi, i taglialegna, i predicatori, le donne “dal volto di pietra”, chi “definitivamente dannato”, chi alla ricerca disperata di una chimerica catarsi.
Mentre morivo
“La struttura e lo stile di ‘Mentre morivo’ esercitano un fascino, a volte esasperante, soltanto se il lettore accetta la sfida di mettere in atto tutta la sua disponibilità percettiva. Bisogna cogliere insieme l’assurdo, il comico, il simbolico, l’inconcluso, la ridicolaggine che incombe sulla tragedia, l’enigma, che non si risolve” (Alfredo Giuliani).
Absalom, Absalom!: William Faulkner
This postbellum Greek tragedy is the perfect introduction to Faulkner’s elaborate descriptive syntax. Quentin Compson and Shreve, his Harvard roommate, are obsessed with the tragic rise and fall of Thomas Sutpen. As a poor white boy, Sutpen was turned away from a plantation owner’s mansion by a black butler. From then on, he was determined to force his way into the upper echelons of Southern society. His relentless will ensures his ambitions are soon realised; land, marriage, children, his own troop to fight in the Civil War… but Sutpen returns from the conflict to find his estate in ruins and his family collapsing. Secrets from his own past threaten to ruin the lives of his children and destroy everything he has worked for.
Santuario
«In confronto ad altri romanzi del Faulkner, Santuario è d’intreccio relativamente scarno: una musica a poche parti, in uno stile staccato, corposo, che s’avviluppa e monta faticosamente, con effetti poderosi … Faulkner ha dato una quantità di prosa di tale altezza e potenza, di così straordinaria complessità di contrappunto, che per molti aspetti sfida qualunque paragone » EMILIO CECCHI
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