Questa è la pagina dedicata a William Styron.
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Un’oscurità trasparente-Una mattina in Virginia
“Un’oscurità trasparente” racconta la personale “discesa agli inferi” di William Styron nella depressione, malattia tanto diffusa quanto misconosciuta. Felicemente in bilico tra la purissima eleganza del racconto e la bruciante urgenza dell’autobiografia, Styron indaga sul legame tra il “male oscuro” e la scrittura anche nelle vicende di altri autori come Virginia Woolf, Albert Camus e Primo Levi. Ma soprattutto ci dà il ritratto più intimo di un grande scrittore, contraltare dei suoi personaggi problematici e tormentati, da Peyton Loftis di “Un letto di tenebre” allo schiavo Nat Turner, fino a Sophie, la protagonista del suo romanzo più celebre. Al memoir, che ebbe un successo dirompente sia negli Stati Uniti, dove uscì nel 1990, sia in Italia, sono accostati i tre racconti di “Una mattina in Virginia”, nei quali uno stesso narratore rievoca la propria giovinezza nel Sud degli Stati Uniti toccando i temi più congeniali a Styron: l’eredità del razzismo, la violenza dei legami familiari, la perdita dell’innocenza.
La scelta di Sophie (nuova edizione)
Un letto di tenebre
Chi è responsabile del suicidio della giovane Peyton Loftis? Suo padre Milton, debole e alcolizzato, legato a lei da un amore morboso? La madre Helen, incapace di affetto, gelidamente inflessibile e chiusa nel suo sterile puritanesimo e nei suoi odi meschini? O Peyton stessa, fragile e oppressa da oscuri sensi di colpa, che si è lasciata avvolgere da una spirale di follia autodistruttiva? Divisi da un’insanabile discordia, i Loftis sono spinti sull’orlo del baratro, e oltre, dagli stravizi del padre. In lotta contro se stessi, alla ricerca dell’innocenza perduta, di un qualsiasi spiraglio di autenticità e di luce, Milton, Helen e Peyton sono al tempo stesso vittime e carnefici della medesima tragedia, la domestic tragedy dell’uomo moderno che, in una soffocante cittadina del Sud degli Stati Uniti, può assumere le proporzioni di una catastrofe esistenziale. Introduzione di Gigliola Nocera.
La lunga marcia. La corsa suicida
Estate 1950. In un campo di addestramento della Carolina, otto marines vengono uccisi da granate lanciate in modo errato; e il colonnello Templeton organizza una marcia forzata, 56 km in una notte, per inculcare disciplina e spirito di corpo a quel migliaio di riservisti che «battono la fiacca» Al romanzo breve «La lunga marcia» si accompagnano in questo volume cinque racconti, inediti in Italia, ispirati all’esperienza personale di Styron: testi che descrivono la vita militare – la sua durezza, le privazioni, le idiozie, ma anche il cameratismo e l’innegabile fascino – smascherandone ogni ipocrita retorica.
Un’oscurità trasparente
Un’oscurità trasparente narra la personale “discesa agli inferi” di William Styron nella depressione. In bilico tra la purissima eleganza del racconto e la bruciante urgenza dell’autobiografia, Styron indaga sul legame tra il “male oscuro”, tanto diffuso quanto misconosciuto, e la scrittura anche nelle vicende di altri nomi della letteratura come Virginia Woolf, Albert Camus e Primo Levi. Ma soprattutto ci dà il ritratto più intimo di un grande autore, contraltare dei suoi personaggi problematici e tormentati, da Peyton Loftis di Un letto di tenebre allo schiavo Nat Turner, fino a Sophie, la protagonista del suo romanzo più celebre.
Opinioni:
Pubblicato nel 1990, il memoir di Styron ebbe un dirompente successo sia negli Stati Uniti sia in Italia. – LaFeltrinelli
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