Questa è la pagina dedicata a Danilo Dolci.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Chissà se i pesci piangono. Documentazione di un’esperienza educativa”.
Danilo Dolci: Environmental Education and Empowerment (SpringerBriefs in Education) (English Edition)
L’educazione
«Un testo ambizioso e importante, che difende la realtà dell’infanzia, i suoi bisogni, le sue intuizioni, non le “idee ricevute”, di una pedagogia tradizionale» – Goffredo Fofi, il Sole 24 Ore
“Sapere inventare con gli altri il proprio futuro è una delle maggiori riserve di energia rivoluzionaria di cui il mondo possa disporre per liberare nuove possibilità di cambiamento. Anche un centro educativo può diventare, nel suo piccolo, un cantiere di tutto questo”.Racconti siciliani (La memoria Vol. 763)
Dal trasmettere al comunicare. Non esiste comunicazione senza reciproco adattamento creativo
Fin dagli anni ’50 Danilo Dolci ha saputo costruire una rete di collaboratori, intellettuali e non, che si sono interrogati in profondità sul senso del comunicare e sulle sue implicazioni sociali, politiche e quindi umane. La tesi di questo saggio pubblicato per la prima volta nel 1988 attinge proprio da questo lungo e intenso lavoro di confronto e di riflessione, e si può riassumere così: la comunicazione di massa non esiste. Perché, “mentre è sempre più facile a uno, trasmettere verso miriadi di singoli, per comunicare non basta l’iniziativa del singolo: occorre l’attivo corrispondere di un altro, di altri”. In altri termini, la comunicazione deve essere sempre un processo bidirezionale in cui non vi è una emittente attiva e un ricevente passivo, in cui non vi sia dunque un “alto” e un “basso”. Danilo Dolci denuncia i danni derivanti in ogni ambito da rapporti unidirezionali, trasmissivi, violenti, e propone l’alternativa della comunicazione, della maieutica reciproca, della nonviolenza. Non si stanca di sottolineare la distinzione tra dominio e potere, in quanto il dominio genera una società violenta. La bidirezionalità che descrive è aperta a tutti, anche ai più poveri e a coloro che solitamente non hanno possibilità di esprimersi, di parlare, di farsi ascoltare e ottenere risposta. Una conferma che più di vent’anni dopo quello di Dolci è un approccio ancora attualissimo nel cercare una strada pedagogicamente efficace all’interno di una società liquida.
Chissà se i pesci piangono. Documentazione di un’esperienza educativa
“Chissà se i pesci piangono”, pubblicato per la prima volta da Einaudi nel 1973, è una delle più significative testimonianze di quella «urgenza di un nuovo impegno educativo» che – all’indomani delle lotte per la diga sullo Jato e di fronte alla disastrosa situazione delle scuole sui territori colpiti dal terremoto (ma non solo) – traduceva la necessità di dar vita a «centri educativi intimamente correlati al lavoro per lo sviluppo dell’ambiente» Il volume documenta tutte le fasi del confronto diretto tra le persone che, attraverso riunioni, laboratori, seminari, condividevano la necessità e le ragioni di quel nuovo impegno educativo: genitori, bambini, ragazzi, insegnanti ma, come riportato nell’ultima parte, anche educatori, musicisti intellettuali di diversa provenienza. “Chissà se i pesci piangono” è un libro di straordinario impegno civile e umano in cui è possibile ascoltare le diverse voci della nostra storia recente e riconoscere istanze e urgenze del nostro presente. Come scriveva lo stesso autore, «ad un lettore attento penso risulterà tutto chiaro, anche oltre le parole»
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