Questa è la pagina dedicata a Marco Pantani.
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Pantani è tornato. Il complotto, il delitto, l’onore
Tutti ricordano le immagini di Marco Pantani scortato dai carabinieri a Madonna di Campiglio il 5 giugno 1999. Un numero, 53, il valore del suo ematocrito al controllo, gli costa un Giro d’Italia condotto trionfalmente. Per qualcuno, quel giorno crolla un mito. Per Pantani è il mondo stesso a crollare. Insieme alla maglia rosa gli sfilano l’onore, e un gran pezzo di vita. È una discesa agli inferi, che il Pirata compie scalino dopo scalino e si consuma il 14 febbraio di cinque anni dopo nel residence di Rimini dove viene trovato morto. Overdose è il verdetto del giudice. Qualcosa di molto simile a un suicidio per il resto del mondo. Qualcuno continua a nutrire dubbi su quella conclusione ma servono nuovi elementi e molto coraggio per spingere la magistratura a riaprire il caso. Tre persone non hanno mai smesso di lottare per restituire l’onore a Marco Pantani e trovare finalmente la verità. Tonina, la mamma, che ha sempre rifiutato la versione ufficiale. Antonio De Rensis, l’avvocato della famiglia, che ha messo testa e cuore in questa battaglia. E Davide De Zan, un giornalista ostinato, che di Marco era amico. Grazie a un lavoro d’inchiesta puntiglioso e serrato, dettagli, fatti e clamorose dichiarazioni si accumulano sotto gli occhi dell’autore e qui vengono documentati e analizzati nella loro sconvolgente evidenza. È così che hanno preso corpo due parole: complotto e criminalità organizzata. Prefazione di Giorgio Terruzzi.
Un uomo in fuga. La vera storia di Marco Pantani
Una storia che non si è ancora conclusa, un atleta che non smette di brillare come uno dei più emozionanti eroi sulla due ruote che il ciclismo abbia mai avuto. Marco Pantani, che ha scritto la sua avventura di salite e risalite una potente pedalata dopo l’altra, con la rabbia caparbia del campione, viene qui raccontato dalla sua manager, che gli è stata accanto dal 1998 fino alla fine. Manuela Ronchi ricostruisce fedelmente le tappe della vita del Pirata, dall’infanzia all’esordio nel ciclismo, dai trionfi al Tour de France e al Giro d’Italia fino all’inizio di quel lento e dolorosissimo declino, cominciato a Madonna di Campiglio, quando Pantani fu escluso dal Giro del ’99 con un valore di ematocrito sopra il consentito. Un libro che ripercorre la vita di un fuoriclasse indimenticato del ciclismo mondiale. Un libro per conoscere l’atleta, per capire l’uomo.
In nome di Marco. La voce di una madre, il cuore di un tifoso
Perché Marco Pantani, nonostante tutto e tutti, resta il ciclista italiano più amato e rimpianto? “In nome di Marco”, nato per cercare di rispondere a questa domanda, scava nel profondo della passione dei tifosi e racconta quello che è successo prima che un ragazzo gracile diventasse il Pirata e dopo la fine della sua vita intensa e tormentata. Per dare ai suoi fan il ricordo più completo di questa vicenda si alternano quattro mani e due voci: la prima è quella di mamma Tonina. La seconda è la voce di Francesco Ceniti, giornalista e fan di Pantani. Sembrava impossibile trovare sorprese, e invece è emersa una clamorosa verità: il test antidoping che escluse Pantani dal Giro del 1999 violava il protocollo in almeno un punto. Da quel 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio, nulla è stato più lo stesso nella vita di Marco. Eppure i suoi sostenitori gli sono stati sempre vicini, fino all’ultimo. Nella terza parte del libro, è di nuovo mamma Tonino a prendere la parola per affrontare montagne alte come lo Stelvio. Si parte da Rimini e da una morte così misteriosa da convincere la famiglia a lottare senza sosta per far riaprire il caso. Si passa attraverso il tema doping con parole dirette, si affronta il doloroso capitolo della droga. Infine, si arriva alle tante iniziative di beneficenza realizzate dalla Fondazione e ai bambini della squadra “Marco Pantani”. Completa il racconto un ricco apparato di preziose immagini che mamma Tonino ha scelto di mostrare per la prima volta.
Pantani era un dio
In quasi dieci anni di professionismo Marco Pantani ha vinto poco più di una trentina di corse, un bottino modesto se paragonato a quelli di Coppi o Merckx, Moser o Cipollini. Eppure il Pirata ha conquistato la storia e il popolo del ciclismo come da tempo nessuno riusciva a fare. Perché era uno scalatore che veniva dal mare. Perché è decollato sul Mortirolo e sul Galibier ma è precipitato nella cocaina e nella depressione. Perché inseguiva l’amore ma finiva a puttane. Perché era un uomo solo. Nel decennale della scomparsa, Marco Pastonesi ricostruisce la carriera di Pantani raccogliendo le testimonianze inedite di chi lo ha frequentato da vicino: i suoi gregari, i dirigenti sportivi, gli amici delle piadinerie. Una polifonia di voci inattese che restituiscono la Romagna da cui non si è mai separato, le montagne che lo hanno consacrato a mito, gli scalatori del passato di cui è stato erede, e le debolezze dell’uomo: il doping, qui raccontato da una prospettiva che scardina i luoghi comuni sul fenomeno, e la droga. “Se Pantani era un solista, e un solitario,” scrive l’autore nell’introduzione “questo libro è il coro delle tragedie greche, è la banda che accompagna un feretro nei funerali di New Orleans, è cento cantastorie che raccontano le gesta di un guerriero, di un bandito, di un pirata, ed è anche una cartina geografica. Qui non c’è giudizio, non c’è sentenza, non c’è verdetto, non c’è ordine di arrivo né classifica generale. Ognuno ha la sua versione”.
Appena sotto il cielo. La più straordinaria delle storie di Marco Pantani
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