Questa è la pagina dedicata a Marina Abramovic.
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Attraversare i muri: Un’autobiografia
Nel 2010, in occasione della retrospettiva che il MoMA dedicò a Marina Abramovic, più di 750mila persone aspettarono in fila fuori dal museo per avere la possibilità di sedersi di fronte all’artista e di comunicare con lei senza dire una parola, in una performance senza precedenti durata più di settecento ore. Una celebrazione di quasi cinquant’anni di performance art rivoluzionaria. Figlia di genitori comunisti, eroi di guerra sotto il regime di Tito nella Jugoslavia postbellica, Marina Abramovic fu cresciuta secondo una ferrea etica del lavoro. Agli esordi della sua carriera artistica internazionale viveva ancora con la madre e sotto il suo totale controllo, obbedendo a un rigido coprifuoco che la costringeva a rincasare entro le dieci di sera. Ma nulla poté placare la sua insaziabile curiosità, il suo desiderio di entrare in contatto con la gente e il suo senso dell’umorismo. Tutto ciò che ancora oggi la contraddistingue e dà forma alla sua vita. Al cuore di “Attraversare i muri” c’è la storia d’amore con il collega perfomance artist Ulay: una relazione sentimentale e professionale durata dodici anni, molti dei quali passati a bordo di un furgone viaggiando attraverso l’Europa, senza un soldo. Un legame che arrivò al drammatico epilogo sulla Grande Muraglia cinese. La storia di Marina Abramovic, commovente, epica e ironica, parla di un’incomparabile carriera artistica che spinge il corpo oltre i limiti della paura, del dolore, dello sfinimento e del pericolo, in una ricerca assoluta della trasformazione emotiva e spirituale. Esso stesso straordinaria performance, “Attraversare i muri” è la rappresentazione vivida e potente della vita di un’artista eccezionale.
Opinioni:
“Avevo fatto esperienza di una libertà assoluta; avevo sentito che il mio corpo era senza limiti e confini; che il dolore non aveva importanza. Ed era inebriante.” – LaFeltrinelli
Marina Abramovic è la performance/conceptual artist più celebrata al mondo ed è probabilmente l’unica dotata di sense of humor – The Sunday Times
Portraits in the presence of Marina Abramovic
“Portraits in the Presence of Marina Abramovic” il libro del fotografo Marco Anelli documenta l’ormai leggendaria performance di Marina Abramovic tenutasi nel 2010 al Museum of Modern Art di New York. In quell’occasione, diventata un punto di riferimento assoluto nel panorama artistico contemporaneo, Marina Abramovic aveva messo in scena una performance di tre mesi in cui i visitatori erano invitati a sedersi di fronte a lei sostenendone lo sguardo. Tra le migliaia di persone che hanno accolto l’invito ci sono stati attori, artisti, musicisti, tra cui Lou Reed, Patti Smith, Björk, Sharon Stone, James Franco ed altri. Arricchita nei contenuti e con una nuova veste grafica, questa edizione offre uno sguardo inedito sugli aspetti preparatori della performance. Per realizzare questo progetto Marco Anelli ha trascorso 716 ore al Museum of Modern Art di New York fotografando l’artista, i visitatori e annotando meticolosamente la durata di ogni contatto visivo.
Marina Abramovic. The cleaner. Catalogo della mostra (Firenze, 21 settembre 2018-20 gennaio 2019). Ediz. inglese [Lingua inglese]
Quando Marina Abramovic morirà
Belgrado 1974. Marina Abramovic dà fuoco a una monumentale stella a cinque punte, simbolo del regime di Tito, e ci si distende dentro fino a svenire per asfissia. Napoli 1975. Uno spettatore le punta al collo una pistola carica: l’artista ha sfidato il pubblico a usare su di lei, risolutamente passiva, uno qualsiasi degli oggetti disposti su un tavolo. New York 2002. Marina vive per dodici giorni in un’abitazione pensile allestita alla Sean Kelly Callery. Digiuna. L’unico nutrimento è l’avido sguardo degli astanti che la osservano bere, dormire, lavarsi e urinare. Tra la schiera di spettatori c’è James Westcott: è il suo primo incontro con “la nonna della Performance Art”, come lei ama definirsi, e l’incipit di “Quando Marina Abramovic morirà”, biografia intima di un’artista che da quarantanni gioca con la morte mettendo il proprio corpo al centro di performance divenute leggendarie. Agli esordi, lanciarsi nell’arte performativa significa per Marina ribellarsi a un’esistenza “militarizzata”, tiranneggiata da una madre che le impone diktat culturali comunisti e non la bacia mai. Cruciale per il decollo da Belgrado è l’unione artistica e sentimentale con il fotografo tedesco Ulay, con cui avvia una collaborazione tanto ardita quanto fruttuosa. A bordo di un furgone Citroen trasformato in casa mobile, la coppia gira l’Europa esibendosi in pezzi che mettono a nudo una simbiosi culminata nel prolifico “Nightsea Crossing”.
Marina Abramovic. Estasi. Ediz.italiana e inglese. Ediz. illustrata
Estasi è una mostra-percorso che presenta i tre video del ciclo The Kitchen. Homage to Saint Therese. I video documentano le performance che Marina Abramovic ha tenuto nel 2009 nelle cucine dell’ex convento di suore clarisse, a Gjion, in Spagna. L’artista ha tratto ispirazione per i tre video dalla lettura dei Diari di Santa Teresa d’Avila, una delle grandi figure del cattolicesimo. La scelta della cucina come ambientazione deriva proprio dalla descrizione che Teresa fa di alcune sue estasi mistiche, avvenute proprio mentre era occupata tra pentole e cibo. I tre video rappresentano un percorso: dalla meditazione sulla condizione umana, Vanitas, si passa al terremoto interiore documentato in Carrying the Milk, per approdare all’estasi vera e propria con Levitation. Nella cucina Marina Abramovic trova anche ricordi autobiografici: era quello il luogo delle confidenze con la nonna Milica che avevano segnato la sua infanzia. «Quando mi sono trovata nella cucina del convento è come se avessi visto un miracolo davanti a me: mi sono accorta che era un lavoro che stava già nella mia testa»
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