Questa è la pagina dedicata a trattato di Norimberga.
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Norimberga. Il processo
Promosso dalle quattro potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale, il processo di Norimberga vide alla sbarra alcuni tra i maggiori gerarchi del regime nazista: dal novembre del 1945 all’ottobre del 1946, una mole gigantesca di documenti e testimonianze gettò piena luce su atti di barbarie inauditi nella storia del genere umano per dimensioni e intensità. L’applicazione, in questa sede, del diritto internazionale ai crimini di guerra e contro l’umanità segna la chiusura di una fase storica sfociata nell’Olocausto e, nel contempo, intende creare i fondamenti di una nuova era, promuovendo la pace tra le nazioni e il rispetto dei diritti umani. Il passaggio da una fase all’altra è illustrato in queste pagine agili e avvincenti, che ripropongono le tappe essenziali di un giudizio destinato a lasciare un segno indelebile nella coscienza di tutti, vincitori e vinti.
1945 Germania anno zero. Atrocità e crimini di guerra Alleati nel «memorandum di Darmstadt»
Nel campo di internamento americano 91 a Darmstadt, nel 1946, in segreto, su richiesta del collegio di difesa di Norimberga, fu formato un comitato di lavoro di avvocati internati, davanti al quale circa 6.000 testimoni diretti fecero dichiarazioni giurate da aprile a luglio 1946 sulle violazioni delle leggi e delle regole di guerra da parte degli Alleati: dagli eccidi dei tedeschi etnici in Polonia nel 1939 alle uccisioni dei prigionieri di guerra da parte sovietica prima – spesso con casi di torture e mutilazioni – e Alleata poi, dalle violenze sessuali e brutalità contro i civili dei soldati Alleati agli stupri di gruppo e massacri di massa sovietici nelle province orientali della Germania nel 1944-1945, sino all’applicazione delle draconiane misure punitive del piano Morgenthau e della direttiva JCS-1067 statunitense contro le “forze nemiche disarmate” tedesche nei campi di prigionia in Germania e Francia e contro la popolazione tedesca stremata dalla guerra. Per la prima volta tale raccolta viene pubblicata in italiano, assieme a una sconvolgente raccolta di immagini, molte delle quali inedite, illustrante questi crimini di guerra e contro l’umanità spesso taciuti.
Storia della Shoah (Schulim Vogelmann Vol. 173)
The Nuremberg Nazi Trial: Excerpts From the Testimony of Herman Goering, Albert Speer, Auschwitz Commandant Rudolf Hoess, and Others (English Edition)
I funamboli della parola. Le traduzioni che hanno cambiato la storia
I rapporti diplomatici raramente funzionano senza un esercito invisibile di traduttori e interpreti. Pur trascurati, alcuni di essi sono riusciti ad alterare, nel bene o nel male, gli eventi della storia. Anna Aslanyan – giornalista russo-inglese con molti anni di esperienza nel settore – esplora i retroscena di astuzia e ambizione, eroismo e incompetenza, che hanno avuto come protagonisti i professionisti della traduzione, scoprendo fin dove può arrivare un semplice malinteso.
«In politica, in diplomazia, in letteratura: un’addetta ai lavori nata in Russia, inglese d’adozione, ci racconta quest’arte difficile. Con esempi da Montaigne a Krusciov» – Wlodek Goldkorn, Robinson «Un prezioso scrigno di storie sulle incredibili imprese dei traduttori con un enorme cast di eroi. Con una lucidità trascinante, Anna Aslanyan spiega le complessità e gli enigmi che i professionisti delle lingue hanno affrontato nel corso dei secoli, mostrando quanta abilità, coraggio, ingegno e arguzia serve per mantenere la pace, diffondere la parola e favorire il dialogo tra i popoli del mondo» – David Bellos, autore di Is That A Fish In Your Ear? «Un colorato tributo ai traduttori e agli interpreti che hanno lavorato duramente nel corso della storia, oliando – o intasando – le ruote della diplomazia e della cultura. Passando da santi a imbroglioni, da fannulloni ad avventurieri, da pedanti a geni, Aslanyan traccia una vivace storia di un’arte sottovalutata. Godibilissimo» – Gaston Dorren, autore di Babele e Le 60 lingue che uniscono l’Europa Hiroshima sarebbe stata bombardata lo stesso se il dispaccio giapponese non fosse stato tradotto in modo ambiguo? La resa delle barzellette di Berlusconi ha dato una svolta alle cene del G8? Come reagì l’interprete ebreo di Göring durante il Processo di Norimberga? Che ruolo hanno avuto i dragomanni o i dizionari idiomatici nel dichiarare guerre o tessere alleanze? Quando una frase galante diventa offensiva?Aslanyan prova a dare una risposta ricorrendo a diciotto esempi tratti da varie epoche e culture: dagli intrighi di corte risolti da zelanti interpreti al duello fra Nixon e Chruščëv, dalla Brexit fino agli «shithole countries» menzionati da Trump. Riflette, infine, sul ruolo dei traduttori nel prossimo futuro, quando la loro versatilità dovrà superare l’intelligenza di algoritmi di traduzione sempre più efficaci.Le storie qui raccontate in modo fulminante e ironico mostrano i traduttori al lavoro e le conseguenze, spesso memorabili, della loro mediazione. E sono un omaggio ai professionisti della traduzione, che lavorando all’ombra devono conseguire diversi obiettivi in contemporanea: ottenere il senso corretto delle frasi, attraversare (e non violare) certi patti sociali, mantenere l’equilibrio culturale. Non è un caso che Aslanyan compari il traduttore a un funambolo che danza nel vuoto: la sua è un’impresa creativa, ma a volte può essere perfino fatale.Se volessi saperne di più, dai un’occhiata al nostro canale Youtube!
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