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Osimo, un trattato che fa ancora discutere
Col Trattato di Osimo l’Italia ha chiuso l’annoso contenzioso confinario con la Jugoslavia. Veniva così definitivamente ceduta una ulteriore porzione del territorio nazionale. Il tutto con una operazione quasi segreta ignorando la voce degli italiani esodati nel dopoguerra e ragionando in termini di realismo opportunista. Nella penalizzante conclusione della vicenda della Zona B del Territorio libero di Trieste è stata determinante la subordinazione ad interessi di equilibrio internazionale considerati condizionanti dalla classe politica del tempo. La cessione del territorio è avvenuta alla vigilia della disintegrazione della vicina repubblica comunista. Gli esuli italiani e la restante comunità italiana in Istria nessun vantaggio hanno tratto dalla chiusura della vicenda. Neppure l’entrata nell’Unione Europea di Slovenia, nel 2004, e Croazia, nel 2013, hanno mitigato le conseguenze drammaticamente negative della cessione del territorio nazionale. Sulla complessa vicenda Coordinamento Adriatico ha chiamato a una riflessione specialisti di diritto internazionale e relazioni internazionali per una pacata pubblica riflessione.
Manuale del traduttore
Il testo si basa sull’esperienza di traduzione dell’autore e dell’insegnamento della traduzione, intesa sia come pratica, sia come teoria applicativa. Il libro si propone come guida per insegnare l’arte di tradurre e come manuale di consultazione anche per il traduttore professionale. Il volume riporta un ricco glossario che, raccogliendo in ordine alfabetico i termini tecnici delle discipline pertinenti, aiuta a risolvere i principali punti critici; nel glossario sono riportate le norme redazionali di carattere generale (aggiornate alle ultime disposizioni ISO e UNI) cui attenersi per strutturare il testo tradotto.
Dama con cagnolino – racconto: Versione filologica a cura di Bruno Osimo
«Un ozio perfetto, questi baci in mezzo al bianco del giorno, con circospezione e paura d’essere visti, il caldo, l’odore del mare e il continuo balenare davanti agli occhi di persone oziose, eleganti, sazie lo avevano come rigenerato» In certi passi la voracità e la golosità – l’oralità – vengono apertamente contrapposte ai sentimenti, come qui, dove al dramma dell’amore impossibile si sovrappone il dramma della sua incomunicabilità, perché Gurov si ritrova circondato da persone che vivono l’intera loro vita ruotando intorno al cibo: «E ormai era afflitto dal forte desiderio di condividere con qualcuno i suoi ricordi. Ma a casa non poteva parlare del suo amore, e fuori casa non c’era nessuno. Non con i vicini e nemmeno in banca. E di che cosa parlare? Quindi la amava veramente? […] “Se lei potesse sapere quanto era affascinante la donna che ho conosciuto a Âlta!”. Il funzionario salì sulla slitta e partì, ma improvvisamente si voltò e chiamò: “Dmitrij Dmitric!” “Che cosa?” “Aveva ragione prima: lo storione aveva un odorino così così!” […] Che costumi selvaggi, che gente! Che serate senza senso, che giornate poco interessanti, insignificanti! La smania del giocare.
Non basta diventare grandi per essere adulti
Se qualcuno vi chiedesse quando si diventa adulti, cosa rispondereste? Siamo sicuri che indipendenza economica, lavoro, tetto sopra la testa, razionalità di pensiero siano condizioni per potersi definire adulti? Finché non prendiamo in carico la nostra infanzia, finché non la guardiamo, curiamo, risarciamo, ascoltiamo, adulti non lo diventeremo mai. Prenderla in carico non significa tenere in vita il bambino che siamo stati, al contrario. Significa guardare con lucidità indietro, nel viaggio iniziale che ha formato quello che siamo ora, ridando i giusti pesi e restituendo ciò che non ci appartiene. Questo non è un lavoro interiore riservato a chi ha figli, tutt’altro, è un’immersione necessaria a chiunque, perché l’infanzia è una condizione umana imprescindibile per tutti noi. Solo così scopriamo chi siamo ora, se siamo padroni della nostra vita, e capiamo come metterci al suo timone. Questo è il modo per smascherare e disinnescare copioni tossici che creano sofferenza e rendono prigionieri. Questo è il modo, perché il segreto delle nostre esistenze è nell’infanzia, scatola nera e quartier generale del nostro esserci. Da lì tutto è cominciato e, quando ci perdiamo, è esattamente lì che dobbiamo tornare.
Opinioni:
In questo libro Emily Mignanelli traccia il confine di dove finisce l’infanzia e inizia l’adultità, oltre il quale si apre la strada verso una vita pienamente nostra. Per noi, e per i figli che dobbiamo crescere. – LaFeltrinelli
Ho conosciuto la donna che sussurrava ai bambini. Non solo ai nostri. Anche a quelli che siamo stati noi e che, da qualche parte, sempre saremo. Quella donna si chiama Emily Mignanelli – Chiara Gamberale
DAL DIKTAT CAPESTRO AL TRADIMENTO DI OSIMO. CON L’ELENCO AGGIORNATO DEGLI INFOIBATI
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