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Libertà, prassi, soggettività: La filosofia di Marx (Contro Cultura)
La scienza della prassi. Da Etica nicomachea e Politica
A differenza delle scienze teoretiche che ricercano il sapere per se stesso, la scienza che riguarda la prassi, ossia le azioni interumane, ricerca il sapere come guida per l’agire. Questa scienza è detta da Aristotele politica ed ha per oggetto ciò che costituisce il bene per l’uomo, bene che “è identico per il singolo e per la città”. Etica individuale e politica in senso stretto sono quindi due momenti complementari di un’unica scienza che è la scienza della prassi. “Etica Nicomachea” e “Politica” vanno quindi lette in questa prospettiva unitaria.
Questa è architettura. Il progetto come filosofia della prassi
L’architetto deve saper guardare al di là dei modelli di operatività puramente esecutiva verso cui la contemporaneità sembra volerlo spingere, deve riattingere a una «filosofia della prassi» dove il pensare e l’agire si presentano inestricabilmente connessi.
Da sempre l’architettura si fonda su una complessa interazione tra la mente e gli aspetti legati alla sfera dei sensi. Da questo punto di vista, un contributo fondamentale lo ha fornito la mano, mediatrice dell’idea attraverso il disegno, e capace in taluni casi di darle direttamente forma mediante un’azione mimetica. In ciò l’architettura rivela di non essere affatto riducibile a mera astrazione, ma di avere a che fare con il corpo. In un’epoca come l’attuale, che tende a sottoporre ogni processo produttivo a una drastica razionalizzazione, non è facile mantenere vivo questo accordo. E non soltanto perché oggi la progettazione è inevitabilmente regolata da programmi di disegno automatizzato. Sempre piú spesso nelle società dominate da un capitalismo finanziario smaterializzato l’architettura si limita a soddisfare le esigenze del mercato, al piú considerata come la nobile ereditiera di un illustre passato. Ciò impone all’architetto di rispondere a un duplice appello. Se da un lato deve prendere coscienza del ruolo di intellettuale e non di semplice tecnico, dall’altro deve difendere un modo di pensare e organizzare lo spazio e la materia che ne custodisca il rapporto con quella prima radice a cui sono sempre stati connessi: il tempo. Un’architettura che davvero riesca a farsi forma concreta di queste problematiche può proporsi come rimedio per le società odierne, ammalate della carenza di un agire e sentire collettivo. È in tale prospettiva che la pratica dell’architetto dovrebbe guardare al di là dei modelli di operatività puramente esecutiva, riattingendo a una filosofia della prassi, dove il pensare e l’agire sono inestricabilmente connessi.Il trascendentalismo della prassi, la filosofia della Resistenza
Mario Dal Pra e Andrea Vasa sono noti per la loro ammirevole attività filosofica; ma forse pochi sanno che entrambi hanno partecipato, con incarichi di responsabilità, all’interno del Partito d’Azione, alla lotta di Liberazione alla quale ciascuno di noi può e deve guardare con riconoscenza. Ed è quella concreta esperienza storica della Resistenza che noi ritroviamo, elaborata e insieme trasfigurata, nel loro pensiero filosofico. Gli elementi più vivi di quella esperienza sono i valori cui si ispira il trascendentalismo della prassi: libertà, dignità, responsabilità, ma anche consapevolezza del rischio e della possibilità di insuccesso. La ribellione antifascista si traspone, sul piano filosofico, come ribellione contro ogni filosofia che pretenda, dogmaticamente, di limitare o soffocare la libertà di pensiero e di azione; l’esperienza partigiana si mantiene viva come proposta di una prassi edificata sull’assunzione di responsabilità radicali e di un profondo e costante impegno morale e civile, a cui ciascuno di noi non può restare insensibile, volti alla trasformazione del mondo secondo istanze del tutto umane. È un appello a che l’uomo si faccia protagonista della propria esistenza e della storia, in un orizzonte sempre aperto di possibilità. I saggi qui raccolti, che coprono gli anni dal 1948 al 1957, se da un lato offrono una importante documentazione storica del contesto filosofico, specialmente italiano, con il quale gli autori si confrontano criticamente, dall’altro lato costituiscono, oltre che un esemplare insegnamento metodologico, una proposta di superamento del relativismo, mediante il richiamo a una istanza di un valore possibile, in grado di fornire, al di là di ogni concreta epoca storica, senso all’esistenza soggettiva ed unità alla storia dell’umanità. Le vite di Mario Dal Pra e Andrea Vasa sono singolarmente parallele. Entrambi hanno fatto esperienza di insegnamento della filosofia presso istituti liceali, entrambi hanno aderito al Partito d’Azione ed entrambi hanno militato nel gruppo di Ferruccio Parri. La loro fraterna amicizia, che li ha legati per tutta la durata della loro vita, è nata negli anni del comune insegnamento presso il liceo Carducci di Milano, dopo la fine della guerra, ed è maturata negli anni dell’elaborazione del trascendentalismo della prassi e della collaborazione alla Rivista critica di storia della filosofia (fondata da Dal Pra).
Lenin e la dialettica. Teoria e prassi di un metodo rivoluzionario
Ponendo al centro il tema della contraddizione oggettiva, la dialettica descritta da Hegel e accolta da Marx rappresenta uno dei più interessanti e persuasivi modi per decifrare il conflitto. Ignorata o fraintesa dalle socialdemocrazie europee, la dialettica suscita il grande interesse di Lenin, che la studia e la usa come arma teorica per l’individuazione delle contraddizioni dell’arretrata Russia zarista e nel confronto con le altre correnti politiche del tempo. Affiancando allo studio di Marx la dialettica di Hegel, Lenin sottrae il marxismo all’ortodossia della Seconda Internazionale, riflettendo su nodi critici irrisolti quali la teoria dello Stato e la prospettiva comunista. Alla luce di queste considerazioni, l’autore si propone di ricostruire alcune tappe del dibattito sulla dialettica dopo Hegel, concentrandosi non solo sugli aspetti strettamente teorici, ma anche sul peso che essa ha avuto nelle analisi e nelle scelte politiche di Lenin, sullo sfondo delle vicende che hanno preparato la Rivoluzione d’ottobre e accompagnato la costruzione dell’URSS.
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