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Pantere nere. Storia e mito del Black Panther Party
“Pantere Nere” è la storia di un leggendario gruppo di rivoluzionari neri nel “ventre della bestia” Usa, che ha caratterizzato in modo unico il movimento degli anni Sessanta del secolo scorso. La loro immagine – giovani armati e risoluti che volevano controllare gli abusi della polizia nel ghetto e liberare la colonia nera – ha scatenato il prurito sensazionalista dei mass media e spaventato a morte l’America bianca. Partite da un Martin Luther King nel 1968 – crebbero fino a diventare un’organizzazione nazionale, definita “la più grande minaccia alla sicurezza interna degli Stati Uniti” da J. Edgar Hoover, direttore dell’Fbi. Il Black Panther Party fu affrontato dalle istituzioni con tutti i mezzi possibili, legali e illegali, e fu creato uno specifico programma segreto dell’FBI per annientarlo. La “guerra sporca” dello Stato e le contraddizioni interne riuscirono a neutralizzare le Pantere Nere, ma il loro esempio, che ha ispirato movimenti in tutto il mondo, è tuttora vivo nella cultura e nei valori degli africano-americani.
Ho fatto un sogno, cambiare il mondo. La rivolta delle Pantere nere
Negli anni in cui il conflitto razziale raggiunge negli Stati Uniti il livello di massima tensione, balza agli onori delle cronache il caso di Angela Davis, leader afroamericana del partito comunista che, dopo una lunga latitanza, viene incarcerata per via del suo presunto coinvolgimento nella rivolta del 7 agosto 1970, giorno in cui Jonathan Jackson e altri membri delle Pantere Nere tentano di fuggire da un’aula di tribunale con alcuni ostaggi al seguito. Scagionata con formula piena dalle accuse che l’avevano tenuta in cella, il carcere rimarrà una ferita sanguinante non soltanto per la giovane attivista, ma anche per la difettosa democrazia statunitense di quel periodo. La terribile vicenda non impedirà a Davis di continuare la sua militanza e la sua lotta per i diritti civili. Questa antologia da lei curata mira a raccogliere sotto tematiche unitarie le testimonianze e i documenti di una moltitudine di forze politiche allo scopo di contribuire alla costituzione di un fronte compatto contro la repressione esercitata dai governi.
Conversazione con Eldridge Cleaver. Intervista al leader delle Pantere Nere
Cleaver, antieroe in calzoni neri, giacca di cuoio nero, basco nero e nero fucile – la divisa delle Pantere – incarna l’inevitabile reazione della vittima verso una società pronta a investire miliardi di dollari in guerre sanguinose, mentre milioni dei suoi cittadini continuano a soffrire la fame e a essere tormentati dalla miseria, dal razzismo, dallo sfruttamento e dalla repressione. È questo senso di squilibrio e di ingiustizia, un’ingiustizia sperimentata ogni giorno e di prima mano, che spinge uomini come Eldridge Cleaver a diventare rivoluzionari. In questo libro, il giornalista americano Lee Lockwood intervista il leader delle Pantere nere durante il suo esilio ad Algeri. Una spietata analisi della società americana.
Vogliamo la libertà. Una vita nel partito delle Pantere Nere
“We Want Freedom” è l’autobiografia politica di Mumia Abu-Jamal, attivista, giornalista radiofonico e, per molti anni, responsabile dell’Informazione per la sezione di Philadelphia delle Black Panther. La militanza all’interno dell’organizzazione rivoluzionaria afro-americana e la sua instancabile opera di denuncia nei confronti della corruzione di politici e poliziotti locali, che portò Abu-Jamal a essere considerato la “voce dei senza voce”, attirarono ben presto le attenzioni dell’FBI e del COINTELPRO. Abu-Jamal era considerato dalle autorità “un soggetto da sorvegliare e internare in caso d’allerta nazionale” e proprio per questo diventa estremamente complesso decifrare cosa accadde la notte del 9 dicembre 1981, quando l’attivista venne incarcerato a seguito di una sparatoria che lasciò a terra il poliziotto Daniel Faulkner. Intorno al processo e alla condanna di Mumia si è creata una mobilitazione internazionale: da Noam Chomsky a Colin Firth, da Angela Davis ai Rage Against the Machine. Mumia è diventato un simbolo della lotta contro la pena di morte, che gli è stata commutata in ergastolo soltanto nel 2008. Dal braccio della morte, dalla cella di isolamento, ovunque si trovasse, Abu-Jamal non ha mai smesso di far sentire la propria voce tramite i suoi diari e i suoi scritti politici. Attraverso un meticoloso lavoro di ricerca, il libro incrocia biografia personale e collettiva, memoria privata e storica, per ricostruire il cammino del popolo afro-americano dalla schiavitù a oggi e per raccontare la nascita del Partito delle Pantere Nere e delle lotte contro la discriminazione razziale.
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