Questa è la pagina dedicata a libri thriller recenti.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Tod zwischen den zeilen: Commissario Brunettis dreiundzwanzigster Fall: 23”.
Ferro recente
Fois è uno scrittore tutto fatti e concretezza che utilizza le tecniche e i ritmi del noir per raccontare le delusioni e gli errori di una generazione che finisce per tradire se stessa. Il titolo ci rimanda ironicamente alle periodizzazioni dei manuali di storia, per i quali il tempo della civiltà nuragica è divisa in cinque fasi. La quinta e ultima, quella del Ferro recente, è durata dal 500 al 238 a. C., anno in cui la Sardegna cade sotto il dominio di Roma.
L’altro figlio
Janie è una madre single che vive per il piccolo Noah, nato da una notte di passione consumata su una spiaggia di Trinidad con un perfetto sconosciuto. A quattro anni Noah mostra di conoscere cose di cui nessuno gli ha mai palato. Un bambino prodigio, e tuttavia un bambino con oscuri comportamenti che sgomentano la madre, al punto da spingerla a sottoporlo a una perizia psichiatrica per garantirgli una prospettiva di vita normale. L’esistenza dello psichiatra Jermoe Anderson, invece, è da tempo priva di prospettive. Dopo la morte della moglie e la terribile diagnosi di afasia primaria progressiva, un tipo di demenza degenerativa che colpisce le aree del linguaggio, il medico ha deciso di abbandonare per sempre le proprie, infruttuose, ricerche sulla vita dopo la morte. Quando però Janie e Noah si presentano, disperati, al suo cospetto, comprende che il destino ha voluto riservargli un’ultima, irripetibile occasione. Con una prosa chiara, suggestiva e intima, e dei personaggi ricci di vita e di sentimento, Sharon Guskin ci racconta una storia caratterizzata da numerosi colpi di scena e con un finale sorprendente.
Opinioni:
Un romanzo sull’innocenza dell’infanzia, la speranza, l’amore e la solidarietà. – Il venerdì di Repubblica
Una storia piena si suspense, emozionante e commovente. – Internazionale
La stagione della caccia
In un libretto su una strage di stato a ridosso della rivoluzione siciliana del 1848, pubblicato qualche anno fa (monografia storica, ma scritta con la grazia e l’umorismo del narratore), Camilleri ripeteva un’idea a lui evidentemente molto cara. Che i siciliani sono «tragediatori», sono paghi cioè soltanto quando possono finalmente fondere insieme la vita e la scena, recitare, appunto sulla scena della vita, ciò che succede loro veramente tornando in illusione a comandare sulla sorte e mutandola in sogno. Di questo teatro della vita Camilleri mostra di amare soprattutto il lato di commedia; e commedia – racconto della commedia che un paese siciliano di fine Ottocento inscena vivendo una catena di morti e un amore cocciuto – è La stagione della caccia. Ma non commedia dell’arte, farsa di macchiette; al contrario, genere alto, in cui ciascuna delle parti in gioco è un personaggio scolpito – con un brio che dà tenace divertimento – nell’atto in cui svolge il suo gioco delle parti. Camilleri spiega di aver tratto l’idea del romanzo (che avrebbe potuto essere piegato linearmente a intrigo giallo, e lo è invece a sorpresa, tortuosamente) da una battuta registrata nella famosa Inchiesta sulle condizioni della Sicilia del 1876. All’interrogante, che chiedeva se si fossero verificati fatti di sangue in un paesino, veniva risposto: «No. Fatta eccezione del farmacista che per amore ha ammazzato sette persone» Come a dire: non è successo nient’altro che un sogno. Il sogno che questo libro viene a raccontare.
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