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Il prigioniero dell’interno 7
Vittorio ha poco piú di quarant’anni e per lavoro commenta notizie curiose su un quotidiano nazionale: un giorno scrive di granchi che scappano dai loro acquari, un altro di ricerche secondo cui l’universo odora di pancetta abbrustolita, o di piedi, o di lampone. Quando arriva, la pandemia lo prende in contropiede e in un attimo accartoccia la sua vita, proprio come succede a milioni di persone intorno a lui. Da un giorno all’altro Vittorio si ritrova a fare i conti con una realtà inaudita e il suo universo finisce per coincidere a poco a poco con i confini del condominio. Nessuno lo lascia in pace: la sua impegnativa quasi-fidanzata che gli si presenta sul pianerottolo con le valigie in mano, la vicina di casa filantropa che lo coinvolge nei suoi tentativi di aiutare il prossimo, l’anziano dirimpettaio che perde colpi, per non parlare degli agguati telefonici della madre che cerca di farlo sentire in colpa nei modi piú fantasiosi. Forse è un uomo buono a sua insaputa, Vittorio, di certo preferisce nascondersi dietro all’umorismo e alle battute feroci. Ma mentre una dopo l’altra cadono le certezze di sempre, lui ne ricava di nuove: che durante una pandemia i cani si possono noleggiare, che Andy Warhol può colonizzare la mente di un architetto svampito e che pure una signora anziana può innamorarsi. E, forse, che può provare a essere felice persino lui. Neanche rimanendo asserragliato nel suo appartamento, dietro una cortina di articoli satirici e di vita sbirciata dalla finestra, Vittorio riesce a ottenere l’unica cosa che gli sta davvero a cuore: non essere coinvolto da niente, mai, per nessun motivo. Anzi, nei giorni lenti del lockdown diventa suo malgrado il punto di riferimento di una comunità casuale e sgangherata: quella dei vicini di casa. Lui non lo sa ancora, ma è proprio mentre fuori infuria la tempesta che finalmente potrà imparare qualcosa del mondo e di se stesso.
Opinioni:
Neanche rimanendo asserragliato nel suo appartamento, dietro una cortina di articoli satirici e di vita sbirciata dalla finestra, Vittorio riesce a ottenere l’unica cosa che gli sta davvero a cuore: non essere coinvolto da niente, mai, per nessun motivo. Anzi, nei giorni lenti del lockdown diventa suo malgrado il punto di riferimento di una comunità casuale e sgangherata: quella dei vicini di casa. Lui non lo sa ancora, ma è proprio mentre fuori infuria la tempesta che finalmente potrà imparare qualcosa del mondo e di se stesso. – LaFeltrinelli
Floriana dice che sono uno sfigato di successo, e che prima o poi dovrò decidere quale di queste mie due inclinazioni assecondare. – Anonimo
Un calcio in bocca fa miracoli
“Io non ho più interesse per niente e nessuno, rubo penne, passeggio per strade degradate, sbavo per una portinaia e basta, basta così”, dice di sé il narratore di questa storia, un vecchiaccio sgradevole e scorretto, burbero, perfido. Irresistibile. E se la portinaia di cui si è invaghito – una donna sulla sessantina, attraente, ‘sciabile’- accetta la corte di un barista con i denti rifatti; se la sua ex moglie, che era “un vortice di generosità, di capricci, di ovulazioni, di piccole iniziative stupefacenti”, lo guarda come se fosse il suo gommista; se con la figlia parla per lo più del tempo, a lui non resta che raccontare, divagando, di tutto questo. E raccontare di Armando, il suo migliore amico. La parte buona del carciofo che è lui. Una persona rara, gentile, positiva. Con un progetto folle in testa. Sì, perché se tutti vogliono lasciare qualcosa dopo la loro morte, “chi una tabaccheria avviata, chi un grande romanzo, qualcun altro una collezione di lattine di birra”, Armando vuole lasciare un amore. Si è messo in testa che due ragazzi del quartiere che ancora non si conoscono, Chiara e Giacomo, sarebbero una coppia perfetta, e intende dare una mano al destino. Pretesa, questa, che l’intrattabile vecchiaccio reputa ridicola e tenta di osteggiare in tutti i modi. Ma dopo aver impiegato oltre settant’anni per convincere gli altri a non contare su di lui, si ritroverà coinvolto dalla fastidiosa, insistente, implacabile fiducia nella vita di Armando.
Accendimi
C’è chi trova l’amore nell’aria. Caterina ha una pasticceria. E ha un fidanzato medio, delle amiche medie, una vita media. È insomma serenamente disperata, fa parte del grande fiume d’insoddisfatti che tutti i giorni, da ogni parte del mondo, riceve milioni di affluenti. Finché un giorno non trova nel retrobottega del negozio una radio. Il primo miracolo è che dopo tutti quegli anni funzioni ancora. Il secondo è che la voce che parla da lí dentro parli solo a lei, a lei e nessun altro. E dica cose bellissime, che a poco a poco fanno nascere un sentimento che assomiglia in maniera preoccupante all’amore, «quello stato tragico e soave in cui riusciamo a sospirare davanti a un passo carrabile»
Opinioni:
Facendoci ridere a ogni pagina, con l’intelligenza e l’ironia che apprezziamo ogni giorno alla radio, Marco Presta ci conquista ancora una volta con la forza della sua scrittura. – LaFeltrinelli
Un libro con le frasi fulminanti e paradossali a cui Presta ci ha abituato, ma con malinconia e poesia estranee al Ruggito del coniglio – Il venerdí di Repubblica
L’allegria degli angoli
Lorenzo è un geometra, ma ha imparato a proprie spese che di geometrico a questo mondo c’è veramente poco. Le rette parallele, nella realtà, finiscono spesso per incontrarsi, e il quadrato costruito sull’ipotenusa, probabilmente in modo abusivo, non equivale mai alla somma dei quadrati costruiti sui cateti. Vive con la madre, circondato da un piccolo gruppo di amici, tra cui Massimo, pervaso da un’insana passione per gli articoli da bagno, e Fabio, detto “Il Tranquillizzatore” per la sua capacità di confortare tutti con prevedibili ma graditissime frasi di rito. Lorenzo è serenamente disperato, perché gli manca una cosa fondamentale: il lavoro. Così si piega a fare di tutto, persino la statua vivente in una piccola piazza del centro. Trasformandosi da mite geometra a faraone immobile, dal suo angolo comincerà a vedere il mondo. Osserverà il microcosmo che gli sfila davanti: turisti euforici, connazionali annoiati e un cane bruttissimo, ad esempio. E s’innamorerà, molto, di una ragazza che non fa proprio per lui, d’altra parte “all’interno d’ogni amore deve esserci un circuito stampato, fragile e complicato, che lo rende unico e incomprensibile”. Piloterà nell’ombra qualche vita che gli è cara, nel frattempo. Ma soprattutto, alla fine, lui, proprio lui, messo all’angolo e spalle al muro, farà un gesto imprevisto che ha la forza di un’esplosione: uno di quei gesti che possono inaugurare una nuova vita.
Fate come se non ci fossi
MARGHERITA… PERCHÉ?: questa la drammatica scritta apparsa su un muro di quartiere, che in pochi giorni fa nascere un serrato dibattito. Lungi dal pensare che si tratti di un dubbio amletico sulla scelta della pizza, tutti indagano sul grido inascoltato, chiedendosi quale disperazione sentimentale possa mai celare. Piero vive nell’attesa spasmodica di fare la battuta giusta, «vuole renderti felice fino ad ammazzarti» Alfonso si presenta ogni giorno in uno studio radiofonico, siede al suo posto, accende il microfono e comincia a parlare. Non va piú in onda da anni, ormai, ma lui parla lo stesso. Sono solo alcuni dei personaggi di questo libro, memorabili, comici, malinconici, alcuni deliberatamente sopra le righe, altri simili al nostro vicino di casa, ma tutti accomunati dal tentativo di vivere e sopravvivere tra i relitti di un mondo ridicolo, sminuzzato, che non può fare a meno di cercare ostinato il suo senso. Uno sguardo caustico e perplesso, profondamente partecipe, quello di Marco Presta, che si tuffa tra gli altri con un triplo carpiato restituendoci un’umanità che ci fa sorridere e pensare, senza giudizio, sí, ma anche senza facili vie di fuga. E nel susseguirsi di episodi esilaranti, pensieri «gradassi», storie e idee di storie, riflessioni ironiche, dinamitarde, luminose, viene fuori il libro di un misantropo gentile, di un uomo che si è buttato nel mondo a modo suo, per raccontarcelo. Il mondo, visto da Marco Presta, somiglia sorprendentemente al nostro – ma fa molto piú ridere. Tuo figlio ti estorce per la prima volta le chiavi della macchina, il tuo barbiere ti espone la sua visione teo-logica, tua moglie chiede a te – maschio inetto – di sistemare la caldaia rotta: tutto può offrire lo spunto per considerazioni piú vaste. Perché si sa, profondità e leggerezza viaggiano a braccetto come una coppia irresistibile.
Opinioni:
Zio Michele ride. Non c’è una ragione precisa, col tempo è diventato riso-autonomo. – LaFeltrinelli
Alla fin fine, ho l’impressione nebulosa che esistano giusto un paio di cose importanti nella vita e che le altre servano a imballarle e a non farle rompere – Anonimo
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