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Biografia non autorizzata di Benito Mussolini. I segreti del regime fascista dall’ascesa alla morte del Duce
Una ricostruzione storica del duce scevra dalla retorica antifascista e dalla mitizzazione delle destre. Una nuova inchiesta basata sui documenti declassificati più recenti in grado di capovolgere tutto ciò che è stato scritto finora sulla marcia su Roma, sul delitto Matteotti, l’instaurazione della dittatura, l’alleanza con Hitler, la decisione di entrare nel conflitto mondiale, i patti segreti con Londra, il tradimento del 25 aprile, la fuga del re, la liberazione dal Gran Sasso e l’esecuzione senza processo.
Mussolini (Storia Vol. 37)
La mia vita
Superata la crisi del delitto Matteotti, Mussolini è considerato in Italia il nuovo Cesare e gode di un potere praticamente assoluto. All’estero, però è solo un personaggio emergente che inizia a destare l’interesse dell’opinione pubblica mondiale perché ha “battuto il bolscevismo”, rimettendo al loro posto gli operai e garantendo la pace sociale. Per questo, nel 1928, Washburn Child – giornalista ed ex ambasciatore americano in Italia, che lo ammira profondamente e, cosa che accade in rarissime occasioni, piace al Duce – gli propone di scrivere la sua autobiografia per il pubblico di lingua inglese. Sarà il suo “biglietto da visita” internazionale. A occuparsi concretamente della stesura è il fratello Arnaldo, sotto l’attenta direzione di Benito, che avrà modo di rivedere ogni parte del libro, pubblicato inizialmente a puntate sul giornale americano “Saturday Evening Post” e poi in volume unico a Londra, ottenendo un importante successo e garantendo al Duce un posto e un pubblico sul palcoscenico della politica mondiale. Unica biografia del capo del fascismo, questo libro rappresenta una testimonianza importante per osservare dal punto di vista dello stesso Mussolini le vicende che lo condussero al vertice del potere.
Dux. Una biografia sessuale di Mussolini
Il sesso come simbolo del potere politico, della volontà del capo di sopravvivere, di vincere i nemici, il nulla che incombe, la morte: anche così Mussolini ha incarnato il mito della potenza nell’Italia fascista. Lo ha edificato e celebrato in pubblico attraverso una gestione geniale della propaganda, esibendo il suo corpo forte, da contadino, a uso dei cinegiornali. E anche in privato, mettendo al mondo figli legittimi e illegittimi, intrattenendo molteplici amanti: “Sono giovani e belle, le prendo, poi non ricordo più né il loro nome né come sono fatte”. Le donne del Ventennio vedevano gli altri gerarchi sforzarsi di emularlo in esibizioni di virilità e capivano che erano soltanto sbiadite imitazioni: spesso tentavano di avvicinarsi all’originale, talora inviandogli lettere in cui si offrivano senza troppi giri di parole. All’inizio Mussolini scelse donne intelligenti e moderne: la rivoluzionaria ucraina Angelica Balabanoff, la coltissima e abile Margherita Sarfatti, la sfortunata Ida Dalser. Poi cedette all’ostinazione di Claretta Petacci che, di fronte ai segni del declino fisico, procurò al suo amante il miglior afrodisiaco dell’epoca. Senza questo, il mito del Duce sarebbe crollato prima, e forse la tragedia dell’Italia si sarebbe consumata più in fretta. Dall’educazione del giovane Benito nella Romagna contadina del tardo Ottocento fino al culmine di un successo in cui già si riconoscono le avvisaglie della futura disfatta sessuale e politica…
Dux. Benito Mussolini: una biografia per immagini
Il fascismo fu vera dittatura, ma anche, se non una farsa, certamente un grande spettacolo. E Mussolini ne fu il regista unico: regista di se stesso e del suo pubblico. Molto più del cinema, dell’arte figurativa o dell’architettura, la fotografia, al pari della parola, è stata il principale veicolo del consumo totalitario. Con essa l’immagine del duce diventa personale, portatile, trasferibile, riproducibile e collezionabile. Questo primato della fotografia, però, non è stato finora rappresentato in maniera adeguata negli studi sul fenomeno fascista, cosicché sappiamo tutto del cinema, della radio, dell’architettura, ma è ancora difficile trovare il bandolo dell’immagine che il Ventennio ha lasciato impressa su migliaia di vetrini, fatta stampare su milioni di cartoline, pubblicata sui giornali e diffusa all’estero, regalata alle madri dei caduti come ai bambini. Piano piano, al principio in maniera spontanea e naturale, l’immagine del duce si è radicata nel paesaggio urbano e nelle campagne, funzionando come un messaggio pubblicitario, prima di diventare propaganda prodotta in serie dalla macchina del consenso. Anche quando l’esito disastroso della seconda guerra mondiale minò il carisma di Mussolini, la fotografia sembrò rimanere l’unico suo contatto diretto con l’esperienza della realtà. Fino all’adunata di piazzale Loreto, quando egli partecipò per l’ultima volta da protagonista, sotto gli obiettivi dei fotografi accorsi in gran numero.
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