Questa è la pagina dedicata a biografie di Renoir.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Da zero a Zero”.
Roger Federer. La biografa definitiva
Roger Federer, «il gentleman del tennis», non è soltanto uno dei campioni più grandi di tutti i tempi, ma è anche un uomo molto riservato e finora non ha mai voluto scrivere la sua autobiografia. Il numero delle sue vittorie, i record che ha stabilito, le tappe entusiasmanti della sua stratosferica carriera lo hanno consacrato, come afferma John McEnroe, «la favola più fantastica del tennis degli ultimi quarant’anni» René Stauffer è uno dei pochi giornalisti che conosce direttamente il «pianeta Federer» perché ha seguito il giocatore fin da quando aveva appena quindici anni. In questa biografia «ufficiale» basata sui moltissimi incontri che nel corso degli anni hanno avuto e a cui Federer ha attivamente partecipato, c’è il ritratto di un atleta straordinario ma anche di un uomo che ha conquistato l’affetto e la stima di tutti. Roger, infatti, non solo è amatissimo da milioni di fan, ma è anche un esempio e un punto di riferimento per gli altri tennisti, grazie al suo carattere leale e pacato e all’intenso impegno sociale.
Opinioni:
In questo libro l’autore descrive il «metodo Federer», le persone, gli allenatori e i mentori che hanno accompagnato la sua carriera eccezionale e rivela perché la sua influenza nel mondo del tennis continuerà anche quando deciderà di non giocare più. – LaFeltrinelli
Ho versato lacrime sia dopo avere vinto sia dopo avere perso. La gente capisce che cosa significa per me il tennis, ci crede quando dico di amarlo. Dopo avere pianto sono contento di aver mostrato le mie emozioni – Roger Federer
Tre, due, uno… Zero. Renato Zero si racconta
Essere Armani. Una biografia
Il paesaggio umano e geografico nel quale è cresciuto: l’uomo, la sua formazione, l’evoluzione, lo stilista. La storia del capostipite di un pensiero, di un genere di estetica che va oltre l’abito. Come si costruisce un mito, come si mantiene un’identità precisa in un mondo fondato sul cambiamento. L’analisi della sua moda, delle sue strategie imprenditoriali. La cura e la diffusione della sua immagine, la sua comunicazione, il suo decantato senso della misura. Il suo rapporto con lo spazio, l’architettura, il cinema, la vita. Come è arrivato a essere Armani, il Re della moda italiana, conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo, partendo dalla provincia italiana. Alla scoperta della sua terza dimensione, di quell’aspetto privato e più segreto che sta dietro alla leggenda. “Poi è arrivato lui: con i suoi colori tenui, la fluidità dei tessuti, la decostruzione delle giacche, la femminilità androgina e silenziosa. Quella del tacco basso, della ballerina vellutata e del tailleur pantalone che conferiva autorevolezza senza nulla togliere alla sensualità. Anzi, al contrario, in quel sottilissimo spazio di confine tra maschile e femminile, tra rigore e indulgenza, sta il segreto della seduzione moderna, scoperta, inventata e proposta da Armani.”
Da zero a Zero
Nessuno ha il coraggio di essere quello che è. Ce l’ha qualche raro artista che sa vivere la sua poesia, la sua musica… ed è il caso di Renato Zero. Sì, Zero: per ripicca verso il mondo, perché questo numero non esiste, ma è alla base di tutto e poi è rotondo e quindi non ha inizio e non ha fine: come la luna, il sole, l’embrione, l’infinito. Zero, come sfida, come simbolo, come entità ricorrente. E allora eccolo qui, Renato Zero, che non ha mai tradito il suo pubblico perché non si è mai nascosto: lui, il venditore di felicità, di sogni, di fantasia, che ancora una volta torna a far discutere e non lascia mai indifferenti.
Renato Vallanzasca. L’ultima fuga
Renato Vallanzasca, l’irriverente, il guascone, il tombeur de femmes, il re delle fughe è stato il protagonista indiscusso di quella “esplosione” di bande criminali che negli anni Settanta sconvolse una Milano già martoriata dal terrorismo. Oggi gli attori di quella stagione feroce sono morti, pentiti, o hanno scontato la loro pena. Tutti tranne l’ex boss della Comasina, che solo nel marzo del 2010 ha ottenuto di poter lavorare fuori dal carcere in un laboratorio di pelletteria. A sessant’anni, di cui trentanove trascorsi dietro le sbarre, il bel René appare ormai lontano dal personaggio spavaldo e sanguinario diventato una leggenda, eppure continua a far parlare di sé come se il tempo non fosse mai passato. La letteratura su di lui non accenna a esaurirsi, e dopo i libri è arrivato il cinema. Perché la sua fama è tanto tenace? Forse perché Vallanzasca, pur avendo riconosciuto pubblicamente le proprie colpe e il male fatto, pur dedicandosi da tempo a persuadere i giovani “a rischio” a non inseguire modelli distruttivi, non ha mai usato la parola pentimento. Lui, che ha sempre scelto l’esibizionismo, in proposito confessa: “Anche se solo uno fra i tanti che mi ascolteranno dovesse avanzare il dubbio che il mio è opportunismo non lo sopporterei, il pentimento, e ancor più il perdono, hanno a che fare con la sfera intima”.
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