Questa è la pagina dedicata a Alberto Manzi.
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Orzowei. Ediz. integrale
Fin da quando è stato trovato nella foresta, Orzowei è vissuto ai margini, bianco fra i neri. Ora deve dimostrare di essere un guerriero. E la cosa più complicata non è uccidere il leopardo, ma trovare se stesso. Età di lettura: da 10 anni.
Il tempo non basta mai. Alberto Manzi, una vita tante vite
“Non sono mai stata molto favorevole a “distribuire” pezzi di mio padre al di fuori dell’ambito privato e familiare; ogni volta, per me, è una parte di papà che se ne va. Da piccola non riuscivo a capire perché tante persone lo volessero portar via da me e da mamma, o perché dovessimo presenziare a inaugurazioni, intitolazioni e cerimonie che lo riguardavano. Un giorno mia madre mi ha detto che aveva registrato per me un’intervista – ‘è un regalo per te’ disse – sapeva che un giorno avrei voluto sapere. Mi ha raccontato il loro incontro (sulle scale della scuola), la differenza d’età tra loro, la famiglia, la televisione, il Sud America, le orchidee (e le bombe), la mia nascita, i giochi, i libri, il dolore. Ho scoperto così che, per la prima volta, ero io a sentire il bisogno di donare qualcosa di mio padre a tutti coloro che volessero scoprirlo. È arrivato il momento di scrivere chi era mio padre”. Alberto Manzi è l’uomo che ha insegnato a leggere a milioni di italiani, il maestro che, grazie alla sua trasmissione sulla RAI ha segnato un’epoca ed è diventato una delle icone della televisione italiana. Oggi la sua storia sorprendente rivive nel racconto della figlia.
Non è mai troppo tardi. Testamento di un maestro. L’ultima conversazione con Roberto Farné
Per otto anni, dal 1960 al 1968, il maestro Alberto Manzi conduce “Non è mai troppo tardi”, la più celebre trasmissione educativa della tv italiana. Quelle vere e proprie lezioni per insegnare a leggere e scrivere ad adulti analfabeti, seguite in duemila punti d’ascolto organizzati in tutto il Paese, consentirono a un milione e mezzo di persone di conseguire la licenza elementare. Nell’ultima intervista rilasciata prima della morte e affidata a Roberto Farné, Manzi ricorda quegli anni, ma si sofferma anche su molti altri episodi della sua vita di educatore: la prima esperienza, subito dopo la guerra, nel carcere minorile “Aristide Gabelli” di Roma; la personale battaglia contro i voti, che lo portò otto volte sotto il Consiglio di disciplina; l’esperienza ventennale in Sudamerica per insegnare a leggere e scrivere a gruppi di indios analfabeti.
Alberto Manzi. L’avventura di un maestro
La straordinaria “avventura” del maestro Alberto Manzi inizia fra i banchi di una scuola particolare, quella del carcere minorile “Aristide Gabelli” di Roma, e da qui prosegue in ambiti e orizzonti diversissimi: dalla scuola “Fratelli Bandiera” di Roma agli studi televisivi e radiofonici della Rai, dall’altopiano andino, dove Manzi si recava per insegnare a leggere e scrivere agli indios analfabeti, ai Provveditorati, troppo spesso incapaci di capire il suo metodo didattico. Questo percorso è qui ricostruito, per la prima volta, grazie a documenti e testimonianze che costituiscono l’archivio del Centro Manzi, incastonati nelle pagine di Roberto Farné, dettagliato filo rosso dove ogni documento acquista forma e voce. Ne emerge una figura che è molto più del maestro “televisivo” di Non è mai troppo tardi: quella di un educatore appassionato, di un originalissimo scrittore, di un pensatore lucido, di un uomo civilmente e eticamente presente nel suo tempo. E che tanto ancora ha da dire al nostro.
Grogh, storia di un castoro
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