Questa è la pagina dedicata a Aldo Busi.
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Sodomie in corpo 11
Un libro-mondo e una storia d’amore, un reportage sulla condizione umana, una caccia al grottesco lungo autostrade, in pizzerie, alberghi, saune, spiagge, treni, capanne, ospedali, accoppiamenti. Dal Marocco alla Tunisia, dalla Germania alla Finlandia a Leningrado, questo non romanzo di non viaggio e non sesso è un esempio lampante della maestria letteraria di Aldo Busi: ricco di un’ironia fulminante e di acrobazie linguistiche di smagliante precisione, “Sodomie” ha la forza di un “io” narrante ferocemente autobiografico, l'”io” di scrittore che esplora ogni altrove, ogni viaggio e ogni incontro sessuale pagina dopo pagina, senza mai allontanarsi da una divertita, e passionale, meditazione sul mestiere di scrivere e sull’essere scrittore. Un’opera che è, ed è stata, vituperata, giudicata, assolta, disprezzata, amatissima. Perché, come direbbe il poeta Paul Valéry, “Signori e signore, questa pagina di letteratura è una pagina di letteratura. E buonanotte al secchio”.
Il Decamerone
Seminario sulla gioventù
“Seminario sulla gioventù” è la storia di un’autoeducazione fuori dalle regole, il percorso di crescita di un ragazzino della campagna lombarda che per leggere il mondo si affida solo ai propri sensi e al proprio cervello, smascherando le menzogne delle autorità costituite, siano queste la famiglia, il maestro o il prete del paese. Con le essenziali ma vitalissime risorse di cui dispone fugge alla volta di Milano, Parigi, Londra, incrociando nel suo percorso una quantità di personaggi che gli offriranno altrettante opportunità di scoprire il mondo e, prima e più di ogni altra cosa, se stesso. Un’opera fondamentale della letteratura italiana del Novecento, in un’edizione completamente rivista.
E io, che ho le rose fiorite anche d’inverno?
È un viaggio, fisico ma soprattutto del pensiero, quello in cui Busi conduce il lettore tra le pagine di questo libro. Da Parigi a Bali, rievocando vecchi amanti irrimediabilmente perduti e nuovi incontri sfumati prima ancora che diventino qualcosa di più, il narratore finisce per tornare alla sua vecchia casa. Grande, riccamente arredata, sarebbe perfetta per accogliere amici, una festa, un nuovo amore. E invece rimane vuota, e a fare da sfondo a una segregazione volontaria, e a un viaggio nel passato che è anche riflessione sull’amore e la mancanza dello stesso, su ciò che le esperienze personali rivelano della condizione umana.
El especialista de Barcelona
Finalista Premio Strega 2013. Come si fa a dimenticare a comando? Com’è possibile perdere per strada la memoria di una storia, se prima non si ha la pazienza di recuperarla passando al setaccio tutto quanto l’ha riempita da venticinque anni a questa parte? È quello che si accinge a fare lo Scrittore, seduto su una sedia all’inizio della Rambla e proprio nessuna voglia di scrivere e di vivere come gli altri. Contraltare di questa sua volontà di oblio programmatico e globale è la figura cicciuta e tracagnotta dell’especialista, un docente universitario “che di sé non ha mai saputo niente di essenziale, a parte di essere basso di cavallo e di farsene un cruccio mortale”. Alle spalle e attorno l’especialista, una caleidoscopica orda di parenti che rimescolano i propri sessi e li sovrappongono, una consorteria di avidi, esaltati e feroci come conigli stipati dentro una comune gabbia di pregiudizi, rancori, omertà, tic di finta trasgressione e segreti di Pulcinella. Per lo Scrittore affezionarsi all’especialista e tenere il conto dei ribaltoni della sua sagrada familia è un tutt’uno, un po’ perché simpatizzare con i mostri è l’unico modo per non farsene sbranare, un po’ perché “per fare chiaro bisogna prima fare un po’ di caldo”. Ha inizio così una lotta all’ultima confidenza taciuta tra un uomo che ha il solo cruccio di non poter condividere la propria integrità con nessuno e diversi esemplari di un’umanità all’ultimo grido antica come Eva, reazionaria come il generale Franco e raccapricciante come un’acquaforte di Goya.
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