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Pasque di sangue. Ebrei d’Europa e omicidi rituali
Accolto al suo primo apparire da vivaci discussioni e aspre polemiche, questo libro è qui riproposto in una nuova edizione che l’autore ha arricchito con un attento lavoro di chiarimento e approfondimento e con una stringente difesa dei metodi e dei risultati della propria ricerca. Oggetto dell’indagine è il mondo dell’ebraismo ashkenazita medievale, nel quale credenze popolari imbevute di superstizione e magia e di viscerali sentimenti anticristiani configurano una diffusa “cultura del sangue” contrastante con i precetti biblici e rabbinici. In questa cultura trova posto anche una ritualità religiosa stravolta, che porge suo malgrado argomenti alla calunnia dell’omicidio rituale, la terribile “accusa del sangue” origine di tante persecuzioni antiebraiche. E proprio nelle confessioni estorte nei processi per omicidio rituale (come quello famoso celebrato a Trento per la morte del piccolo Simonino) questa cultura viene in qualche modo alla luce. Scavando attorno allo “stereotipo calunnioso” dell’omicidio rituale Toaff fa così emergere una diversa immagine, per molti aspetti inedita, di quelle comunità e fornisce un contributo innovativo alla conoscenza dell’ebraismo europeo.
Il rinnegato
Mangiare alla giudia. Cucine ebraiche dal Rinascimento all’età moderna
La cucina ebraica è caratterizzata fondamentalmente dalle prescrizioni religiose, che inibiscono il consumo di determinati cibi e impongono determinate procedure di preparazione perché il cibo sia idoneo, o “kasher”. Ma al di là dei divieti, la cucina ebraica ha comunque tradizioni proprie. E sono queste l’oggetto dello studio di Toaff. Ricorrendo a una vasta documentazione originale (epistolari, dizionari, manuali, ricette), egli ricostruisce il variegato menu della tavola ebraica, dal vino alle carni, ai molti modi di preparare l’oca (il “maiale degli ebrei”), ai formaggi e ai pesci, alle paste e ai dolci. Poi il discorso si allarga a includere una ricostruzione della cucina e degli usi a tavola nelle case degli ebrei, ai pranzi delle occasioni e delle feste, al carnevale di Purim.
Ebraismo virtuale
Dopo lo scandalo internazionale suscitato da “Pasque di sangue”, sui possibili omicidi rituali in alcuni circoli ebraici tra Medioevo ed età moderna, Ariel Toaff affronta oggi un altro tabù dell’ebraismo contemporaneo: l’antisemitismo (e l’Olocausto) come elemento fondante dell’identità ebraica. Secondo Toaff, l’insistenza sull’Olocausto, e il conseguente vittimismo consolatorio, hanno creato un ebraismo virtuale, passivo e autoreferenziale, che ha un peso non solo politico ma anche culturale: annulla tutto ciò che è accaduto prima e dopo la Shoah, ed è il principale responsabile dell’incapacità degli ebrei della diaspora di confrontarsi con temi più urgenti, come il ruolo di Israele e l’inadeguatezza attuale di una coscienza storica consensuale e monolitica.
Storie fiorentine. Alba e tramonto dell’ebreo del ghetto
«Toaff torna a far prova della vena narrativa che fa di lui uno degli storici italiani… capaci di farsi leggere con gusto dai loro lettori» – Sergio Luzzatto Una canzone satirica cantata nelle piazze e nei mercati, un busto nel chiostro di una chiesa, una vecchia grammatica ebraica in volgare toscano, una pergamena cabalistica: questi e altri frammenti sono occasione per Toaff di rientrare nell’universo dimenticato del ghetto di Firenze, microcosmo emblematico della vita difficile condotta dagli ebrei italiani nei secoli passati. Piccole storie di piccoli uomini che cercano di sfuggire a un destino di stenti e segregazione ingegnandosi, qualche volta truffando, qualche volta convertendosi, sempre in un altalenante rapporto di attrazione e ripulsa con la società cristiana da cui sono circondati. Oggi, ci dice l’autore, tende a diffondersi un’idea nostalgica dei ghetti, al punto che una satira antiebraica settecentesca, all’epoca osteggiata dagli ebrei e occasione di violenze nei loro confronti, ha finito per trasformarsi in una pittoresca testimonianza della cultura ebraica. Ma non è un mondo che è lecito rimpiangere.
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