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Adolphe
Composto di getto alla fine del 1806 ma rimasto a lungo inedito, “Adolphe” è un romanzo di straordinaria modernità, che nulla concede al gusto romantico dei tempi. Gli elementi della narrazione sono ridotti ai minimi termini – due soli i personaggi, Adolphe, seduttore incapace di amare e condannato al rimorso e alla solitudine, e Ellénore, vittima incolpevole della passione -, l’intreccio è volutamente scarno e la penna dell’autore, che tanto della sua vita riversa in queste pagine, procede brillante e crudele nel dare forma a un’opera di geometrico nitore, illuminata da una luce uniforme e implacabilmente fredda.
La libertà degli antichi, paragonata a quella dei moderni. Con il saggio «Profilo del liberalismo» di Pier Paolo Portinaro
Pronunciata all’Athénée Royal nel 1819, questa conferenza è il testo teorico più noto e discusso di Benjamin Constant. La sua dicotomia fra libertà degli antichi e libertà dei moderni ha suscitato un dibattito sui rapporti fra libertà politica e civile, cittadino e Stato, diritti dell’individuo e soprusi del potere, che dura tuttora. La presente edizione inquadra il testo nell’insieme del pensiero constantiano e del momento storico, nonché il suo posto nel quadro dello sviluppo del pensiero liberale: l’introduzione di Giovanni Paoletti, basata su una disamina dei manoscritti e delle varianti, ne ricostruisce il contesto e la struttura argomentativa; il saggio di Pier Paolo Portinaro ne propone un’attualizzazione.
Adolphe
Un giovane uomo, cinico e arido, si invaghisce di una signora più matura, la bella Ellénore. Ricambiato, comincia a sentirsi prigioniero: di una donna che non ama come vorrebbe; di una relazione che vincola la sua libertà; di un destino segnato per sempre. Constant si rispecchia nella figura di un eroe ambiguo e fascinoso e nella tormentata vicenda di un amore che sa svelare, assieme alle virtù, i limiti degli amanti, ricreando la propria storia in un percorso tra memoria e finzione. Manifesto del Romanticismo europeo, “Adolphe” è un’opera di lucida secchezza e intriganti spunti autobiografici, cui è affidata la fama letteraria di un intellettuale tra i più raffinati e complessi della sua epoca.
Benjamin Constant
La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni
“La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni”, testo di una conferenza tenuta nel 1819 all’Ateneo di Parigi, è divenuto, sin dalla sua prima pubblicazione, una sorta di manifesto del pensiero liberale. In questo saggio trascinante, animato da una passione pari alla lucidità del pensiero, Constant – attraverso un parallelo di grande suggestione tra la sensibilità antica e quella moderna – mostra come una società non possa definirsi veramente libera se, oltre ai diritti politici, non garantisce all’individuo la piena potestà su se stesso e sul proprio modo di vivere. Nella Nota sulla sovranità del popolo e i suoi limiti, Constant affronta criticamente la nuova superstizione politica di matrice rousseauiana, denunciando la natura mistificatoria del riferimento alla volontà popolare che gli Stati democratici utilizzano per legittimare il loro potere illimitato e per realizzare quel che nessun tiranno oserebbe fare a nome proprio. La letteratura nei suoi rapporti con la libertà è, infine, la dimostrazione appassionata che la letteratura è sempre il riflesso della libertà dei tempi in cui nasce, e trova la sua autenticità solo attingendo ad essa.
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