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Fine di un partito. Il partito socialista italiano dal 1992 al 1994
La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti 1860-1870
Il brigantaggio fu l’eroica resistenza meridionale al colonialismo sabaudo o la sfida allo Stato di bande criminali? La guerra per il Mezzogiorno concluse la crisi del Regno delle Due Sicilie, determinò il successo dell’unificazione italiana e marcò la complicata partecipazione del Mezzogiorno alla nazione risorgimentale. Iniziò nel settembre del 1860, dopo il successo della rivoluzione unitaria e garibaldina, e si protrasse per un decennio, mobilitando re e generali, politici e vescovi, soldati e briganti, intellettuali e artisti. Non fu uno scontro locale, perché coinvolse attori politici e militari di tutta la penisola e d’Europa, ma non fu neppure una guerra tradizionale: i briganti, le truppe regolari italiane, i volontari meridionali si sfidarono nelle valli e nelle montagne in una guerriglia sanguinosa, del tutto priva dei fasti risorgimentali. Si mescolarono la competizione politico-ideologica tra il movimento nazionale italiano e l’autonomismo borbonico; l’antico conflitto civile tra liberalismo costituzionale e assolutismo; la lotta intestina tra gruppi di potere, fazioni locali, interessi sociali che avevano frammentato le città e le campagne meridionali. Questo libro, per la novità di materiali e documenti usati e per la vastità delle ricerche compiute, offre una prospettiva sulla guerra di brigantaggio che innova interpretazioni fino a oggi date per acquisite.
Il riformismo possibile. La grande stagione delle riforme: utopie, speranze, realtà (1945-1964)
I venticinque anni tra il dopoguerra e gli anni Sessanta trasformarono per sempre il volto dell’Italia e dell’Europa occidentale. La sinistra europea modificò la propria identità politica ed ideologica nel confronto con l’Età dell’oro dello sviluppo industriale e con i grandi cambiamenti sociali che ne furono conseguenza. Anche in Italia una parte della sinistra cercò di realizzare in almeno due occasioni, tra il ’45 e il ’64, un disegno riformista capace di renderla protagonista del governo del paese. “II Riformismo possibile” esamina questa storia, per capire se e come si formò una cultura di governo in una parte della sinistra italiana, utilizzando una vasta documentazione archivistica. La ricerca lascia sullo sfondo gli aspetti organizzativi, analizzando invece la relazione tra i partiti e il capitalismo italiano, pubblico e privato, con le sue principali istituzioni dalla Banca d’Italia all’ENI.
Carlo Pisacane
Carlo Pisacane fu l’eroe romantico per eccellenza. Dopo una lunga serie di avventure tra l’Europa e l’Africa diventò un militante di primo piano della rivoluzione risorgimentale e poi per convinta scelta un martire del nazionalismo italiano. Filippo Pisacane fu un fedele sostenitore della dinastia borbonica, ma anche un leale amico della famiglia del re, disponibile a condividere con i reduci della vecchia patria napoletana, la resistenza all’Unificazione scegliendo prima il nostalgico esilio a Roma e poi il ritiro in Francia. I Pisacane, dunque, incarnarono scelte di campo opposte nella battaglia politica meridionale e italiana, senza rinunciare, però, a una profonda solidarietà familiare. I documenti presentati nel volume consentono di esplorare questo singolare sdoppiamento che nasce, cresce e si evolve in un frammento del lungo conflitto civile meridionale. La relazione tra i due propone allora una nuova prospettiva interpretativa che, sviluppando i caratteri privati delle biografie, è capace di spiegare in che modo le due ideologie in competizione nel Mezzogiorno preunitario potessero convivere, o di converso creare antagonismi e attivare opposte ambizioni, anche nel campo protetto degli affetti.
Più forti del cancro
Il cancro è la patologia cronica potenzialmente più prevenibile e più curabile: le cure e i farmaci oggi sono più efficaci e meno tossici, gli effetti collaterali sono più leggeri, e anche nei casi in cui la guarigione non è possibile la qualità di vita del paziente può essere migliorata. Nel 2017, in Italia, tre milioni e trecentomila persone vivono dopo una diagnosi di cancro, il 27 per cento in più rispetto al 2010, e oltre 900.00 sono i guariti. Nonostante tutto, però, il termine “cancro” ispira ancora paura: il linguaggio comune lo evita – ricorrendo a espressioni come “brutto male”, “male incurabile” e via dicendo – e troppo spesso la diagnosi viene vissuta come una vera e propria condanna a morte, dal paziente e da chi gli sta accanto. Per fare luce su queste paure Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, chiarisce una volta per tutte che cos’è il cancro e come può essere affrontato. La disponibilità di nuovi farmaci e di terapie sempre più mirate, infatti, è solo una parte degli sforzi che bisogna mettere in campo: altrettanto importanti sono gli aspetti psicologici del sostegno al paziente e ai familiari, dalla comunicazione della diagnosi alla scelta delle cure, e gli investimenti della società per aiutare economicamente le famiglie in difficoltà, ma anche la ricerca e i ricercatori, per finire con le questioni legate ai media e al proliferare delle cosiddette cure “alternative” che nel migliore dei casi sono inutili, ma che spesso sono anche dannose. Perché il cancro non è una malattia individuale: colpisce le famiglie e l’intera società. Per questo bisogna sapere come va la battaglia, e che cosa è necessario fare per vincere la guerra.
Opinioni:
L’impegno contro il male del secolo, contro la paura e la disinformazione, raccontato da chi lo vive tutti i giorni in prima persona. Verità e bugie su una malattia che oggi si può curare – LaFeltrinelli
La prevenzione, i fattori di rischio, i progressi della cura: comprendere i meccanismi della malattia e della ricerca aiuta le persone. Anche a non vivere di pessimismo e pregiudizi. – Anonimo
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