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La signora del Rinascimento. Vita e splendori di Isabella d’Este alla corte di Mantova
Isabella d’Este è una delle grandi donne del Rinascimento italiano. Figlia del duca di Ferrara Ercole d’Este e di Eleonora d’Aragona, sorella di Beatrice (moglie di Ludovico il Moro), andò sposa al marchese di Mantova Francesco II Gonzaga. Negli anni turbolenti delle guerre d’Italia, nelle quali il marito ebbe un ruolo di primo piano, partecipò al governo dello Stato, riuscì, con un paziente lavorio diplomatico, a far liberare Francesco quando, nel 1510, cadde prigioniero dei veneziani e riunì attorno a sé una delle più splendide corti italiane, proteggendo poeti come Ludovico Ariosto e Matteo Boiardo, intellettuali come Pietro Bembo, artisti come Leonardo e Tiziano, che ne tramandarono il ritratto.
I Visconti. Il sogno della corona
La saga viscontea giunge all’apogeo: Gian Galeazzo è il primo italiano a conquistare il titolo di duca, con l’ambizione di fare dell’Italia il suo regno e di Milano una capitale europea. Pronto a tutto per raggiungere i suoi scopi ma anche colto bibliofilo e finissimo stratega, manovrando inarrestabili truppe mercenarie e spregiudicati diplomatici amplia trionfalmente il suo territorio arrivando a nord fino a Belluno e a sud fino a Perugia, e solo la morte prematura gli impedisce di conquistare anche la grande rivale Firenze. La Vipera dalla gloria al baratro: la parabola viscontea rischia l’annientamento sotto il primogenito di Gian Galeazzo, l’inetto e crudele Giovanni Maria, ma dopo il suo assassinio il fratello minore, l’enigmatico Filippo Maria, riannoda tenacemente i fili del dominio familiare. Figure di grande impatto fanno corona alle sfaccettate personalità dei tre duchi: rapaci capitani di ventura pronti a cambiare casacca a proprio vantaggio, come il Carmagnola e Francesco Sforza, papi e antipapi in lotta fra loro, umanisti che cercano nei riscoperti classici gli alti ideali calpestati nelle città italiane preda di lotte intestine, e dolenti figure di donne sacrificate negli ingranaggi della politica, come Caterina Visconti, moglie di Gian Galeazzo e figlia dell’ assassinato Bernabò.
Opinioni:
Avvincente nello stile narrativo, incalzante nel ritmo, magistrale nel rigore storico, anche questo terzo conclusivo volume della saga milanese conferma l’originalità e il valore dell’autrice, che restituisce l’attrattiva del Medioevo al lettore contemporaneo. – LaFeltrinelli
I Visconti. Il potere feroce (Vol.)
L’autrice, storica di vasta esperienza, con vivacità narrativa trasforma quelle antiche vicende in una serie appassionante per i lettori degli anni Duemila.
1354, 11 ottobre: c’è tutta Milano assiepata nella piazza delle cattedrali. Da pochi giorni è morto l’arcivescovo Giovanni Visconti, che ha ampliato il potere della sua dinastia fino a limiti impensabili, e oggi gli succedono i tre nipoti: Matteo II, Bernabò e Galeazzo II. Saranno loro i protagonisti del nuovo capitolo della saga viscontea nella seconda metà del Trecento. Anni violenti, devastati da guerre e pandemie, in balia di fazioni in lotta per il potere e di condottieri mercenari che si contendono l’Italia palmo a palmo tra sanguinose battaglie, tradimenti e spietati intrighi. Questo secondo volume arriva fino al 1385, alla morte di Bernabò, imprigionato e fatto avvelenare dal nipote e genero Gian Galeazzo: un racconto che dalle fonti originali ritrae personaggi spregiudicati, ambivalenti, dal fascino perverso.I Visconti. Le battaglie della vipera
“Fui Giovanni della stirpe dei Visconti, illustre per sangue. Nessuno possedette al mondo maggiori ricchezze. Grande e potente tiranno fui in vita, il nome nostro fu temuto dal cielo, dalla terra e dal mare. Tutte le contrade d’Italia tremarono di fronte a me”
Una dinastia, una città, un secolo: casata simbolo di Milano, i Visconti furono la famiglia che più di tutte riuscì a imporsi nella feroce lotta per la supremazia che imperversava nell’Italia del ‘300, dominandone la scena politica fino alla metà del secolo successivo. Grazie a un racconto in presa diretta, Daniela Pizzagalli – celebre autrice di biografie storiche e grande esperta di Medioevo e Rinascimento – dà voce ai protagonisti e fa scorrere davanti ai nostri occhi grandi eventi e aneddoti sconosciuti, momenti decisivi e storie private: dalle faide con i Torriani per il controllo della città meneghina alla discesa in Italia dell’imperatore Enrico VII, dai drammi familiari che colpirono i Visconti agli attacchi delle leghe antiviscontee che provarono a fermarne l’inarrestabile ascesa, fino agli anni di fulgore che portarono alla posa della prima pietra del Duomo. L’incalzante narrazione della Pizzagalli, primo volume di una trilogia dedicata alla dinastia milanese, rende più avvincente di un’invenzione romanzesca la spregiudicata corsa al potere che, tra battaglie e intrighi politici, permise ai Visconti di creare il più potente stato dell’Italia di allora proiettandoli al centro delle vicende europee.Opinioni:
1302. Armi, potere, veleni della famiglia più potente d’Italia. – LaFeltrinelli
La signora di Milano. Vita e passioni di Bianca Maria Visconti
Nell’Italia del pieno Rinascimento, alla metà del Quattrocento, fra Stati divisi da feroci rivalità e personaggi come Cosimo de’ Medici a Firenze, Alfonso d’Aragona a Napoli, Ludovico Gonzaga a Mantova, Federico da Montefeltro a Urbino ed Enea Silvio Piccolomini sul trono papale come Pio II, spicca la figura della signora di Milano, Bianca Maria Visconti (1425-68). Figlia del duca Filippo Maria e moglie del suo successore, il capitano di ventura Francesco Sforza, Bianca Maria diventa, grazie all’abilità e al senso pratico, una protagonista del suo tempo. È consigliera del marito, amministra lo Stato quando Francesco Sforza è impegnato nelle frequentissime campagne militari, si impegna nelle opere di beneficenza e come patrona delle arti.
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