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Siamo tutti complottisti?
I complotti esistono? Certo. Ordire trame per creare posizioni di predominio accompagna l’esistenza dell’uomo sin dall’antichità. Innumerevoli accadimenti non sono mai stati chiariti del tutto a dispetto degli sforzi profusi in ricerche o indagini: quali intrighi li hanno resi imperscrutabili? La Storia, però, è altresì intrisa di una moltitudine di teorie del complotto che si sono rivelate prive di ogni fondamento, di tesi affascinanti quanto poco plausibili intorno a vicende e dati di fatto accertati e documentati in modo esaustivo. C’è un collegamento tra la sempre più imponente mole di informazioni che invade il nostro quotidiano e il guazzabuglio di complottismi, negazionismi e false credenze? E c’è una proprietà transitiva tra i meccanismi che rendono vulnerabile il processo cognitivo umano e l’infatuazione per le teorie complottiste? Il complottismo è tema scottante. Questo testo si propone di rappresentarlo in modo neutro, con dovizia di note/riferimenti e un linguaggio accessibile a tutti, senza rinunciare al rigore.
Le grandi cospirazioni. Complotti e inganni che hanno indirizzato il corso della storia
Esistono davvero i complotti? Certo che sì, e non parliamo di teorie fantasiose che mescolano pezzi di verità e ipotesi affascinanti, enfatizzando elementi bizzarri e coincidenze fortuite. Parliamo di cospirazioni che hanno indirizzato il corso della storia contemporanea, realmente ordite e altrettanto realmente smascherate. Per organizzare un complotto è necessario coinvolgere molte persone e i tradimenti, volontari o meno, alla lunga sono inevitabili; in alcuni casi intrighi e congiure sono stati scoperti grazie a documenti desecretati, in altri a seguito di inchieste giornalistiche. Insomma, le cospirazioni, quelle vere, presto o tardi vengono smascherate ed è possibile documentarle in modo inoppugnabile, insieme ai complessi schemi di menzogne intessuti sottotraccia. Questo libro racconta cospirazioni ordite da governi, da grandi banche internazionali, dalla ricerca medica e scientifica, da multinazionali del tabacco, dalla Chiesa e da agenzie di spionaggio.
Il prete di Fossoli: Don Francesco Venturelli tra internati e guerra civile
Don Francesco Venturelli, di temperamento energico e pratico, nel 1935 è arciprete di Fossoli (Modena), dove nel 1942 viene costruito un campo di prigionia. Dal dicembre 1943, quando la Repubblica Sociale Italiana vi concentra gli ebrei catturati in Italia, come cappellano del campo si prodiga in tutti i modi per assistere gli internati, anche dopo che le SS trasformano Fossoli in un campo di transito per la deportazione. Instancabile, si fa carico di tutte le richieste degli internati, fornendo persino zoccoli di legno per camminare nel fango. Aiuta perseguitati, partigiani e gente comune, senza distinzioni politiche, e per questo viene minacciato da tedeschi e fascisti di Salò. Dopo la Liberazione continua l’opera di assistenza nel Campo di Fossoli, ora a fascisti e a tedeschi prigionieri della polizia alleata e partigiana. Questo suo aiutare chiunque sarà motivo di sospetti e malanimo. Don Francesco Venturelli viene assassinato la sera del 15 gennaio 1946, un delitto rimasto oscuro. Ancora oggi la sua memoria è controversa. Il 25 aprile 2006 il Presidente della Repubblica gli ha conferito la medaglia d’oro alla memoria. La storia di un prete di campagna coinvolto e travolto dalla guerra, ma anche la storia di un vivere che ormai non c’è più. Un vivere di tradizioni e culture contadine, tramandate con passione e con i propri riti, che il progresso della modernità rapidamente finirà per sopraffare.
Come polvere nel vento: La vita, la strada, la musica
Fossoli: transito per Auschwitz. Quella casa davanti al campo di concentramento
“Questa è una storia del Campo di Fossoli, costruito davanti a casa nostra nel ’42. La storia di coloro, soldati e civili, uomini e donne, che hanno sostato tra queste baracche e questo filo spinato prima di proseguire verso Auschwitz e gli altri lager nazisti. Ma è anche la nostra storia, di gente contadina abituata ad un vivere antichissimo nella campagna silenziosa e solitaria, un vivere d’improvviso sconvolto dalla costruzione di un campo di concentramento. Che soprattutto stupiva e cambiava chi era bambino. Come me.”
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