Questa è la pagina dedicata a Emidio Clementi.
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Gli anni di Bruno
Bruno, Nazareno e Sonia sono i protagonisti di questa cronaca familiare che è anche un’avventura del quotidiano, spesso misteriosa, fatta di dubbi, sentimenti inespressi, ricordi, slanci, a volte anche dolori, e che suscita nei suoi attori principali una sensazione costante di incertezza, come se tutto ciò che è scontato, condiviso, fosse in realtà un gigantesco enigma irrisolto. Nazareno e Sonia si sono incontrati e amati sulla base del rifiuto del rischio, sulla consapevolezza del valore di ciò che è intimo e semplice. Ora, però, sono diventati anche i genitori di Bruno, e ne osservano con stupore, e a volte paura, la sua crescita, cogliendone assonanze o stonature con le proprie infanzie e con le proprie giovinezze, sempre pronti a chiedersi se i comportamenti del figlio abbiano un rapporto con le loro abitudini e con le loro sconfitte, oppure costretti a registrare increduli la nascita e il consolidarsi di una personalità autonoma, di un individuo separato, capace di relazionarsi con il mondo. A suscitare, infine, domande e dubbi interviene un evento imprevisto: il pacato Bruno, ormai quindicenne, viene sorpreso a rubare in un negozio. Una semplice bravata? L’indizio di comportamenti più gravi? Perché l’ha fatto? Cosa l’ha spinto? E soprattutto, chi è Bruno?
La notte del Pratello
A vent’anni le città sembrano territori di conquista, spazi sterminati dove imporre la propria energia e le proprie speranze. Ma per Mimì, avido di vita e con le tasche vuote, la Bologna degli anni novanta si trasforma subito in un luogo misterioso, ricco di trappole, ma anche di opportunità. La sua spedizione esplorativa comincia dal sottosuolo. Insieme all’amico Leo, e sotto la guida tirannica del diabolico Zaccardi, Mimì ripulisce le cantine della città, scovando nel buio e tra lo sporco quel che le persone allontanano, nascondono, dimenticano. Cantine maleodoranti e polverose, che però finiscono per raccontare qualcosa di superiore e nitido sulla vita: dalla forza vertiginosa del desiderio alla morsa della solitudine. Quando Mimì risale in superficie, ritrova una Bologna ricca e persino magica, attraversata da esistenze e personaggi bislacchi, folli o semplicemente giovani. E i più bislacchi si danno appuntamento nella mitica via del Pratello, quasi una repubblica autonoma, in cui convivono prostitute, miserabili, svitati di ogni risma, artisti im-probabili, sfaccendati. A loro tocca il compito di incarnare una libertà antica, anarchica, che presto sarà messa in discussione e contrastata dalla Bologna dei colletti bianchi e dell’ordine.
L’ultimo dio
“Ho capito che le storie che mi piacciono sono quelle che sembrano vere.” E la storia vera è quella dell’autore, Emidio Clementi, che racconta come a metà degli anni Ottanta un giovane della provincia italiana, carico di disperazione prima ancora che arrabbiato, scelga di fuggire nel mondo, deciso a imbrogliare il destino assegnatogli – “un destino di miseria e pulizia” -, alla ricerca di un riscatto di cui lui stesso non distingue i contorni. Ecco allora i mesi trascorsi in Svezia, da clandestino, a distribuire i giornali, stordito da una lingua che non capisce, e quelli vissuti a Londra, nascosto nella stanza di un’amica dell’adolescenza, occupato a guardare le vite degli altri. Su tutto la solitudine, l’impossibilità di accogliere l’amicizia, e l’attesa, soprattutto, che il mondo gli dica chi è. Dopo un primo ritorno e una nuova e obbligata fuga, Emidio (Mimi) arriva a Bologna. Ed è lì che cessa di aspettare di ricevere i segnali dal mondo, mettendosi alla ricerca della propria voce. Ricomincia a suonare il basso e fonda un gruppo musicale, i Massimo Volume. Ma la svolta decisiva si consuma quando un cliente del ristorante greco in cui lavora gli regala un libro, “Il primo dio” di Emanuel Carnevali, avvertendolo: “Qui si racconta di uno come te”. È la scoperta definitiva della parola, della propria parola. Illustrazioni di Andrea Bruno.
L’amante imperfetto
La scoperta in gioventù di alcune foto pornografiche amatoriali in cui il padre partecipa a un’orgia di provincia è il terreno sul quale germoglia l’educazione sentimentale del protagonista-narratore, da una parte tormentato dal terrore di essere una ‘femminuccia’ (biondo e delicato, con un fisico non virile) e dall’altra travolto da un desiderio erotico (e di conferma della propria virilità) insaziabile che si traduce in una promiscuità compulsiva praticata in club prive e locali per scambisti. Il ricordo di quella smania erotica, con il suo carico di mistero, si riproporrà con forza quando, non più giovane e ormai padre di famiglia, verrà a sapere di un insignificante tradimento sentimentale da parte della moglie: un semplice e innocuo bacio con uno sconosciuto. A quel punto e inaspettatamente crolla: la moglie e il suo tradimento diventano un’ossessione che lo fiacca e abbatte, rimettendo in discussione l’intera cornice della sua vita, così faticosamente costruita, e trasformandolo di nuovo nella femminuccia di quando era un adolescente insicuro.
Matilde e i suoi tre padri
Bologna, anni Settanta. Sono i giorni del Movimento, della festa del Re Nudo, di Lotta continua. Divisa tra l’amicizia che la lega ai compagni e l’incredulità che la allontana dai discorsi più dogmatici, Laura conosce Arturo, giovane come lei e come lei convinto che è tempo di darsi nuove mete. Vogliono cambiare il mondo, insieme, vogliono fuggire: direzione West Coast. Lì, fra le maglie del sogno americano, viene concepita Matilde. Bologna, eterno ritorno. La realtà del lavoro, il bisogno di una casa spingono a nuove fantasie, all’amore libero. Finché entra in scena uno spettro: l’eroina. E la storia finisce per ricominciare ancora. È qui che Laura conosce prima Davide e poi Sergio. In un continuo succedersi di nuove case e nuovi uomini, la piccola Matilde osserva e analizza questo mondo di grandi, di regole infrante e di neofamiglie allargate, cercando ogni volta, a suo modo, di raggiungere un personale precario equilibrio. “Matilde e i suoi tre padri” scivola così dal sogno che lasciavano presagire i lisergici anni Settanta verso una realtà sempre più amara, mentre quella che doveva essere una rincorsa verso la felicità si tramuta bruscamente in un desiderio di normalità.
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